mercoledì 24 ottobre 2012

“La dittatura di Teheran usa il nucleare per sopravvivere politicamente


la stampa.it


ESTERI
22/10/2012 - 22/10/2012



La voce della dissidenza Norouzi “Il regime sponsorizza i terroristi,ma il popolo ha voglia di cambiare”

CARLA RESCHIA

Cancellato ufficialmente dalla lista nera delle organizzazioni terroriste dagli Usa dopo che anche l’Europa alcuni anni fa l’aveva sdoganato, il movimento dissidente iraniano dei Mujaheddin del popolo finisce nel mirino delle rimostranze di Teheran per quella che  Norouzi, vice presidente della commissione esteri della resistenza iraniana, definisce la “rimozione al maggior ostacolo per arrivare a un cambio di regime”. 

Alla fine di settembre Hillary Clinton ha annunciato la sua decisione di togliere il Movimento dei Mujaheddin dalla celebre “lista nera”. In che modo questa decisione tanto attesa cambierà la politica e l’azione del movimento?  
«E’ stata una grande vittoria per il nostro movimento. Dopo una battaglia legale e politica durata 15 anni finalmente quell’etichetta così ingiusta, terroristi, è stata cancellata dall’immagine del più grande movimento di legittima opposizione al regime iraniano. Com’è stato riconosciuto da decine di ex funzionari degli Stati Uniti, l’inclusione era stata una concessione politica per ingraziarsi il brutale regime teocratico da parte dell’Occidente in generale e degli Stati Uniti in particolare. La fallacia di un simile approccio è evidente. 
Inoltre è stata il maggior ostacolo a un cambiamento democratico in Iran e ha fatto il gioco dei mullah, prolungando il loro dominio. Come ha sottolineato Maryam Rajavi, Presidente eletto del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana nel suo discorso al Parlamento europeo il 3 ottobre scorso, la cancellazione del nostro movimento dalla lista dei terroristi è stata la più grande sconfitta dei mullah sulla scena internazionale degli ultimi tre decenni. Politicamente parlando, ha molto danneggiato l’immagine del regime. Ora questa decisione, tra l’altro, dovrebbe impedire al governo iracheno di attaccare di nuovo, su istigazione dell’Iran,i membri del movimento che vivono a Campo Ashraf, e Camp Liberty in Iraq. In passato, nel 2009 e poi nel 2011 queste azioni sono costate la vita a 49 civili indifesi tra cui 8 donne e hanno causato oltre 1000 feriti. Infine, noi speriamo che ora il regime dei mullah non possa più utilizzare questo pretesto per reprimere il popolo iraniano che chiede democrazia e libertà e che questa nostra vittoria serva a dare nuova forza alla lotta per rovesciare la dittatura religiosa e creare in Iran una repubblica democratica e pluralista che rispetti la separazione della chiesa dallo stato, la parità di genere, i diritti delle minoranze etniche e religiose e rinunci al nucleare. 

Ecco, appunto, il nucleare. Le sanzioni si moltiplicano ma finora senza alcun risultato apprezzabile. Perché secondo lei?  
«Le sanzioni sono parte integrante e passaggio essenziale di una corretta politica per impedire al regime di dotarsi di armi nucleari. Quindi dovrebbero essere ancora intensificate così come dovrebbero essere smascherati tutti i sistemi messi in atto dal regime per aggirarle. Ma, per avere risultati tangibili, bisogna innanzitutto capire che disporre di armi nucleari fa parte della strategia messa in atto dalla dittatura religiosa per sopravvivere e quindi l’opzione non sarà mai abbandonata spontaneamente. Pertanto, come ha ribadito la nostra presidente, le sanzioni globali sono un elemento essenziale e indispensabile per fermare il progetto nucleare del regime dei mullah ma la soluzione ultima e definitiva può essere solo un cambio di regime con la fine del fascismo religioso e l’instaurazione della democrazia». 

Una “primavera araba” anche per l’Iran? Ma, se questo accadrà, si andrà verso una democrazia intesa secondo gli standard occidentali o il fondamentalismo è troppo radicato?  
«Sicuramente sì. Soffiano i venti del cambiamento e spazzeranno via il regime. La manifestazione antigovernativa del 3 ottobre che ha scosso il Bazaar di Teheran e il centro della capitale è stata una chiara indicazione del fatto che nonostante il giro di vite e le quotidiane esecuzioni pubbliche, la mobilitazione popolare è più profonda e vigile che mai . È molto significativo che i manifestanti abbiano chiesto il rovesciamento del regime gridando “Abbasso Khamenei, abbasso i mullah” e che il regime abbia reagito accusando il Movimento dei Mujaheddin del popolo di aver organizzato la manifestazione usando la sua rete di contatti all’interno del paese». 
Siete stati tra i primi a mettere in guardia il mondo contro il programma nucleare iraniano. Pensa che sia davvero un pericolo? E cosa si può fare per scongiurarlo? L’attacco militare è un’opzione?  
«Dall’agosto 2002 abbiamo divulgato più di 80 rapporti, rivelando i diversi aspetti del programma segreto dell’Iran per dotarsi di armi nucleari. E non solo. Questo regime è lo sponsor più attivo del terrorismo internazionale. Questa è la prospettiva più temibile, il regime più pericoloso equipaggiato con l’arma più pericolosa. Ma la soluzione non sta né nella condiscendenza né in un intervento militare straniero. C’è una terza opzione, rovesciare questo regime e stabilire la democrazia grazie alla determinazione e al sostegno internazionale al popolo iraniano e alla sua resistenza organizzata». 


 
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