mercoledì 17 marzo 2010

«La mia Neda riscatterà l'Iran»






di Luigi Spinola
Intervista al fidanzato della ragazza uccisa a Teheran




Sono le sei e trenta di un caldissimo 20 di giugno a Teheran, quando Neda Agha-Soltan viene trafitta da un colpo d'arma da fuoco sparato da un miliziano. In pochi minuti la ragazza se ne va. Il filmato della sua agonia esporta ai quattro angoli del mondo la passione dell'Onda verde. E la martire diventa la guida più potente del movimento che vuol cambiare l'Iran.

Di una cosa Makan Caspian è certo. La sua fidanzata Neda a quell'incrocio letale tra via Khosravi e via Alahei non ci è capitata per caso. «Neda e io ne parlavamo molto in quei giorni» ricorda Makan, in visita alla redazione del Riformista. «Lei non era neanche andata a votare, eppure è subito scesa per strada a manifestare. Le chiedevo: “Per cosa protesti?” Lei diceva: “Ci vado perché gli imbrogli sono così evidenti, il comportamento del regime talmente offensivo, che le persone che oggi chiedono solo che venga rispettato il loro voto, alla fine vorrano cambiare tutto”. Neda sapeva quello che voleva. Ed è per questo che è diventata un simbolo».

Il regista e poeta Makan Caspian è a Roma per partecipare a un forum sui diritti umani in Iran, organizzato dalla rivista l'Interprete Internazionale con Radio Radicale. Ha lasciato Teheran «due mesi dopo essere stato liberato dal carcere di Evin». Da allora Makan gira il mondo per «rompere il muro del silenzio che nasconde le sofferenze del mio popolo». E raccontare la storia di Neda.

Come vi siete incontrati?
Ho conosciuto Neda durante un viaggio in Turchia. Avevamo molte cose in comune, ci trovavamo d'accordo quasi su tutto. E dopo un po' che stavamo insieme abbiamo deciso di sposarci. Volevamo passare molto tempo all'estero. Neda già all'Università aveva avuto dei problemi, era troppo libera.

Neda si era iscritta a Filosofia ma era anche un'appassionata musicista. Che progetti aveva?
Aveva scelto Filosofia perché voleva capire come nascono le religioni. Credeva che per aver un rapporto con Dio non fosse necessario farsi “complice” degli apparati religiosi. Gli studi però non le davano soddisfazione. Era un'artista. E quando ha scoperto la musica la sua vita è cambiata. Prima il solfeggio poi il canto, il violino e il pianoforte che diventò il suo strumento prediletto. Ma era ossessionata dalla sua voglia di libertà. Voleva sapere perché agli iraniani fosse negato il più elementare diritto alla libertà. Quali sono le strade che conducono alla libertà? Era sempre pronta a discuterne.

Era persuasiva Neda? È la sua fidanzata che l'ha guidata verso la dissidenza?
La mia famiglia aveva un orientamento politico poco ortodosso, sin dall'infanzia sentivo parlare del rapporto tra politica e società. Quando ho iniziato la scuola elementare è scoppiata la rivoluzione. Ed è cambiato tutto. S'immagini che a otto anni ho dovuto rinunciare alle lezioni di musica a causa di una discussione politica con la mia insegnante. Sono cresciuto con la passione per la politica. E volevo parlare anche di politica nei miei film e nelle mie poesie. Ma le autorizzazioni non arrivavano, i libri non venivano pubblicati. Ho dovuto cambiare tema. Neda mi ha insegnato due cose importanti: il coraggio e la speranza nel cambiamento.

La storia di Neda spaventa il regime. Dopo la sua morte le è stato negato il funerale. E da allora ogni commemorazione viene repressa. Il potere ha incolpato della sua morte l'opposizione interna, i servizi stranieri, perfino la Bbc...Quanto è forte la pressione del regime nei confronti degli amici e dei familiari di Neda?
Dal giorno in cui è stata uccisa le forze di sicurezza hanno messo sotto controllo amici e parenti perché non volevano che si parlasse di lei. Per questo nella prima intervista che ho rilasciato alla Bbc non ho parlato della sua attività politica. Ho detto che Neda passava di lì quasi per caso. Ma non potevo restare a lungo in silenzio. E quando ho definito omicidio volontario la morte di Neda sono stato arrestato. Il regime continua ancora oggi a minacciare la famiglia di Neda per non farla parlare. E come ha ricordato lei, hanno inventato decine di sceneggiature sulla sua morte. Ma nessuna di queste bugie ha fatto strada. E il martirio di Neda ha dato forza al movimento di protesta.

Ogni volta che viene data per finita, spezzata dalla repressione, l'Onda verde rispunta nelle strade iraniane. Ma la gente che protesta è sempre di meno. Il movimento è ancora in grado di impensierire il potere?
Il movimento non si fermerà, ora sta rafforzando il suo corpo. La cosa più importante al momento è riuscire a unire gruppi molto diversi di persone scontente. Il fatto che ci sia meno gente in piazza non significa che la protesta sia più debole. Il consenso popolare per l'opposizione sta crescendo.

Ed è ancora un'opposizione riformista, che si affida a leader che fanno parte del sistema sperando di cambiarlo?
Io credo che questo ormai sia un movimento rivoluzionario, ma vedremo tra alcuni mesi se è davvero così. I leader come Mousavi e Karrubi hanno scoperto di stare dalla parte del popolo solo dopo i brogli elettorali. Ma hanno molto da farsi perdonare. Non dimentichiamo il passato, questi politici solo temporaneamente possano rappresentare le aspirazioni del popolo iraniano. Ma con loro non andremo molto lontano.

E il resto del mondo che peso ha nella partita iraniana?
La solidarietà internazionale è importante. Per quanto riguarda il confronto sul nucleare, non credo che possa influenzare in un senso o nell'altro la lotta per la libertà degli iraniani. Personalmente penso che a una dittatura non dovrebbe essere permesso di sviluppare un programma nucleare. Ci vorrebbero sanzioni più dure. Ma attenzione, un'azione militare contro di noi sarebbe una catastrofe.

 
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