sabato 3 dicembre 2011

L'Iran nucleare: non possiamo tollerarlo, ma possiamo attaccarlo?



Domenica 4 Dicembre 2011

Pubblicato dal sitol'Occidentale


Un convegno di Summit e Magna Carta
L'Iran nucleare: non possiamo tollerarlo, ma possiamo attaccarlo?

di Jasmine Trio1 Dicembre 2011

L'orologio scorre veloce e si avvicina il momento in cui Israele e l'Occidente dovranno fare i conti con il nucleare iraniano. Scorre velocemente per tre ragioni: Teheran sta per dotarsi dell'arma atomica, nonostante le operazioni coperte della CIA e del Mossad; continua a tenere nascosto il progredire del suo programma nucleare che presto sarà pronto; le conseguenze di un eventuale "primo colpo" israeliano saranno temibili, pensando alla reazione concentrica di Hamas e di Hezbollah sui cittadini dello Stato ebraico.

Israele si è preparata per anni ma "l'attacco contro l'Iran sarà negativo, chiunque lo sferri", così Udi Segal, giornalista israeliano, in occasione del convegno – organizzato dall'Associazione Summit e dalla fondazione Magna Carta– "Israele, la sfida diplomatica e il pericolo atomico", che si è svolto oggi nella sede di Magna Carta; oltre a Segal, sono intervenuti l'On. Fiamma Nirenstein, il giornalista Rai Claudio Pagliara e il direttore de l'Occidentale Giancarlo Loquenzi.

Quello posto da Segal è un interrogativo cruciale: non si può tollerare l'Iran nucleare, ma non si può neppure attaccare l'Iran. L'attacco dei cieli, la guerra aperta scatenata da Israele, non potrebbe godere di un effetto sorpresa ed esporrebbe Gerusalemme a pesanti ritorsioni militari. Ma un dato è certo: nelle ultime settimane le "covert-ops" delle truppe speciali e degli infiltrati hanno umiliato il regime iraniano, "vaporizzando" un generalissimo alle prese con i suoi esperimenti missilistici, con misteriose esplosioni nei siti nucleari del Paese.

Da "Stuxnet" al quarto round di sanzioni economiche dei Paesi occidentali che hanno piagato l'economia persiana già in crisi, siamo in un contesto in cui il Rapporto della AIEA ha scoperto le carte sul programma iraniano (dopo le menzogne di El Baradei), mentre la Siria, lo scherano dei mullah, rischia di crollare mettendo in crisi il sistema di alleanze su cui Teheran ha fatto leva per anni.

Se a questo aggiungiamo le rivolte che potrebbero riesplodere sulla scia dell'Onda Verde, viene da dire che mai momento fu più propizio per spingere l'acceleratore sull'intervento, meglio sfruttare i punti deboli del regime e attaccare senza aspettare troppo. Anche perché nessuno può escludere che un regime fanatico come quello iraniano non abbia messo in conto la sua autodistruzione.

 
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