venerdì 26 novembre 2010

Iraq/ Appello europarlamento per garanzia protezione campo Ashraf


E' sottoposto ad assedio spietato autorità irachene


Strasburgo (Francia), 25 nov. (Apcom) - Il Parlamento europeo ha chiesto al capo della diplomazia dell'Unione europea, Catherine Ashton, "di ingiungere alle Nazioni Unite di fornire d'urgenza una protezione agli oppositori iraniani in esilio dal campo di Ashraf" in Iraq, sottoposto secondo loro a un "assedio spietato" da parte delle autorità irachene.
Circa 3.500 simpatizzanti del Consiglio nazionale della resistenza iraniana (Cnri), gruppo di opposizione al regime di Teheran in esilio, sono radunati in questo campo, situato 80 chilometri a nord di Baghdad. Il campo era stato assegnato dall'ex presidente Saddam Hussein ai Mujaheddin del popolo, la principale componente del Cnri, per portarli a combattere con lui il regime iraniano. Ma nel 2003, con la caduta di Saddam Hussein, questi oppositori sono stati disarmati dalle forze americane. Gli Stati Uniti hanno allora trasferito il controllo del campo alle forze di sicurezza irachene, i cui responsabili intrattengono ottime relazioni con Teheran. "Le forze degli Stati Uniti e delle Nazioni Unite si sono ritirate dal campo di Ashraf e i suoi residenti sono ormai alla mercè degli attacchi", si è lamentato l'europarlamento in una "dichiarazione scritta" firmata da 378 deputati.

giovedì 25 novembre 2010

PRIGIONIERA IN IRAN DI ROXANA SABERI



Prigioniera in Iran di Roxana Saberi

GIOVEDÌ 25 NOVEMBRE 2010 12:33

di Elena Romanello

Dopo poco più di un anno dalla sua disavventura arriva nelle librerie italiane la testimonianza di Roxana Saberi, la giornalista irano americana arrestata per spionaggio dal governo di Teheran e rilasciata dopo cento giorni di carcere duro nel temibile Evin in seguito alle pressioni internazionali e all'interessamento della sua famiglia e del suo fidanzato, il regista Bahman Gobadi, diventato famoso con il film "I gatti persiani" sui giovani di Teheran.
"Prigioniera in Iran", edito dalla Newton Compton con come slogan "la drammatica storia di una donna colpevole di essere libera" è un instant book appassionante e asciutto, senza compiacimenti violenti, che fotografa una situazione tipica di un regime dittatoriale, quella dell'incarceramento di una persona innocente accusata di crimini che non ha commesso, derivati dall'atteggiamento paranoico di un governo che teme tutto e tutti come nemico. Roxana Saberi racconta la sua odissea, comprese le oppressioni psicologiche, quali quella di denunciare degli innocenti che aveva intervistato per il suo libro sull'Iran di oggi, non ancora uscito, per essere lei stessa assolta.

Un racconto interessante dove, a differenza di altri libri contro il regime di Teheran scritti da donne, come il celeberrimo "Mai senza mia figlia" di Betty Mahmoody, non c'è tanto l'odio verso una cultura e un Paese in generale, in quanto musulmano, ma verso un regime dittatoriale che opprime la parte migliore della popolazione, la stessa con cui Roxana Saberi si è confrontata fuori e dentro il carcere, e alla quale sente di appartenere visto che è figlia di un iraniano naturalizzato americano, sposato a sua volta con una giapponese diventata statunitense.
Per rivivere una storia recente sullo sfondo della Storia di un Paese in cui sono ancora troppi i nodi al pettine per quello che riguardano i diritti umani e la libertà individuale.
"Prigioniera in Iran" di Roxana Saberi, traduzione di Lucilla Rodinò, Newton Compton, 14 euro e 90.

L'Iran con l'atomica imiterà il regime di Kim

Di Fiamma Nirenstein
Il Giornale, 25 novembre 2010

Guardate bene la Corea del Nord volgendo il cannocchiale verso il futuro, e vedrete Teheran. Guardate i tormenti dei dissidenti nordcoreani e vedrete la lapidazione delle donne iraniane, considerate la determinazione nordcoreana nell’imporre al mondo il suo regime nazista con lo spauracchio della bomba atomica e vedrete chiaro il programma di Ahmadinejad.
Forse la più spaventevole testimonianza che nel mondo contemporaneo sia dato ascoltare è quella di un sopravvissuto al campo di concentramento nordcoreano: chi scrive ne ha avuto l’occasione, e qui si dirà soltanto che la storia di torture, di uccisioni, di fame (spiace assai ricordarlo) fino all’antropofagia dentro le famiglie dei prigionieri, sono altrettante indicazioni di quanto quel regime basi la sua sopravvivenza sul terrore.

Il totalitarismo di quel tipo, però, sa di non piacere, di avere dei nemici che lo vogliono morto perché lo considerano pericoloso. Ed ecco la sua assicurazione sulla vita: la bomba atomica. Quando ce l’hai puoi fare quello che ti pare e uscirne solo con qualche parolina di biasimo. In Corea del Sud il bilancio è ormai di quattro morti, di cui due civili, e di diciotto feriti, le esplosioni sono state veri atti di guerra: ma Ban Ki Moon si limita a essere «molto preoccupato», Obama sostiene che «l’incidente è grave», tutti e due chiedono «alle parti», mentre si sa benissimo che l’unica parte aggressiva è quella del Nord, di «agire con moderazione»; la Germania pure è «preoccupata» e il Giappone «si prepara per qualsiasi eventualità». Tutti si preoccupano, ma dalle reazioni del mondo il regime di Pyongyang capisce che si tratta di una preoccupazione che somiglia alla paura e che è per questo che i toni sono morbidi; il Consiglio di Sicurezza per ora non si muove e di fatto la Corea del Sud viene abbandonata a se stessa con tante raccomandazioni di stare calma.

È la bomba atomica, stupido. Un giorno questo accadrà anche con l’Iran, il giorno in cui il regime degli ayatollah avrà pronte le sue testate atomiche puntate su Israele, sull’Europa e oltre. L’Iran spesso reclama alcune isole del Golfo Persico e con la bomba atomica il Golfo intero risveglierà i suoi appetiti; l’Iraq, il naturale nemico dell’Iran, tremerà di paura a rischio continuo di invasione, mentre l’Arabia Saudita che sarà certamente «molto preoccupata», tuttavia non scenderà in campo e si limiterà ad accelerare gli sforzi per diventare quanto prima un Paese nucleare a sua volta. Lo stesso farà, a ogni buon conto, l’Egitto, anch’esso Paese sunnita, e la Giordania, ma senza far rumore, per non irritare gli ayatollah atomici. E Israele avrà per vicini i rappresentanti degli iraniani sia a sud che a nord. Gli Hezbollah potranno usare i loro missili senza paura della risposta israeliana, e anche Hamas, a sud, mirerà su Tel Aviv senza temere l’esercito israeliano, adagiata su un tappeto persiano fatto di neutroni.

Non è un caso che Pyongyang e Teheran vadano d’accordo, unite in quello che giustamente viene chiamato l’asse del male: la loro natura totalitaria le rende aggressive e pazzoidi. Per loro non funziona la teoria detta “MAD” quella Mutual Assured Destruction, che trattene gli USA e l’URSS da colpirsi. La loro natura stessa, i loro passionali culti li rendono di fatto adoratori della violenza, fino alla distruzione del mondo.

mercoledì 24 novembre 2010

IRAN: ONU PREOCCUPATO, STOP A REPRESSIONE DIFENSORI DIRITTI UMANI

23-11-10


(ASCA) - Bruxelles, 23 nov - L'Alto commissario per i Diritti Umani dell'Onu, Navi Pillay, esprime preoccupazione per il destino dei difensori dei diritti umani in Iran, in particolare per Nasrin Sotoudeh, eminente avvocato dei diritti umani coinvolta nella difesa di casi di alto profilo, arrestata il 4 settembre scorso e da quel momento reclusa in isolamento poiche' accusata di reati contro la sicurezza nazionale.

''Avvicinandoci al 10 dicembre, Giornata internazionale dei diritti umani, l'attenzione del mondo si concentrera' sulle situazioni in cui gli attivisti dei diritti umani sono privati della liberta' di manifestare'', spiega l'Alto commissario, la quale si dice ''molto preoccupata che il caso di Nasrin Sotoudeh costituisca parte di una piu' ampia repressione, e che la situazione dei difensori dei diritti umani in Iran stia diventando sempre piu' difficile. Esorto le autorita' iraniane a riesaminarne urgentemente il caso e ad accelerarne il rilascio''.

Il 13 novembre 2010, cinque avvocati sono stati arrestati a Tehran, due dei quali successivamente rilasciati, mentre si ritiene che gli altri tre siano ancora sotto custodia cautelare. Nei mesi scorsi sono stati arrestati o condannati alcuni membri di altre organizzazioni, singoli avvocati, attivisti e studenti appartenenti al Comitato per la difesa dei prigionieri politici in Iran e al Comitato reporter sui diritti umani. Pillay esorta le autorita' iraniane a riesaminare anche questi casi. ''Le liberta' di parola e di assemblea sono sancite dal diritto internazionale e, cosa ancora piu' importante, sono iscritte nel Patto internazionale sui diritti civili e politici, un trattato giuridicamente vincolante ratificato anche dall'Iran'', afferma ancora l'Alto commissario Onu.

In particolare, il 1 e il 2 dicembre l'Ohchr terra' un incontro di natura giudiziaria con oltre trenta giudici e avvocati iraniani su questioni relative al diritto a un processo equo e al trattamento dei detenuti. All'incontro parteciperanno esperti e giudici internazionali per condividere norme internazionalmente riconosciute ed esperienze sulle modalita' di tutela legale dei diritti umani.

''Si tratta di un'opportunita' importante per il diretto coinvolgimento dei giudici iraniani su questioni di importanza fondamentale e per la promozione delle norme internazionali riguardanti la gestione della giustizia'', conclude Pillay. Il tema per la Giornata dei diritti umani del 10 dicembre e' ''Azione dei difensori dei diritti umani per combattere la discriminazione''.

Cinema: proiezione di Persepolis a sostegno dei diritti umani in Iran

Roma, 24 nov. - (Adnkronos) - Il Gruppo Italia 221 di Amnesty International organizza lunedi' 6 dicembre alle 19.30 - al Cineforum Detour Cine la proiezione del film d'animazione Persepolis di Vincent Paronnaud e Marjane Satrapi. Tratto dal fumetto autobiografico della Satrapi, narra vent'anni di vita di una donna iraniana, fra l'''occidentalizzazione'' voluta dallo Scia' e la successiva dittatura religiosa fondamentalista di Khomeini. Introdurra' Zahra Toufigh Asri, mediatrice interculturale e interprete iraniana. L'iniziativa e' a sostegno dei diritti umani nell'Iran, e in particolare della lotta per la vita di Sakineh Mohammadi Ashtiani.

SOLIDARIETA' INTERNAZIONALI CON IL POPOLO IRANIANO

Bologna, 24 nov. - (Adnkronos) - Il gruppo Pd in Regione Emilia Romagna (prima firmataria Palma Costi) ha presentato una risoluzione che invita la Giunta a chiedere al Governo e al Parlamento italiani di farsi promotori in Europa di una iniziativa per la liberazione immediata dei detenuti politici e di tutti gli avvocati per i diritti umani che si trovano in stato di arresto in Iran.?La risoluzione ricorda che la comunita' internazionale e associazioni come Amnesty International esprimono profonda preoccupazione per l'abuso dei poteri giudiziari da parte delle autorita' iraniane al fine di colpire i difensori dei diritti umani e gli attivisti civili.

Il documento sollecita inoltre alla Giunta a chiedere, tramite l'ambasciata iraniana in Italia, che siano date garanzie per il rientro in patria del Premio Nobel Shirin Ebadi. La risoluzione ricorda ancora che Shirin Ebadi ha potuto raccontare il suo esilio nella recente visita a Bologna in occasione della presentazione, patrocinata dalla Regione Emilia Romagna, del Repertorio regionale delle imprese femminili e che la stessa si e' battuta anche contro la condanna a morte di Sakineh, subendo la confisca della casa, della pensione e del patrimonio familiare, oltre al sequestro di tutti i premi, incluso il Nobel e la Legion d'Onore.

Il documento cita anche il caso dell'avvocatessa Nasrin Sotoudeh, impegnata nella difesa dei minori condannati alla pena di morte, dei prigionieri di coscienza e di Shirin Ebadi, che e' stata arrestata il 4 settembre scorso con l'accusa di propaganda contro lo Stato e di associazione finalizzata ad attentare alla sicurezza nazionale. Nasrin Sotoudeh e' l'ultima di un numero elevato di avvocati, soprattutto donne, arrestati e imprigionati dopo le elezioni presidenziali dello scorso anno: Mohammad Olyaeifard, Mohammad Seifzadeh, Sara Sabbaghian, Maryam Kian Ersi, Maryam Karbasi, Rosa Gharachorloo (professoressa di diritto all'Universita' di Teheran).

lunedì 22 novembre 2010

Pallavolo: donne calabria giocano per Sakineh


ANSA.it > Altri Sport > News
Iniiziativa squadra Reggina. atlete felici
22 novembre, 14:30

manifesto in favore di Sakineh e contro la pena di morte durante la veglia per Sakineh davanti alla sede romana del Parlamento europeo per difendere il diritto alla vita dell'iraniana condannata a morte in Iran
di Alessandro Sgherri

CINQUEFRONDI (REGGIO CALABRIA) - Vivono lontane migliaia di chilometri dall'Iran e da Sakineh, la donna condannata alla lapidazione per adulterio, con sentenza poi sospesa, e ora sotto processo per l'omicidio del marito. Ma nonostante questo si sentono a lei vicine come donne. Ed e' per questo che dall'inizio della stagione portano impresso sulle loro maglie il nome della donna iraniana, facendosi portatrici in tutti i palazzetti in cui giocano di un messaggio di speranza. Sono le pallavoliste dalla Golem, squadra di B2 di Cinquefrondi, piccolo centro della provincia reggina, che dall'inizio del campionato guida la classifica. Da quando la vicenda di Sakineh e' diventata di pubblico dominio, l'hanno fatta propria e cosi', quando la societa' ha proposto loro di fare qualcosa per quella donna, loro hanno risposto in modo entusiastico accettando con orgoglio di portare il suo nome sulle maglie. ''Volevamo fare qualcosa - spiega il presidente, Mario Ceruso - per sensibilizzare quante piu' persone a questa vicenda e cosi' abbiamo pensato di stampare il nome di Sakineh sulle maglie. Le ragazze sono state entusiaste ed hanno condiviso subito questa iniziativa. E' una vicenda che riguarda i diritti umani e non si poteva fare finta di non vedere o ignorare tutto''. L'iniziativa, alla quale ha dedicato un servizio anche la Tgr Calabria, ovviamente, non passa inosservata tra le atlete delle altre squadre che chiedono e si informano del perche' di quel nome stampato sul fronte della maglia da gioco della atlete della Golem. ''Loro chiedono - dice Ceruso - e noi rispondiamo che riteniamo giusto fare questo per diffondere quanto piu' possibile, anche nel nostro mondo, quello dello sport, un messaggio di speranza''. Tutte concordi le ragazze nel dirsi felici di poter dare un contributo, seppure piccolo, a diffondere in giro per la Calabria e la Sicilia la vicenda di Sakineh. ''Quando siamo state informate dell'iniziativa - dice una delle atlete - l'abbiamo subito sposata con piacere. Siamo donne anche noi ed e' bello portare sulle maglie il nome di una donna che rappresenta molto sul piano civile e sociale. Lo sport e' anche questo''.

CAMPAGNA CONTRO PENA DI MORTE

martedì 16 novembre 2010

Iran, Sakineh in tv: sono una peccatrice



Dubbi sull'identità della donna. Mostrati anche il figlio e l'avvocato
16 novembre, 10:16


TEHERAN - Sakineh Mohammadi-Ashtiani, la donna già condannata alla lapidazione per adulterio in Iran con sentenza ora sospesa, suo figlio e il suo avvocato, arrestati il mese scorso, sono stati mostrati in un programma della televisione iraniana in cui hanno fatto alcune 'confessioni'.

"Sono una peccatrice", ha detto una donna con il volto reso irroconoscibile, presentata come la stessa Sakineh. Il figlio, Sajjad Ghaderzadeh, ha ammesso di avere detto "menzogne" alla stampa straniera quando ha affermato che sua madre era stata torturata in carcere, e ha aggiunto di averlo fatto su consiglio dell'avvocato Javid Hutan-Kian. Quest'ultimo ha anch'egli 'confessato' questa circostanza.

Anche due cittadini tedeschi arrestati in ottobre in Iran mentre intervistavano il figlio e l'avvocato di Sakineh Mohammadi-Ashtiani, sono stati fatti apparire alla televisione di Stato iraniana in un programma in cui hanno 'confessato' di avere commesso un errore perché ingannati da una organizzazione contro la pena capitale con sede in Germania.

I volti dei due, che secondo la stampa tedesca sono giornalisti, una notizia però non confermata né dall'Iran né dalla Germania, sono stati mostrati sullo schermo, ma non sono stati resi noti i loro nomi......

venerdì 5 novembre 2010

Iran: ong, attivista Sotudeh in gravi condizioni per sciopero fame


Esteri | 05/11/2010 | ore 11.14 »
Iran: ong, attivista Sotudeh in gravi condizioni per sciopero fame

New York, 5 nov. - (Adnkronos/Aki) - Nasrin Sotudeh, avvocato e attivista iraniana per i diritti umani, arrestata a settembre con l'accusa di agire contro l'interesse nazionale, versa in gravi condizioni di salute dopo che ha deciso nei giorni scorsi di avviare uno sciopero della fame nel carcere di Evin. E' quanto afferma la International Campaign for Human Rights in Iran (Ichri), con sede a New York, che ha rivolto un appello all'Onu affinche' prenda posizione sul caso.

Citando il marito della Sotudeh, Reza Khandan, la portavoce di Ichri, Hadi Ghaemi, ha spiegato che l'attivista ha iniziato da giorni uno sciopero della fame e ha perso molto peso. Segni di malattia sarebbero evidenti anche sulla sua pelle, che si sarebbe fatta piu' scura. Alla donna sarebbe stato concesso di vedere i suoi due figli solo ieri, per la prima volta dall'arresto.

Secondo Ichri, alla Sotudeh non e' ancora stata data la possibilita' di incontrare il suo avvocato e si troverebbe rinchiusa in una cella in regime di isolamento. La Ghaemi ha chiesto all'Alto commissario Onu per i diritti umani, Navanethem Pillay, di contattare le autorita' iraniane per risolvere il caso. L'avvocatessa ha difeso in passato numerosi attivisti e oppositori, tra cui il Premio Nobel Shirin Ebadi. Il suo processo dovrebbe aprirsi il 15 novembre.

“È tuo il mio ultimo respiro?”



Nella foto il regista del film Claudio-Serughetti
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Il documentario sui 5.619 condannati a morte nel mondo Al Festival di Roma oggi arriva il film di Claudio Serughetti, in collaborazione con 'Nessuno tocchi Caino'. La "classifica" delle esecuzioni vede al primo posto la Cina (5.000 condanne), seguita dall’Iran, Iraq e Stati UnitiClaudio Serughetti, regista de "E' il tuo ultimo respiro?"Non solo glamour, star e passerelle: sul Festival del film di Roma il 3 novembre piomba la morte. Non quella fasulla del cinema horror ma quella vera dei 5.619 esseri umani giustiziati nel mondo solo nell’ultimo anno. E di quelli che attendono l’esecuzione: come l’iraniana Sakineh, la cui vita è data giornalmente per spacciata, e le centinaia di sconosciuti clamorosamente o silenziosamente condannati alla pena capitale in paesi civili quali gli Stati Uniti o il Giappone.

S’intitola È tuo il mio ultimo respiro? il documentario con il quale Claudio Serughetti, giovane e poliedrico regista (è anche pittore e musicista) invita a riflettere sull’uso dell’omicidio di stato come forma di punizione ritenuta giusta e congrua da 43 paesi dei quali la maggioranza (36) sono retti da dittature o regimi illiberali. Lo fa in collaborazione con Nessuno tocchi Caino (l’organizzazione del partito radicale il cui principale obiettivo è l’attuazione della moratoria universale della pena di morte e, più in generale, la lotta contro la tortura) e attraverso le testimonianze di intellettuali, artisti, religiosi impegnati su questo fronte: da Peter Gabriel a Bernardo Bertolucci, da Marco Bellocchio a Dario Fo ad Adolfo Pérez Esquivel. E poi, autentico pugno nello stomaco, ci sono i filmati e le immagini degli ultimi istanti di vita dei condannati: volti che nella diversità delle etnie si assomigliano tutti, perché identico è il terrore negli occhi di chi sta per essere strappato alla vita.

Elisabetta Zamparutti, tesoriera di Nessuno tocchi Caino, snocciola dati e primati: in testa agli omicidi di stato è la Cina, con circa 5.000 esecuzioni, seguita dall’Iran con 402, l’Iraq con 77, gli Stati Uniti con 52. Ma non si sa nulla del Giappone, paese dove le esecuzioni vengono tenute nascoste. Tanto che Oliviero Toscani, autore di una memorabile campagna pubblicitaria per Benetton che aveva come testimonial proprio i condannati a morte nei penitenziari americani, arriva a “preferire” le pubbliche impiccagioni di piazza in Cina, riprese perfino dai cellulari, al silenzio totale che avvolge quelle in Giappone, coperte anche dalle famiglie dei condannati per le quali avere un parente giustiziato è un’onta insopportabile.

Ci sono altri numeri, però, più consolanti: i paesi che hanno abolito totalmente o parzialmente (cioè con una moratoria) la pena di morte sono ormai 154. E nel paese più “civile” dove ancora si applica la pena capitale, cioè gli Stati Uniti, la maggioranza della popolazione (58 per cento) si dichiara oggi a favore di una moratoria. Un cambiamento di rotta motivato dai molti errori giudiziari che hanno portato alla morte persone innocenti: gli oltre 100 casi documentati finora grazie a nuove tecniche d’indagine scientifiche hanno profondamente scosso l’opinione pubblica americana.

Non tutti gli intervistati sono da sempre abolizionisti. Padre Alex Zanotelli, il missionario comboniano ispiratore e fondatore di tanti movimenti pacifisti, si confessa «convertito» alla battaglia contro la pena di morte. Per molti anni, infatti, ha appoggiato la lotta armata degli africani contro il colonialismo. Fino a che, a metà degli anni Ottanta, «riflettendo bene, connettendo le varie problematiche, soprattutto quelle legate alla fame e alle armi, ho cominciato a rimettere in discussione la lotta armata e sono tornato alle radici cristiane: a Gesù, colui che ha inventato la nonviolenza».

Altri, come Dario Fo, il terrore di essere giustiziato l’hanno provato personalmente: «Durante l’ultima guerra sono stato disertore: se mi prendevano rischiavo la fucilazione» racconta il premio Nobel. «È stato allora che ho imparato il valore della vita. La pena di morte non è giustizia, è solo vendetta».

Fuori dal coro, come sempre, Massimo Fini, critico con la campagna contro la condanna di Sakineh: una campagna, a suo dire, politica contro uno stato e una religione, l’Islam, nel mirino degli Usa. A questo proposito, molto interessanti sono le opinioni di due intervistati di religione musulmana: Ahmad Gianpiero Vincenzo, presidente degli intellettuali musulmani italiani, e Mohsen Melliti, regista di origini tunisine esiliato in Italia e oggi cittadino italiano.

Anche Ahmad Vincenzo critica la campagna contro l’esecuzione di Sakineh, accusata di adulterio e dell’omicidio del marito, sostenendo che si è posto dolosamente l’accento sulla matrice religiosa della condanna, mentre l’Islam non c’entra nulla. Per corroborare la sua tesi Ahmad Vincenzo ricorda che, secondo il Corano, l’adulterio è punito con la morte solo se provato da quattro testimoni oculari, cosa palesemente impossibile. Sakineh, dunque, sarebbe stata condannata per motivi politici, non religiosi. Lo stesso Vincenzo ammette però che per l’Islam l’omicidio e la rapina comportano la pena capitale. E su questo ha buon gioco Mohsen Melliti quando osserva: «Il Corano prevede la pena di morte, ma è un testo scritto nel 640! I tempi sono cambiati e i musulmani devono trovare il coraggio di tenerne conto e andare avanti riformandolo». D’altra parte, come ricorda padre Zanotelli, «nella prima edizione del catechismo italiano c’era ancora la pena di morte. Adesso, nella nuova edizione è stato finalmente tolto. Ci voleva tanto?».

mercoledì 3 novembre 2010

Sakineh/ Dilma: La lapidazione è un atto di barbarie


Nella foto la signora Dilma Roussef, nuovo presidente brasiliano
ESTERI
Il presidente eletto del Brasile si schiera con la donna iraniana

Brasilia, 3 nov. (Ap) - Anche Dilma Roussef, il presidente eletto del Brasile, che entrerà in carica il prossimo 1 gennaio, si schiera a difesa di Sakineh Mohammadi Ashtiani, la donna iraniana condannata a morte per adulterio dalle autorità di Teheran, che rischia la lapidazione. Dilma ha definito una "barbarie" l'eventuale esecuzione della donna, ma non ha specificato cosa intende fare riguardo a questa vicenda quando assumerà i pieni poteri.
Fonti brasiliane hanno detto che il Brasile ha cercato di usare i rapporti cordiali intrattenuti con Teheran per cercare di influenzare le autorità iraniane su questo caso. Lo scorso agosto il Brasile si era offerto di accogliere la donna ma l'Iran aveva respinto la proposta.

Contro l’esecuzione di Sakineh candele accese e rose a Roma Un centinaio di candele accese a Roma e decine di rose posate sulla sua foto per dire n






Un centinaio di candele accese a Roma e decine di rose posate sulla sua foto per dire no all’esecuzione di Sakineh. Cosi’ una ventina di persone, con al collo il cartello ‘Siamo tutti Sakineh, per i diritti umani e contro la pena di morte’, hanno manifestato questo pomeriggio davanti l’ufficio per l’Italia del Parlamento europeo. Tra loro l’eurodeputata Roberta Angelilli e il consigliere della Regione Lazio Isabella Rauti. ”Sakineh e’ il simbolo di un paese in cui i diritti sono stati negati da un regime – ha detto il presidente dell’associazione Rifugiati politici iraniani in Italia, Davood Karimi – non dobbiamo abbassare le guardia senno il governo iraniano riuscira’ nel suo piano maligno”. ”Vogliamo che il regime Teheran dica no alla pena di morte – ha detto Angelillli – su questo l’Unione europea e l’Italia non abbasseranno mai la guardia. Queste non sono ingerenze, come le ha definite il governo iraniano, noi vogliamo che siano rispettati i diritti dell’uomo”.

SAKINEH: SARKOZY, SE IRAN LE TOCCA UN CAPELLO FINE DEL DIALOGO







(AGI) - Parigi, 3 nov. - Telefonata minatoria del presidente francese, Nicolas Sarkozy, alle autorita' iraniane sul caso Sakineh. Secondo quanto ha riportato dal filosofo Bernard-Henri Levy, personalmente impegnato nella vicenda, Sarkozy infatti avrebbe chiamato direttamente Teheran dichiarando senza mezzi termini che "se verra' toccato un solo capello a Sakineh cio' interromperebbe 'ipso facto' il dialogo in corso". Un messaggio, ha commentato Levy che ha avuto ieri un colloquio con il capo dell'Eliseo "che e' passato e sembra che sia stato anche ascoltato". Per Sarkozy quello della donna condannata alla lapidazione sarebbe diventato "un caso personale". Il presidente si sarebbe anche detto soddisfatto dei risultati della mobilitazione internazionale che ha portato a un rinvio della condanna.

"Sakineh sarà giustiziata oggi". All'auditorium contro la pena di morte


di Redazione (31/10/2010)
"Sakineh Mohammadi Ashtiani sarà giustiziata oggi". E' quanto riferisce il sito del Comitato internazionale contro la lapidazione. La Roma civile del cinema dirà no alla pena di morte contro Sakineh e contro chiunque. Sempre, comunque, dovunque e oggi, mercoledì 3 novembre (ore 12 presso Auditorium Parco della Musica) la Provincia di Roma, l’Associazione Articolo 21, Nessuno Tocchi Caino, Cinecittà Luce con la collaborazione di Amnesty International, e altre associazioni in rappresentanza del mondo del Cinema, della Cultura e della Società civile, presenteranno il film di Claudio Serughetti "È tuo il mio ultimo respiro?". Ne parleranno al termine della proiezione Nicola Zingaretti, Francesco Giro, Giuseppe Giulietti, Sergio D’Elia, Luciano Sovena, Oliviero Toscani. Lo Moro: " Appello alle parlamentari, chiediamo unite di salvare la vita di Sakineh" / Conversazione con Claudio Serughetti, autore di "E' tuo il mio ultimo respiro?"- di Michele Cervo

MANIFESTAZIONE PER SAKINEH DI FRONTE ALLA SEDE ITALIANA DEL PARLAMENTO EUROPEO

Grazie all'Officina Futura ed al'On.Roberta Angelilli ieri sera è stata svolta una piccola manifestazione-fiaccolata di fronte alla sede romana del Parlamento Europeo in via 4 novembre a cui hanno partecipato il vice presidente del parlamento europeo, on. Angelilli, signora Jessica De Napoli dirigente della quarta circoscrizione di Roma, signora Sholeh Shahrzad, presidente dell'associazione donne democratiche iraniane, signora Elizabetta Rauti, consigliera della Regione Lazio, signora Azar Karimi, presidente dell'associazione giovani iraniani e il sottoscritto davood karimi.
Grazie On. Angelilli e grazie Jessica!













martedì 2 novembre 2010

Agenzia ‘Iran democratico’: “Comunità internazionale si mobiliti subito per Sakineh


”Sakineh Mohammadi Ashtiani, detenuta nel braccio della morte dal 2006 e condannata alla lapidazione per adulterio, potrebbe essere uccisa domani. La notizia è arrivata ieri pomeriggio a Karimi Davood, presidente dell’associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia, ed è stata immediatamente rilanciata dal suo blog e dalle agenzie di stampa. Una svolta drammatica che ha mobilitato la comunità internazionale e che in queste ore vede svolgersi numerose manifestazioni, inclusa quella prevista a Roma davanti alla sede dell’Ufficio del Parlamento europeo.

Intanto il figlio di Sakineh, Sajjad Qaderzadeh, e il suo avvocato, Javid Hutan, arrestati l’11 ottobre scorso, rimangono in carcere.

“Nel documento che ci è pervenuto l’esecuzione non è fissata con chiarezza per la giornata di domani”, puntualizza Karimi Davood dell’agenzia Iran democratico, che ha appreso della sua esistenza da una fonte riservata presso l’ufficio giudiziario di Tabriz, la cittadina nord occidentale dove la donna è detenuta. “Tuttavia si legge che l’autorità religiosa, e dunque lo stesso Khamenei, non rilasceranno il figlio e l’avvocato di Sakineh fino all’applicazione della sentenza. Per questa ragione e visto che Teheran non può trattenere a lungo e senza giustificazione il difensore, ho la certezza che l’esecuzione sia imminente”.

Il mondo della politica intanto si è mobilitato a sostegno di Sakineh e della sospensione della sua esecuzione in difesa dei diritti umani e contro la pena di morte. Piero Fassino ha chiesto al “governo italiano e all’Unione Europea di attivarsi in ogni sede e in ogni direzione per salvare la vita della giovane donna”, Franco Frattini e Mara Carfagna hanno diramato un comunicato congiunto per ribadire “l’impegno dell’Italia, non solo del governo, ma anche del Parlamento e dell’opinione pubblica, per evitare la pena di morte – ovunque e contro chiunque essa venga decretata – in quanto punizione lesiva della dignità umana in un comunicato”.

In attesa delle reazioni delle autorità alle pressioni internazionali, si mobilitano le associazioni dei rifugiati politici iraniani, le donne democratiche iraniane, i giovani iraniani in Italia e molti esponenti politici. “E’ rimasto poco tempo”, aggiunge Karimi. “Le fonti riservate da Tabriz sono certe che il governo intenda agire con un’azione immediata. Da ieri, poi, non abbiamo ricevuto alcuna smentita. Per questo chiediamo che la comunità internazionale agisca con la massima tempestività”. Ma Teheran sarà sensibile alle pressioni dell’Unione? “Se Sakineh fino a oggi è stata risparmiata”, prosegue con fermezza Karimi, “è perché l’Europa ha esercitato una pressione forte sul regime che dipende dai suoi stati membri per la sua sopravvivenza economica e commerciale. Sul piano della reputazione internazionale l’Iran è molto fragile”. Karimi, attivista politico e commerciante residente in Italia da 31 anni, si è sempre battuto a difesa delle donne iraniane. “Sakineh, condannata per adulterio e dunque alla lapidazione come prevede la legge khomeinista, non è passata inosservata a differenza di tante altre giovani e madri impiccate per altri reati, dall’uxoricidio al furto. Nella sua vicenda sono emerse molte incongruenze. E’ accusata di avere ucciso il marito, ma so per certo che era vittima di ripetute violenze. Lei, come tutte le altre donne in balìa del regime, è sorella e amica”. In tutta Europa le ong a difesa dei diritti civili e contro la pena di morte si stanno mobilitando per Sakineh, nella speranza che la clessidra si fermi per tempo dinanzi alle pressioni internazionali.

Iran: Isaberlla Rauti, condanna Sakineh non deve essere eseguita




Cronaca | 02/11/2010 | ore 15.56 »
Roma, 2 nov. - (Adnkronos) - Isabella Rauti, membro dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio Regionale del Lazio ha aderito alla veglia di questa sera davanti alla sede di Roma del Parlamento europeo per fermare l'esecuzione della condanna a morte di Sakineh Mohammadi Ashtiani. "Anche se continuano a giungere notizie discordanti - ha detto Isabella Rauti all'ADNKRONOS - da una parte l'annuncio dell'esecuzione di domani dato da un'autorevole agenzia e dall'altro il ministro degli Esteri Frattini che non ha avuto riscontri in tal senso, rilaceremo manifestazioni per chiedere che la condanna non venga eseguita. E ancora domani in Consiglio Regionale presentero' una mozione proprio in questa stessa direzione".

"La vicenda di Sakineh - ha aggiunto Isabella Rauti che ha sottoscritto l'appello in favore di Sakineh lanciato da Aki Adnkronos International - e' la dimostrazione della continua negazione dei diritti umani fondamentali in atto in Iran. Gli alti e i bassi, i chiaro scuri che hanno caratterizzato e caratterizzano tutta questa vicenda mostrano la chiusura che l'Iran ha nei confronti del resto del mondo e della sua opinione pubblica, in particolare proprio sui diritti umani. Nessun paese puo' chiudersi in se stesso e nascondere le violazioni nel mondo di internet e della globalizzazione. L'Italia deve continuare il suo impegno diplomatico ed istituzionale a difesa dei diritti fondamentali nel mondo".

IRAN: ALEMANNO, SAKINEH SIMBOLO PER LA DIFESA DELLA LIBERTA' UMANA

Esteri | 02/11/2010 | ore 14.56 »
Roma, 2 nov. - (Adnkronos) - "La notizia dell'imminente condanna a morte di Sakineh Mohammadi Ashtiani suscita forte preoccupazione e amarezza dopo i ripetuti appelli al governo di Teheran, per la sua liberazione da parte della comunita' italiana e internazionale". Lo dichiara il sindaco di Roma, Gianni Alemanno.

"La sua esecuzione confermerebbe un'allarmante deriva del regime iraniano con un'evidente violazione dei diritti umani - prosegue Alemanno - L'immagine che abbiamo esposto in piazza del Campidoglio, per chiedere la sua liberazione, rappresenta per noi non solo un simbolo per la citta' di Roma ma anche per la difesa della liberta' umana dai soprusi".

ALLARME DELLE ASSOCIAZIONI UMANITARIE



Il comitato pro-Sakineh:
«Domani l'esecuzione»
Sarà impiccata mercoledì nella prigione di Tabriz.
Il governo di Teheran tace. E non conferma

CORRIERE DELLA SERA.IT
MILANO - Sakineh, l'iraniana 43enne la cui condanna a morte ha innescato l'indignazione internazionale, sarà giustiziata domani. Lo riferisce l'associazione International Committee Against Execution. Secondo un comunicato dell'organizzazione sulla sua pagina web, le autorità iraniane hanno dato l'ordine che l'esecuzione avvenga nella prigione di Tabriz, dove Sakineh Mohammadi Ashtiani, sconta la condanna. L'International Committee Against Execution aveva già reso noto, lo scorso 11 ottobre, che il figlio di Ashtiani era stato arrestato dalla polizia iraniana insieme all'avvocato di sua madre e a due giornalisti tedeschi che volevano intervistalo. In manette anche il loro avvocato. Accusato di avere «interagito con elementi controrivoluzionari con base all'estero», «falsificazione di documenti» e trovato in possesso di «tre diversi documenti d'identità». Accuse rese note dal procuratore generale, Gholamhossein Mohseni-Ejei, citato oggi dal quotidiano Teheran Times. Il Comitato ha organizzato un evento di protesta alle 14 ora locali (le 15 in Italia), davanti all'ambasciata iraniana a Parigi e una marcia dinanzi alla sede del Parlamento europeo, a Bruxelles.
Karimi Davood (Agenzia Iran Democratico): Teheran ha ordinato che il figlio e l'avvocato restino in carcere fino all'esecuzione - ASCOLTA L'AUDIO

MOVIMENTI SOTTERRANEI - A lanciare l'allarme è il presidente dell'associazione dei rifugiati Iraniani residenti in Italia, Karimi Davood. «Abbiamo ricevuto dall'Iran fondate informazioni di un'accelerazione dei tempi dell'esecuzione: potremmo essere alla vigilia dell'impiccaggione», riferisce spiegando che Teheran avrebbe inviato a Tabriz, città dove sono detenuti il figlio di Sakineh e del suo legale, l'ordine di non rilasciarli fino a che non sarà eseguita l'esecuzione della donna. Un segnale che - spiega la fonte - «procura grande preoccupazione: il regime dei mullah - ribadisce - intende impiccare Sakineh in grande segretezza e lasciare il mondo di fronte ad un fatto compiuto». Indicazione che trova conferma anche da un'altra fonte: «Abbiamo ricevuto anche noi indicazioni di questo tipo», spiega la presidente del Comitato contro la lapidazione Mina Ahadi. «Ci sarebbe una lettera dell'Alta Corte di Teheran a Tabriz in cui si chiede di non rilanciare il figlio di Sakineh ed il suo avvocato fintanto che la donna non sarà giustiziata». La comunità e i leader internazionali devono muoversi immediatamente per cercare di fermare l'esecuzione di Sakineh, perché «domani potrebbe essere troppo tardi».

IMMINENTE L'IMPICCAGIONE DI SAKINEH I RIFUGIATI POLITICI IRANIANI LANCIANO L'ALLARME


(Stefano Montefiori, Il Corriere della sera)

Il regime di Teheran sembra avere decio di stringere i tempi, la vita di Sakineh è più in pericolo che mai. Gli ambienti dei rifugiati iraniani in Francia e Italia riferiscono di un'accelerazione: la donna accusata di adulterio e di omicidio potrebbe essere impiccata nelle prossime ore, forse domani. "Ho ricevuto un messaggio da una fonte attendibile a Tabriz - dice Davood Karimi, presidente dell'Associazione rifugiati politici iraniani in Italia -. Dagli uffici giudiziari è trapelata la notizia che Teheran ha dato ordine di non rilasciare nei prossimi giorni il figlio e l'avvocato di Sakineh".

Sakineh/ Buttiglione: Iran scongiuri l'esecuzione della donna


POLITICA

Governo italiano si attivi per atto di clemenza

Roma, 2 nov. (Apcom) - "Seguiamo con tristezza e timore le notizie che giungono dall'Iran sulla possibilità che Sakineh venga lapidata domani". Lo afferma il vicepresidente della Camera e presidente dell'Udc, Rocco Buttiglione, che chiede "misericordia" per Sakineh. "Ricordiamo tra l'altro - prosegue Buttiglione - che dalle autorità iraniane erano arrivate smentite sull'esecuzione della donna".
"Riteniamo che sia un dovere di ogni credente in Dio - sottolinea il centrista - essere contro la pena di morte, e in particolare ci appelliamo alle autorità iraniane perché questo caso così controverso abbia un esito felice. Chiediamo anzi all'Iran, come alle altre nazioni, di scongiurare l'esecuzione non solo di Sakineh, ma anche dei tanti altri condannati a morte o che sono in attesa di un simile pronunciamento. Chiediamo al governo italiano di attivarsi presso quello iraniano per convincerlo a esercitare un atto di umanità e di clemenza".
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SAKINEH: FASSINO, GOVERNO E UE SI ATTIVINO PER SALVARLA

(AGI) - Roma, 2 nov. - "Dall'Iran giungono notizie terribili che ipotizzano, per le prossime ore, l'esecuzione capitale di Sakineh. E' una pena di morte che va in ogni modo scongiurata e tutta la comunita' internazionale deve sentire la responsabilita' morale di agire immediatamente". Lo afferma Piero Fassino, presidente Forum Esteri PD. "Chiediamo al governo italiano e all'Unione Europea - conclude - di attivarsi in ogni sede e in ogni direzione per salvare la vita della giovane donna".

SAKINEH: RONCHI, PREOCCUPAZIONE PER NOTIZIE DA IRAN

(ASCA) - Roma, 2 nov - ''Le notizie della possibile lapidazione di Sakineh Mohammadi Ashtiani suscitano preoccupazione e indignazione in tutti noi''. Lo dichiara il ministro per le Politiche Europee, Andrea Ronchi.

''Purtroppo la deriva del regime iraniano e' sotto gli occhi di tutti. Si susseguono le violazioni dei diritti umani ai danni dei dissidenti politici, delle donne e degli omosessuali, spesso arrestati senza alcuna tutela legale.

Continua la corsa verso il nucleare cosi' come non si fermano le minacce rivolte allo Stato di Israele. Il caso di Sakineh, in questo contesto - ha aggiunto Ronchi - ha assunto una valenza simbolica importante, toccando la sensibilita' della comunita' internazionale. Mi auguro che il regime di Teheran percepisca l'indignazione che questa sentenza inaccettabile provocherebbe in Europa ed eviti di rendersi partecipe di un atto cosi' brutale''.

SAKINEH: TONINI (PD), ITALIA PROMOTRICE MORATORIA SU CONDANNA A MORTE Scritto da Monica Cataldo

(AGENPARL) - Roma, 02 nov - "L'Italia ha il dovere di essere in prima fila nella battaglia per salvare Sakineh Mohammadi Ashtiani che domani rischia di essere giustozoata". E' quanto afferma, in un comunicato, il senatore Giorgio Tonini, capogruppo in Commissione Esteri del Partito Democratico a Palazzo Madama. "Il nostro Paese . sottolinea l'esponente pd - essendo stato promotore dell'iniziativa che ha portato all'approvazione il 18 dicembre del 2007 della moratoria universale sulla pena di morte, è fortemente coinvolto nella vicenda di Sakineh e di tutti coloro su cui pendono sentenze capitali. Non può, dunque, esimersi dal mettere in campo ogni azione diplomatica e politica per evitare tali esecuzioni". "Il nostro impegno nel sollecitare il rispetto dei diritti umani - conclude Tonini - nei confronti dell'Iran, come degli altri Paesi che perseguono la politica delle condanne a morte, deve essere totale e significativo. Solo in tal modo si rafforzerà la validità della moratoria approvata proprio grazie all'iniziativa italiana".

Sakineh/ Calipari: Chiunque possa muoversi lo faccia ora Governo chiami l'Europa

Roma, 2 nov. (Apcom) - "Arrivano notizie terribili dall'Iran: sta per essere eseguita una condanna a morte per lapidazione di una donna. Gli appelli della politica, degli intellettuali, del mondo della cultura e dello spettacolo, della società civile che rifiuta la pena di morte come un atto di giustizia, non sembra siano riusciti a fermare l'esecuzione di Sakineh. Il governo italiano faccia quanto è ancora nelle sue mani coinvolgendo anche agli altri paesi europei. Chiunque può fare qualcosa, lo faccia ora o lei morirà sotto i colpi delle pietre". Così Rosa Villecco Calipari, vicepresidente dei deputati Pd dopo la notizie sull'esecuzione di Sakineh Mohammadi Ashtiani che il regime iraniano intende giustiziare domani.

SAKINEH: APPELLO FRATTINI/CARFAGNA A IRAN, NON GIUSTIZIATELA





(AGI) Roma, 2 nov. - Appello all'Iran dei ministri Franco Frattini e Mara Carfagna perche' venga salvata la vita di Sakineh, la donna iraniana condannata a morte per adulterio e omicidio e che potrebbe essere giustiziata domani. "Le notizie che da fonti non governative ci giungono da Teheran secondo cui la vita di Sakineh Ashtiani sarebbe in pericolo imminente ci colpiscono profondamente", si legge nel comunicato congiunto dei ministri degli Esteri e delle Pari Opportunita'

SAKINEH: PEDICA(IDV), GOVERNO INTENSIFICHI PRESSIONI SU IRAN

02-11-10


(ASCA) - Roma, 2 nov - ''Nessuno chiuda gli occhi o si volti dall'altra parte per non vedere lo scempio che il governo di un Paese canaglia come l'Iran sta per compiere. Cosi' come si e' attivato per salvare Tarek Aziz il Governo italiano si attivi anche per Sakineh''. Cosi' il senatore Stefano Pedica, capogruppo dell'Idv in commissione esteri di Palazzo Madama, commenta l'imminente condanna a morte di Sakineh, la donna iraniana accusata di adulterio dalle autorita' di Teheran.

''In queste ore drammatiche - prosegue Pedica - la nostra azione diplomatica deve intensificarsi. Per questo, l'Idv chiede a Frattini di esercitare la massima pressione sul governo iraniano per bloccare l'imminente impiccagione di Sakineh.

Sottrarre questa donna alla morte e' prima di tutto una battaglia di civilta' e - conclude Pedica - il nostro Paese deve essere sempre in prima linea nella difesa dei diritti umani''.

SAKINEH: BUTTIGLIONE(UDC), GOVERNO SI ATTIVI PRESSO IRAN PER SALVARLA

02-11-10

(ASCA) - Roma, 2 nov - ''Seguiamo con tristezza e timore le notizie che giungono dall'Iran sulla possibilita' che Sakineh venga lapidata domani''. Lo afferma in una nota il vice presidente della Camera e presidente dell'Udc, Rocco Buttiglione, che chiede al governo italiano si attivarsi per salvare Sakineh.

''Ricordiamo tra l'altro che dalle autorita' iraniane erano arrivate smentite sull'esecuzione della donna.

Riteniamo che sia un dovere di ogni credente in Dio essere contro la pena di morte, e in particolare ci appelliamo alle autorita' iraniane perche' questo caso cosi' controverso abbia un esito felice.

Chiediamo anzi all'Iran, come alle altre nazioni - aggiunge Buttiglione - di scongiurare l'esecuzione non solo di Sakineh, ma anche dei tanti altri condannati a morte o che sono in attesa di un simile pronunciamento. Chiediamo al governo italiano di attivarsi presso quello iraniano per convincerlo a esercitare un atto di umanita' e di clemenza

Sakineh, Angelilli e Pittella: “Non c’è tempo da perdere, il governo di Teheran smentisca ufficialmente l’ imminente esecuzione della donna”

Comunicato stampa




"Seguiamo con viva preoccupazione le allarmanti notizie che si susseguono in merito all’ imminente esecuzione di Sakineh Mohammadi Ashtiani", dichiarano i due Vicepresidenti italiani del Parlamento europeo Gianni Pittella e Roberta Angelilli.
“In questi mesi – continuano - la Comunita’ internazionale e il Parlamento europeo hanno chiesto al governo di Teheran di salvare la vita di questa donna: un gesto di umanita’ e un segnale concreto della volonta’ da parte dell’ Iran di cambiare la politica sui diritti umani ”.
“Non si tratta di esercitare pressioni ma di chiedere legittimamente l’ assoluta trasparenza qu questo caso”.
“Chiediamo alle autorita’ iraniane di chiarire al piu’ presto le voci che si stanno diffondendo e fornire notizie sulle condizioni di salute della donna.
La nostra battaglia per il rispetto del diritto alla vita e dei diritti fondamentali, tra cui il diritto ad ottenere un processo equo e giusto, continuera’ e Teheran se vuole realmente costruire un dialogo con l’ Europa non puo’ ignorare gli appelli che arrivano dai governi e dalla societa’ civile” concludono Angelilli e Pittella.

lunedì 1 novembre 2010

SAKINEH: RIFUGIATI IRAN, TIMORI DI ESECUZIONE A BREVE

TGCOM.IT

1/11/2010
Sakineh, "forse esecuzione a breve"
Rifugiati Iran: "Accelerati i tempi"
Sakineh, la donna iraniana che rischia la condanna a morte per adulterio e complicità nell'omicidio del marito, potrebbe essere giustiziata nel giro di pochi giorni. A lanciare l'allarme è il presidente dell'associazione dei rifugiati Iraniani residenti in Italia, Karimi Davood. "Abbiamo ricevuto dall'Iran fondate informazioni di un'accelerazione dei tempi dell'esecuzione: potremmo essere alla vigilia dell'impiccaggione", ha detto.




PRESIDENTE ASSOCIAZIONE, SERI RISCHI DI UN BLITZ IMPICCAGGIONE
ROMA

(ANSA) - ROMA, 1 NOV - Sakineh, la donna iraniana che rischia
la condanna a morte per adulterio e complicità nell'omicidio
del marito, potrebbe essere giustiziata nel giro di pochi
giorni. A lanciare l'allarme è il presidente dell'associazione
dei rifugiati Iraniani residenti in Italia, Karimi Davood.
"Abbiamo ricevuto dall'Iran fondate informazioni di
un'accelerazione dei tempi dell'esecuzione: potremmo essere alla
vigilia dell'impiccaggione", riferisce spiegando che Teheran
avrebbe inviato a Tabriz, città dove sono detenuti il figlio di
Sakineh e del suo legale, l'ordine di non rilasciarli fino a che
non sarà eseguita l'esecuzione della donna.
Un segnale che - spiega la fonte - "procura grande
preoccupazione: il regime dei mullah - ribadisce - intende
impiccare Sakineh in grande segretezza e lasciare il mondo di
fronte ad un fatto compiuto". ...

(ANSA).
ENFORCAMENTO
Sakineh pode ser executada em poucos dias, denunciam ativistas de direitos humanos
Publicada em 01/11/2010 às 19h04m

O Globo

ROMA - A iraniana Sakineh Mohammadi Ashtiani, que atraiu as atenções do mundo inteiro ao ser condenada à morte por apedrejamento sob a acusação de adultério, corre o risco de ser executada em poucos dias, denunciaram ativistas de direitos humanos. De acordo com o presidente da associação Refugiados Políticos Iranianos na Itália, Karimi Davood, o governo do presidente Mahmoud Ahmadinejad pretende "enforcar Sakineh em segredo e deixar o mundo diante de um fato consumado".

- Recebemos do Irã informações fundamentadas de uma aceleração dos tempos de execução. Podemos estar na vigília do enforcamento - afirmou Davood.

Recebemos do Irã informações fundamentadas de uma aceleração dos tempos de execução. Podemos estar na vigília do enforcamento
Ele explicou que Teerã enviou a Tabriz, a cidade onde estão detidos o filho de Sakineh, Sajjad Ghaderzadeh, e seu advogado, Javid Houtan Kian, uma ordem para não soltá-los até que seja efetivada a pena.

A porta-voz do Comitê Internacional contra o Apedrejamento, Mina Ahadi, afirmou que também recebeu indicações deste tipo.

- Haveria uma carta da Alta Corte de Teerã a Tabriz na qual se pede não soltar o filho de Sakineh e seu advogado até que a mulher seja executada - comentou ela.

Sajjad e Kian foram detidos junto a dois jornalistas alemães enquanto davam uma entrevista, há três semanas. Neste sábado, Ahadi afirmou que o familiar da iraniana estava "isolado em uma cadeia secreta" e vinha sendo "brutalmente agredido pela polícia". Segundo as últimas informações, Sakineh continua presa.

A iraniana havia sido inicialmente condenada a morrer apedrejada, pena que foi suspensa em agosto, mas autoridades anunciaram em setembro que o castigo havia mudado para o enforcamento. Com isso, passaria a valer o crime mais grave pelo qual Sakineh era acusada - de ter sido cúmplice no assassinato do marido.

Logo depois que a informação foi divulgada, o Ministério de Relações Exteriores iraniano rejeitou que a decisão fosse definitiva e garantiu que os procedimentos legais ainda não estavam concluídos.

SAKINEH: ASS .RIFUGIATI IN ITALIA, ''STA PER ESSERE IMPICCATA''


01-11-10

(ASCA) - Roma, 1 nov - Secondo informazioni attendibili provenienti dall'Iran e confermate da associazioni che tutelano i diritti umani nella Repubblica Islamica, le autorita' iraniane avrebbero deciso di impiccare Sakineh a breve termine e in gran segreto (come avvenne per il giovane gay Makwan nel dicembre 2007), per mettere il mondo di fronte al fatto compiuto. E' quanto riferisce una nota dell'Associazione rifugiati iraniani in Italia. Ricordiamo - prosegue la nota - che il figlio e l'avvocato di Sakineh sono ancora in prigione. E' fondamentale che l'Alto Commissario Onu per i Diritti Umani, il Parlamento europeo, il Consiglio dell'Ue, il Dipartimento di Stato Usa e tutti i governi democratici compiano ogni sforzo possibile per evitare l'esecuzione della donna.

URGENTE! SAKINEH ALLA VIGILIA DELL'IMPICCAGIONE!





Comunicato Stampa
Grido d'allarme per Sakineh!

Secondo le informazioni attendibili appena giunte dalle fonti interne dall'Iran, il regime dei mullah intende impiccare Sakineh in grande segretezza e lasciare il mondo di fronte ad un fatto compiuto! La procura di Tabriz, dove sono tuttora in carcere il figlio e l'avvocato di Sakineh ha ricevuto l'ordine da Teheran di non scarcerarli prima dell'esecuzione di Sakineh.
Davood Karimi, presidente dell'associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia

 
AID : AGENZIA IRAN DEMOCRATICO