venerdì 11 giugno 2010

12 GIUGNO, IL PRIMO ANNIVERSARIO DELLA GRANDE RIVOLTA POPOLARE IRANIANA

Esattamente un anno fa, in occasione delle farse elezioni presidenziali, il regime dei mullah, attraverso una complessa e minuziosa e capillare ingegneria elettorale ha nuovamente nominato il passdar Ahmadinejad per il secondo mandato. In tal occasione l'intero mondo ha potuto testimoniare direttamente e grazie all'internet l'esplosione della rabbia popolare che ha riversato tutto il suo odio e sdegno verso la casa del capo supremo, Ayattolterrore, mullah Ali khamenei e il suo sicario, il famoso uomo di 1000 colpi di grazia Ahmadinejad( nei primi anni ottanta, Ahmadinjead fu uno degli uomini del plotone di esecuzione del carcere di Evin, dove in quel periodo sono stati passati per le armi molte decine di migliaia di ragazze e ragazzi e perfino donne incinte. In quei periodi fu proprio Ahmadinejad che sparava i colpi di grazia ai detenuti). La data del 12 giugno ha segnato l'inizio della fine e del crollo dell'intero regime e ha definitivamente ha chiuso nella tomba qualsiasi idea di riformismo e di risanamento di un regime clericale e dispotico basato su tre colonne fondamentali: la repressione, il terrorismo come la base della politica estera e la bomba atomica come la garanzia della sopravvivenza della repubblica islamica di matrice khomeinista. Negli ultimi anni, in particolare nel periodo della presidenza di Khatami, ci sono stati tantissimi tentativi euroamericani per portare il regime iraniano su un binario accettabile.In tal senso sono stati offerti gratuitamente del tempo prezioso al regime per complementare il suo progetto atomico militare e per prolungare e consolidare il suo maligno regno in medioriente. Sono stati offerti ai mullah numerosi pacchetti incentivi e portati avanti la politica del bastone e della carota( le carote hanno riempito la pancia dei mullah e i bastoni sono finiti sulla testa della popolazione!).
Un altro esito di questa giornata storica è stato la spaccatura della testa del regime che ha portato l'intero vertice del clero e del governo in uno stato di irreversibilità assoluta. Tale situazione ha avuto anche suoi effetti fisiologici all'interno dell'apparato militare e statale dove il regime di Ahmadinejad ha dovuto fare una grande e minuziosa depurazione.
Tutto ciò è stato accompagnato da una dura repressione delle manifestazioni popolari. Migliaia di persone sono state arrestate e torturate, violentate e uccise. Il capo supremo, Ali Khamenei ha ordinato una politica di dura contrazione di tutti gli apparati statali e non. Ha licenziato tutti coloro che non erano in linea con la nuova situazione e ha perpetrato una dura e feroce campagna denigratorio contro gli stessi uomini che fino a pochi giorni fa facevano ufficialmente parte dell'intero corpo governativo. Ma allo stesso tempo, la popolazione ha continuato a scendere in piazza e ha reclamare i suoi diritti negati da trentanni. Ogni occasione e ricorrenza è stata sfruttata per scendere in piazza e chiedere il ripristino dello stato di diritto. Il 20 giugno, giornata dei caduti e dei prigionieri politici è stata barbaramente uccisa Neda, simbolo della resistenza popolare iraniana. Il culmine della protesta è stato evidenziato nella giornata della Ashura dove milioni di persone si sono riversate nelle strade iraniane manifestando e scontrandosi con i Passdaran. L'intero paese si è sprofondato in una guerra. In quell'occasione i Passdaran hanno aperto il fuoco sui manifestanti e hanno ucciso centinaia di giovani regazze e ragazzi. Anche questa data è rimasta impressa nella storia della lotta per la libertà e la democrazia. La popolazione ha potuto constatare che questo regime non ha intenzioni e non può assolutamente dare uno spazio pur minimo all'espressione del dissenso. la battaglia ha preso un indirizzo più netto e più radicale dove anche gli slogan hanno cambiato la natura e il significato: Wher in my vote è diventato Morte a Khamenei. E tutto ciò è continuato ininterrottamente fino ai giorni nostri. La manifestazioni sono state continuate in ogni angolo del paese e hanno toccato tutti i ceti sociali ed economici. La spaccatura si è allargata e ha reso ancora più debole il regno duo Khamenei-Ahmadinejad.
La data del 12 giugno ha evidenziato ancora una volta un altro aspetto della società iraniana che merita una grande attenzione dell'intero mondo: il ruolo delle donne. Al contrario della rivoluzione del 1979 che gli uomini riempivano tutte le piazze, invece questa volta abbiamo visto, grazie all'internet, una grande partecipazione delle donne come i veri pionieri della libertà e della democrazia e secondo me sono loro i veri garanti della vittoria finale contro il fondamentalismo islamico di matrice khomeinista. Saranno le donne iraniane che sferreranno il colpo mortale sulla testa del regime dei mullah. Tutto ciò ha una sua logica: In questi trentanni del regno del fondamentalismo la donna è stata maltrattata e discriminata in ogni settore. E' stata legalmente riconosciuta come elemento secondaria con enormi doveri e pochissimi diritti.
Colgo occasione di ringraziare a nome del popolo iraniano e a tutti i caduti coloro che hanno sostenuto questa grande battaglia per la libertà e la democrazia in Iran e per la sicurezza in tutto il mondo.
Nei prossimi giorni ancora testimonieremo il grande coraggio e determinazione del popolo iraniano per liberare l'Iran dalle tenaglie del regime dei mullah.
Davood Karimi

 
AID : AGENZIA IRAN DEMOCRATICO