sabato 27 febbraio 2010

IRAN: IMPICCATI ALTRI 8 DETENUTI



Iran: impiccati otto condannati per omicidio e droga

Teheran, 27 feb. (Adnkronos/Dpa) - Impiccati oggi in Iran otto condannati per omicidio e traffico di droga. Lo rendono noto oggi le agenzie di stampa locali, secondo le quali nella citta' nordoccidentale di Birjan sono stati impiccati tre condannati per l'omicidio di diversi agenti di polizia. Erano invece stati trovati colpevoli di crimini collegati al traffico di droga i cinque impiccati a Kerman, nel sudest dell'Iran. Le famiglie delle vittime hanno assistito alle esecuzioni a Birijan.

L'Italia salva 2 dissidenti condannati a morte dal regime di Teheran



Nella foto: europarlamentare Potito Salatto
Davood Karimi: un caloroso ringraziamento della comunità iraniana al europarlamentare del Pdl, Potito Salatto per il suo impegno umanitario a favore di coloro che sfuggono dalle barbarie del regime di Ahmadinejad.


di Enza Cusmai
Il Giornale.it

I giovani erano ricercati per motivi politici. Scappati in Turchia stavano per finire nella mani del boia. Da Bruxelles l’intervento della diplomazia di Roma. Il deputato europeo Potito Solatto impedisce l'estradizione all'ultimo minuto




Salvati in extremis dall’impiccagione certa. Come succede in un film d’azione. Invece qui è tutto vero. Merito del tempestivo intervento di Potito Salatto, parlamentare europeo del Ppe e membro della delegazione interparlamentare Iran. Ieri, infatti, due giovani iraniani dell’opposizione sono stati sottratti al regime di Teheran che non perdona i dissidenti politici. E Salatto, mentre racconta in esclusiva la vicenda al Giornale, non nasconde l’emozione. «Oggi sono felice. Mi sembra di aver salvato due figli».

Salatto in effetti, è uomo di lungo corso. Mentre i due iraniani che ha messo al sicuro sono giovani, uno di 22 e l’altro di 31 anni. In Iran, il regime li avrebbe fatti impiccare. E invece ora sono in Turchia. Coccolati dall’ambasciata in attesa che il loro caso umano sia risolto. Ma le premesse di finale a lieto fine ci sono tutte. «I due iraniani hanno intenzione di chiedere l’asilo politico in Italia. Il ministro per le Politiche comunitarie, Andrea Ronchi, ha già offerto la sua disponibilità - spiega Salatto -. Manca il nullaosta di Franco Frattini. Ma sono certo che il ministro degli Esteri non si tirerà indietro. Lui è un uomo di grande sensibilità».

Salatto conosce i suoi referenti. E sa muoversi con disinvoltura nella macchina burocratica di Bruxelles. Ed è da lì che ha manovrato l’intera di operazione di salvataggio. «Ieri mattina - racconta - ho ricevuto una telefonata da esponenti dell’opposizione iraniana che mi chiedevano aiuto per due giovani bloccati dalla polizia turca e privi di documenti di riconoscimento». I due, infatti, erano sprovvisti di tutto, perché, arrestati dal regime di Teheran e in attesa dell’esecuzione capitale, erano riusciti miracolosamente a fuggire. Il loro reato? Aver manifestato in piazza pacificamente contro l’attuale dittatura. Una dimostrazione democratica che in Iran costa la vita. «Sono più di cento i dissidenti che aspettano di essere decapitati per le loro convinzioni politiche ed è già stato ammazzato un giovane di 16 anni per questo - ricorda Salatto -. Tra l’altro alcuni di quelli che finiscono in carcere spariscono».

Ma per i due giovani «miracolati» ieri è cominciata una nuova vita, anche se fuori dal loro Paese. Ora sono al sicuro e tremano ancora all’idea di essere rispediti a Teheran. Cosa impossibile per due rifugiati politici. Il rischio però è stato grande. Infatti, una volta fuori dal carcere, i due sono riusciti a sfuggire ai controlli di frontiera iraniani e a superare il confine turco. Ma una volta in Turchia sono stati fermati dalla polizia locale perché privi di permesso di soggiorno. Inoltre, su di loro c’era stata una richiesta di estradizione del governo iraniano che la polizia di Ankara aveva accolto. Così, ieri, di due dissidenti sono stati caricati in automobile per essere trasportati al confine iraniano. Nel frattempo a Bruxelles arriva la «soffiata». Gli informatori spiegano la situazione a Salatto che contatta le autorità turche presenti a Bruxelles. «Grazie alla loro sensibilità - spiega l’europarlamentare - sono intervenuti dall’ambasciata turca e hanno bloccato l’auto a metà strada. Così i due giovani sono stati trattenuti in Turchia e siamo riusciti a salvarli».
Ora i ragazzi vogliono vivere in Italia. Se ci sarà il sì all’asilo politico del nostro Paese, la Turchia concederà (secondo fonti sicure) la loro estradizione. La storia finisce qui. Ed è la prima volta che possiamo raccontare un lieto fine. I nomi dei due rifugiati non si possono fare per motivi di sicurezza. «Abbiamo paura che rivelando la loro identità, il regime possa prendersela con le loro famiglie», spiega Salatto. Intanto l’intervento potrebbe creare un incidente diplomatico tra Italia e Iran. Anche se l’esponente del Ppe esclude l’ipotesi. «Il responsabile dell’ambasciata iraniana a Bruxelles mi ha pregato di riaprire un dialogo tra la delegazione interparlamentare europea e le autorità iraniane - spiega - una cosa che si può fare solo se il governo di Teheran dichiara una moratoria di quattro mesi sulle esecuzioni capitali». La risposta non è ancora arrivata.

giovedì 25 febbraio 2010

NOMINATO IL SUCCESSORE DI ABDOLMALEK RIGHI

Fonte: Iranpressnews
Dopo la cattura di Abdolmalek Righi da parte delle forze di sicurezza pakistane e la successiva consegna all'Iran del leader del gruppo Jondollah, il comitato centrale di questa organizzazione in un comunicato stampa, diffuso dai siti persiani, ha dato la notizia della nomina del signor Haj Mohammad Zaher Beluch come successore di Al Malek Righi.
Davood Karimi

lunedì 22 febbraio 2010

IL REGIME GUERRAFONDAIO DEI MULLAH VERSO LA COLLISIONE MILITARE INTERNAZIONALE

Come avevo sostenuto negli anni passati, il regime dei mullah a causa della sua politica atomica-terroristica sta andando a gran velocità verso una collisione militare con la comunità internazionale. Tale situazione in parte è dovuta anche alla politica di accondiscendenza euro-americana che per tanti anni ha sostenuto la politica di dialogo con il regime fondamentalista e terrorista di Ahmadienjad. Una politica talmente dannosa che ha incoraggiato sempre di più Teheran e il vertice dei mullah a tal punto che negli stessi momenti che si sedeva al tavolo delle trattative azionava con una mano il bottone delle sue autobombe sparse in Iraq e in Afghanistan uccidendo migliaia di innocenti e militari delle forze armate stranieri. La strategia di Teheran fu quello di sprofondare le forze stranieri coinvolti nella regione in una situazione intollerabile costringendole a scappare dal teatro di guerra. In parte la sua strategia ha avuto gli effetti desiderati e ha costretto molti paesi a ritirare le loro forze militare dalle zone di guerra.
In ogni caso devo sottolineare che il regime dei mullah nello stesso tempo che teme un attacco militare contro le sue basi militari atomici accoglierebbe anche a braccia aperte tali iniziative militari perchè darebbe loro una seria giustificazione per eliminazione fisica dell'intera opposizione interna ed esterna e allo stesso tempo gli darà la possibilità di mandare tutta la sua potenza terroristica-kamikaze in tutto il mondo occidentale mettendo a ferro e fuoco l'intero mondo civile.
In alternativa a tutto ciò e per evitare una catastrofica guerra mondiale bisognerebbe che il mondo accetti la terza via della signora Maryam Rajavi, presidente eletta dal Consiglio Nazionale della resistenza iraniana che consiste nel sostenere il popolo iraniano: "non alla guerra, non alla politica di accondiscendenza si al sostegno al popolo iraniano"
Davood Karimi

IRAN: PETRAEUS AVVERTE, USA SULLA "STRADA DELLA PRESSIONE"

24ORE

Washington, 17:43

Gli Stati Uniti hanno imoboccato 'la strada della pressione' per fermare il programma nucleare iraniano. E' l'avvertimento lanciato dal generale David Petraeus, che guida il Comando centrale per il teatro mediorientale. 'Credo che nessuno possa dire che gli Stati Uniti e il resto del mondo non abbiano dato all'Iran ogni opportunita' per risolvere le questioni attraverso la diplomazia', ha dichiarato Petraeus. .

domenica 21 febbraio 2010

A Pescara un incontro sulla resistenza iraniana contro la dittatura religiosa persiana



sabato 20 febbraio 2010

"Nonostante l'elevato numero di arresti, omicidi e danni, la rivolta segna una vittoria per il popolo e la campana a morte per il regime nella sua interezza". Il riferimento è alle manifestazioni dell'11 febbraio a Teheran, in occasione dell'anniversario della rivoluzione contro la monarchia. A parlare è Shaed, dell'associazione Donne democratiche iraniane in Italia, relatrice dell'incontro a sostegno della resistenza contro la dittatura religiosa persiana, autoorganizzato e autogestito da Moreno De Sanctis e Gildo Fantone, svoltosi ieri nella sala della Cgil di Pescara. Shaed è andata al sodo del problema: "Mentre il popolo iraniano vive sotto la soglia della povertà, il denaro, frutto della ricchezza del nostro paese viene speso per esportare terrorismo e per potenziamenti nucleari". Dall'incontro emerge un dato netto: sono molti i particolari che non conosciamo della repressione a Teheran, o per mancanza di consapevolezza, o per le gravi lacune dovute all'occultamento dell'informazione e alla censura. Al di là delle diverse posizioni che gli stati occidentali hanno assunto nei confronti della Resistenza iraniana (i mujaheddin del popolo sono tuttora considerati terroristi da Usa e Canada, ma nel 2009 l'UE li ha depennati dalla 'lista nera'), è infatti inevitabile il confronto con un popolo (quello iraniano tout court, per intero, a prescindere dal titolo di mujaheddin, dai colori politici e dalle classificazioni) che denuncia fieramente le violazioni quotidiane delle libertà politiche e sindacali, la discriminazione delle donne e la repressione violenta di ogni dissidenza. Maryam Rajavi, del Consiglio nazionale della Resistenza Iraniana, ha ricordato di aver portato nell'aprile 2006, all'attenzione del Consiglio d'Europa, i pericoli della dittatura religiosa: "Non chiediamo ai paesi stranieri né armi né denaro - aveva detto la Rajavi in quella sede - Il nostro scopo non è di prendere il potere a qualsiasi prezzo, ma di garantire la libertà e la democrazia a qualsiasi prezzo". Oggi l'Iran continua il suo percorso di lotta e punta dritto alla determinazione del popolo, ma la strada è irta di ostacoli. E non solo a Teheran. Basti pensare che dal 2009 la repressione e le difficoltà si moltiplicano a Camp Ashraf, centro di residenza in Iraq di 3400 dissidenti persiani, posti sotto l'egida della 4° Convenzione di Ginevra, passato, e non senza polemiche nell'opinione pubblica internazionale, dalla tutela statunitense, assunta nel 2003, a quella delle forze irachene, nel 2008. Proprio in questi giorni è stato reso noto che gli Amici del Gruppo del Parlamento europeo per un Iran libero (che comprende molti europarlamentari di diversi orientamenti politici e di diversi Stati membri) hanno chiesto al Presidente del Consiglio Europeo, all'Alto Rappresentante dell'Ue per gli Affari Esteri e al Segretario Generale dell'Onu, di "intervenire immediatamente per prevenire altri attacchi violenti contro Camp Ashraf e per chiedere la fine istantanea all´assedio che ha negato l´accesso al campo di medicinali, dottori, cibo, carburante e familiari negli scorsi 14 mesi". Si ricordi che già nell'agosto 2009 lo stesso New York Times aveva parlato, pur nell'assunto che gli Usa non avrebbero ripreso la tutela del centro, della necessità di fermare il bloodshed, lo spargimento di sangue, nei confronti dei residenti di Camp Ashraf. Mentre si ultimano queste righe, continuano le proteste e molti processi svoltisi sotto l'accusa di moharebeh, l'essere nemici di Dio, culminano in sentenza capitali. L'Onu riaccende i propositi di sanzioni, e anche la Russia ribadisce che ci vuole un 'pugno di ferro' contro i soprusi. "E' importante - ha concluso Shaed - che le sanzioni siano dirette al regime". Come dicono anche i sostenitori del movimento Free Green Iran, "Keep hope alive": mantieni viva la speranza.

Carlotta Giovannucci

venerdì 19 febbraio 2010

il regime dei mullah uno dei peggiori pericoli per ecosistema umana!

Quando un corpo estraneo entra in un ambiente sano ed equilibrato si inizia una dura battaglia contro intruso onde cacciarlo ed eliminarlo definitivamente. Nel caso del regime iraniano il percorso naturale di questa reazione è avvenuto in un modo assai anomalo, nel senso che il popolo iraniano ha cercato di reagire quando si è reso conto che Khomeini si era travestito da "liberatore della patria"! Ci fu una dura battaglia con migliaia di morti, feriti, prigionieri torturati, maltrattati fisicamente e moralmente, discriminazioni vari contro le donne e le etnie varie ecc...Invece la reazione della comunità internazionale a questo strano corpo virale fu diversa. la comunità internazionale, come nel caso delle industrie farmaceutiche hanno cercato di sfruttare di questo occasione onde accumulare la ricchezza. Ma una cosa gli è sfuggito. L'estrema pericolosità demagogica di questo virus-fenomeno e la sua capacità di trasformazione multipla. A tal punto che si presentava allo stesso momento in migliaia di forme e vesti in modo che di fronte agli occhi dell'interlocutore si manifestava uno spettacolo agghiacciante di mille facce e voci. Tale situazione ha creato tanta confusione tra coloro che avrebbero dovuto prendere e adottare delle misure urgenti per circoscriverlo. la comunità internazionale caduta in uno spirale di dannose politiche di accondiscendenza ha prestato in questa maniera dei pregevoli soccorsi al virus anzichè al paziente. Come un scienziato che senza prendere delle precauzioni maneggia un virus sconosciuto. si sa che prima o poi il virus lo conteggia e lo porta ala morte sicura. Ciò è avvenuto anche in questo caso. l'urto terroristico del regime iraniano ha colpito fortemente i paesi che fanno parte della politica di accondiscendenza tra cui Italia, America, Inghilterra, Francia, Germania, Russia e tanti altri paesi.
Il regime iraniano è un corpo estraneo nel corpo umano e assai dannoso per ecosistema mondiale umano.
davood karimi

giovedì 18 febbraio 2010

INGENTI SOMME ANDREBBERO IN RUSSIA, MA ANCHE IN CANADA E AUSTRALIA


"Khamenei-Putin, intesa per esportare capitali"
Flusso di denaro dall’Iran, i dissidenti “denunciano” 66 milionari. Nel mirino anche il figlio di Ahmadinejad
Fonte:IL SECOLO XIX
GIOVEDÌ
18 FEBBRAIO 2010

La stampa del Kuwait ha risollevato lo scandalo della fuga dei capitali iraniani all’estero, già aggallato nel 2009. Tra i 66 personaggi coinvolti figura il Gotha del governo di Ahmadinejad, il quale andò al potere proprio in nome della guerra alla corruzione [per i nomi e le cifre, vedi la infografia nel Pdf]. E adesso, mentre il popolo subisce la miseria, i vertici politici, religiosi e militari mettono il denaro in salvo. Nelle esecrate banche occidentali.
Karimi Davood, responsabile dei rifugiati politici iraniani in Italia, aggiunge altre indiscrezioni. Secondo l’opposizione infatti il flusso di denaro è diretto, oltre che in Europa, anche in Canada e Australia. Inoltre i Khamenei starebbero spostando ingenti capitali verso la Russia, in seguito a un accordo con Putin, in base al quale la famiglia della Guida Suprema otterrebbe salvacondotti e asilo politico, nel caso di un rovesciamento di regime.
Nel 2009 la stampa inglese aveva rivelato il ruolo crescente del figlio della Guida Suprema. Mojtaba Khamenei infatti è il successore designato ed è l’inflessibile “guardiano” del beit-e-rahbari (la residenza del padre, il quale subì un attentato nel 1981). Inoltre Mojtaba gestisce le milizie paramilitari responsabili della repressione negli ultimi anni, ed è stato tra gli sponsor della vittoria presidenziale di Mahmud Ahmadinejad. Tuttavia secondo Karimi Davood il suo ruolo viene surdimensionato per migliorare l’immagine della Guida Suprema, mentre in realtà si tratta di un semplice esecutore degli ordini paterni. Nel 2009 nel Regno Unito furono bloccati 1,6 miliardi a lui riconducibili, dopo che nel 2008 la UE aveva bloccato le filiali europee della banca Melli, con sanzioni finanziarie che anticipavano quelle in ballo in queste settimane. Il nepotismo è presente anche nella famiglia di Ahmadinejad: suo fratello Davood è diventato responsabile degli ispettori governativi, con un potere investigativo molto ampio. La sorella del presidente è membro dell’amministrazione comunale di Teheran. Il cognato è a capo di una Ong, mentre un nipote lavora al ministero dell’Industria.
Le dinastie politiche in Iran oggi hanno più potere degli scià nel periodo monarchico, e se la figlia dello speaker del parlamento ha sposato Mojtaba Khamenei, il principe Reza Pahlevi, primogenito dell'ultimo scià di Persia, si propone a capo di un’ipotetica restaurazione, sostenendo le ragioni degli oppositori: “Ci sono rischi di una reazione pesante”, ha dichiarato a France 24. Rifugiatosi negli Stati Uniti dal 1978 (dove ha compiuto studi militari), Reza Pahlevi ha una reputazione di duro nemico del komeinismo, ma è per la "disubbidienza civile" e per una transizione pacifica. Su questo punto Karimi Davood la pensa diversamente: la transizione pacifica è impossibile e intanto Mousavi e Karoubi hanno già alzato le mani, dopo le intimidazioni subite. Inoltre il governo starebbe inviando in Europa agenti incaricati di diffondere tra i media l’opinione che l’Onda verde non vuole recidere i fili della rivoluzione komeinista. Si tratterebbe di guerriglia mediatica, in realtà il movimento “chiede di arrivare alla destinazione finale”, cioè l’abbattimento del regime di Ahmadinejad, mentre nelle strade sale il grido Velayate Faqih! (A morte la Guida suprema). Nel caos che continua a montare persino il ritorno al potere dello scià appare possibile.
Paolo della Sala

mercoledì 17 febbraio 2010

Onu, che vergogna se l’Iran deciderà sui diritti dell’uomo



di Fiamma Nirenstein

Il Giornale, 17 febbraio 2010

Per capire cos’è diventato l’Onu basta pensare che forse a maggio l’Iran, con il suo carico di condanne a morte di dissidenti e omosessuali, con la sua persecuzione dei dissidenti, diventerà membro del Consiglio dell’Onu per i Diritti umani con il voto della maggioranza dei 192 membri dell’assemblea generale. Non c’è niente da ridere. Teheran ci sta lavorando parecchio, e le possibilità sono alte: i nuovi membri del Consiglio, composto di 47 Paesi, saranno eletti a scrutinio segreto. La durata del mandato è di tre anni. Il gruppo asiatico adesso ha a disposizione quattro posti e gioca su cinque candidati: la Malaysia, le Maldive, il Qatar, la Thailandia... e l’Iran. Un calibro da 90 rispetto agli altri, in grado di dire semplicemente «fatti più in là» a parecchi soggetti. E il gioco sarebbe fatto.

Dunque l’Iran potrebbe, magari mentre gli vengono comminate le famose sanzioni che tanto tardano nonostante la violenza fisica e la protervia atomica del regime, ricevere una legittimazione internazionale attraverso la maggioranza automatica dei Paesi non allineati e dei Paesi islamici, e acquisire così potere decisionale sulla moralità del mondo, su chi giudicare buono e chi cattivo, su chi spedire alla Corte penale internazionale, chi accusare di crimini di guerra. Del resto Ahmadinejad è già carico di medaglie delle Nazioni Unite, che gli hanno offerto pedane ben applaudite mentre condannava Israele a morte e invitava il presidente degli Usa a convertirsi all’Islam: l’Iran è già parte del direttivo (fatto da 36 membri) del Programma Onu per lo Sviluppo, membro del direttivo del World and food program, dell’Unicef, della Commissione narcotici dell’Onu con base a Vienna. Se l’Iran entrasse anche nel Consiglio, per i dissidenti che in questi giorni, di nuovo, sfidano le Guardie della rivoluzione e piangono morti, feriti, picchiati, rapiti, sarebbe un segnale di disprezzo e di abbandono così grave da risultare forse fatale.

Il Consiglio per i Diritti umani è in teoria la massima istanza in cui si giudica lo standard dei diritti umani nei vari Paesi dell’Onu. Esso è il prodotto di una riforma della screditata Commissione per i Diritti umani sciolta da Kofi Annan dopo avere difeso, invece dei dissidenti, quasi tutti i dittatori del mondo e dopo essersi scelto nel 2003 un presidente libico. Il nuovo Consiglio, nato nel 2006, non ha deviato dall’antica strada, e lo capì subito l’ambasciatore John Bolton, allora ambasciatore americano all’Onu, che non accettò di farne parte, mentre il nuovo organismo seguitava nella stessa identica politica: dal 2006 il Consiglio ha lanciato 33 condanne, l’Iran non ne ha mai ricevuta una come tanti altri violatori seriali dei diritti umani, una mezza dozzina riguardano la Birmania e la Corea, e se si gioca a indovinare chi invece se ne è beccate 27, è troppo facile. Il Sudan? No. La Cina? Nemmeno. Cuba? Per carità. Se le è beccate tutte Israele, e immaginiamo che nessuno sia troppo sorpreso. Inoltre il Consiglio solo l’anno scorso ha partorito sia la conferenza antisemita detta Durban 2 che l’Italia ha boicottato, che lo scandaloso rapporto Goldstone nato e confezionato allo scopo di accusare Israele di crimini di guerra, e che l’Italia non ha accettato. E anche adesso la coraggiosa ambasciatrice d’Italia a Ginevra, Laura Mirachian, si è dichiarata contraria all’ingresso iraniano.

Paradosso evidente, mentre si costruisce la candidatura di Ahmadinejad, da lunedì il Consiglio sta tuttavia esaminando tutta una serie di documenti sulle violazioni del regime degli ayatollah. La parte centrale della documentazione, scrive la giornalista americana Claudia Rossett che ha guardato le carte, è un rapporto di 16 pagine preparato dall’Alto Commissario per i Diritti umani che riassume le prove presentate da dozzine di gruppi per i diritti umani, supportate da video, rapporti eccetera. Vi si descrive l’uso di tortura, sevizie e stupri; si sostiene che il numero dei giovani detenuti nel braccio della morte è pari a 1.600, in parte per ragioni che nelle società libere non hanno niente a che fare con la criminalità, come l’apostasia, l’omosessualità, e «atti non confacenti alla castità». Il rapporto cita anche le uccisioni dei manifestanti nelle strade, le brutalità sistematiche nelle prigioni, e cita il codice penale: prevede la lapidazione per l’adulterio e, in altri casi, amputazioni e frustate. L’Iran ha presentato una sua difesa che sostiene che le leggi e il sistema in genere sono legati al rispetto dell’islam. L’opposizione di massa, certamente anche religiosa, ci dice che gran parte della popolazione non avallerebbe questa spiegazione. Né certo la può avallare il mondo democratico. Se l’Iran dovesse conquistare un suo posto al sole dei diritti umani, forse la crepa dell’Onu diventerà una voragine. E forse è ora.

martedì 16 febbraio 2010

I ragazzi della rivolta:"non abbiamo dato i morti per poi adulare il capo assassino"!

ANALISI
Subito dopo la rivolta popolare iraniana abbiamo testimoniato la nascita, come funghi, dei vari capi e portavoce di svariati organizzazioni e movimenti di varie natura. Ognuno ha cercato di rivendicare la paternità della rivolta e delle manifestazioni di protesta popolare cercando di circoscriverli nell'ambito di una "ribellione e di protesta contro un rispetto mancato al voto di massa"!
Ma la causa scatenante di questa grande rivolta popolare è stata l'esistenza maligna di trentanni di un regime clericale basato sull'odio, sulla violenza, sulla repressione, sulla discriminazione, sul terrorismo e sulla costruzione della bomba atomica. Dietro il voto del 12 giugno giaceva silenzioso un vulcano popolare che non vedeva l'ora di scoppiare e di bruciare per sempre l'intera esistenza di questo regime ripristinando "la libertà in Iran e la sicurezza nel mondo". Questo è avvenuto. Anche il sottoscritto ne avevo parlato e scritto in diversi interventi e articoli. Il voto del 12 giugno ha sferrato un duro colpo sulla testa del regime spaccandolo in due. Un corpo con una testa divisa in due e sanguinante. Naturalmente tale spaccatura, secondo le nostre analisi, è stata il frutto del malessere sociale che rispecchia nel vertice del regime.
In questo scenario, involontariamente, due personaggi di spicco, Moussavi e Karoubi che si erano prestati al "Show elettorale" si sono catapultati sulla scena interna ed internazionale come due "salvatori della patria"!
La resistenza iraniana fin dall'inizio ha invitato entrambi a prendere le distanze dal capo supremo del regime, Ali Khamenei beneficiando anche del sostegno della resistenza stessa. Ma dal momento che ne Moussavi e ne Karoubi non erano uomini capaci di guidare un radicale cambiamento che porti alla libertà e alla democrazia si sono lasciati intimoriti dal terrorismo iraniano( con uccisione del nipote di Moussavi), e alla fine hanno alzato le mani di fronte alle minacce di Khamenei. In questo periodo esistevano due grandi rischi: il primo era la sottovalutazione di Moussavi e il secondo la sua sopravvalutazione. In entrambi casi la parte vincente sarebbe stato il nemico numero uno del popolo iraniano: Velayate Faghih dell' Ayatolterrore Ali Khamenei.
La resistenza iraniana, grazie al suo storico leader, Massoud Rajavi, aveva in tempo, avvertito questo rischio lanciando diversi messaggi in direzione di Moussavi e di Karoubi invitandoli ad allontanarsi dal leader supremo Khamenei e di avvicinarsi ulteriormente ad un'unica richiesta e desiderio della popolazione: cambio totale del quadro politico attuale. Per Moussavi un suo allontanamento si sarebbe tradotto in un futuro di ammirazione e di popolarietà. Ma purtroppo cosi non avvenne.
Allo stesso tempo il regime dei mullah oltre ad aver usato tutti gli strumenti della repressione ha anche sguinzagliato innumerevoli uomini in ogni angolo della terra per tenere lontano, le proteste della diaspora iraniana, dalla resistenza iraniana incanalando le proteste stesse in direzioni deviate propagandando il "rischio della radicalizzazione della lotta popolare" cercando ad ogni modo e costo di costruire un sipario che dividi le proteste della resistenza iraniana dalle proteste "dell'onda verde".( in questa direzione ha usufruito perfino dell'aiuto dei cittadini stranieri che sono convinti, sia per ideologia che per il Dio-denaro che il regime dei mullah è vittima "del sionismo e dell'imperialismo americano"!!!)
Ma di quali rischi parlano? Rischio della caduta del regime dei mullah? Si infatti. Se guardiamo alla cronologia degli eventi post 12 giugno ci rendiamo conto che la lotta si è radicalizzata e incanalata verso il rovesciamento del regime degli ayattollah. Infatti dallo slogan" wher in my vote" siamo passati a "morte alla dittatura, morte a Khamanei".
Sottolineo e ribadisco ancora una volta che non esiste nessun "rischio" se non quello che ha rubato il sonno al capo supremo: il rovesciamento della repubblica islamica per mano "dell'esercito della rivolta". La composizione soical-politico e geografico della popolazione iraniana non permetterà alla nascita di una "guerra civile", propagandata dagli uomini del regime con il quale vogliono spaventare l'occidente e convincerlo di barricarsi, nel timore del "rischio della radicalizzazione della lotta e della guerra civile", sotto il mantello dell'ayatolterrore Ali Khamenei. Il popolo iraniano ripudia questi nefasti uomini che per interessi meschini si sono venduti alle direttive dei servizi di informazione iraniana.
Le grandi manifestazioni della Ashura e le successive proteste di massa che si sono conclusi nel 11 febbraio ci insegnano che il popolo iraniano è maturo e consapevole di ciò che desidera e di ciò che va incontro. La questione di oggi non è più sottovalutare o sopravvalutare Moussavi ma di chi guiderà in futuro la macchina della rivolta popolare che, man mano che va avanti, cambia l'aspetto e diventa sempre più forte e più incisiva e più determinata, per portare alla destinazione finale, sano e salvo, nonostante innumerevoli insidie interni ed internazionali, il suo prezioso passeggero: "eroico popolo iraniano". E' da qui che nascerà, in un prossimo futuro, la leadership della rivolta. Infatti è questo il "rischi" di cui parlano i sicari del regime terrorista dei mullah.
Davood Karimi

lunedì 15 febbraio 2010

World Press Photo 2010: la foto dell’anno e’ di Pietro Masturzo


Nella foto: tre donne che gridano"Allahoakbar", Dio è grande!
World Press Photo 2010: la foto dell’anno e’ di Pietro Masturzo

Lunedì, 15 Febbraio 2010.

E’ stato assegnato anche quest’anno il World Press Photo 2010, il premio fotogiornalistico che ogni anno da’ il suo riconoscimento, importante e prestigioso, al fotografo che ha realizzato lo scatto piu’ significativo. E per l’edizione 2010 il primo premio e’ andato alla fotografia di un italiano, Pietro Masturzo, vincitore di questo interessante concorso fotografico, fortemente legato anche al mondo giornalistico. Lo scatto in questione, che ha vinto il World Press Photo 2010, ci porta in un Iran sconvolto dagli scontri di piazza contro il regime.

IRAN: ONU, ITALIA E OCCIDENTE LO ATTACCANO SU DIRITTI UMANI


(AGI) - Ginevra, 15 feb. - L'Occidente ha messo l'Iran sul banco degli imputati davanti al Consiglio per i diritti umani dell'Onu, a Ginevra. In occasione dell'Esame periodico universale sulla situazione dei diritti umani nella repubblica islamica, i rappresentanti di Usa, Francia, Italia e altri Paesi hanno denunciato la violenta repressione delle manifestazioni dell'Onda verde e le crescenti restrizioni alla liberta' d'espressione

domenica 14 febbraio 2010

Iran: Cgil, Cisl e Uil, Condanna a Regime

Gio 11 Feb - 12.04
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(ASCA) - Roma, 11 feb - In occasione dell'anniversario della rivoluzione islamica del 1979, CGIL CISL e UIL esprimono la piu' ferma condanna dell'attuale regime iraniano, di cui denunciano le gravi violazioni delle liberta' politiche e sindacali, la discriminazione nei confronti delle donne, delle minoranze etniche e religiose, i cui diritti vengono repressi con la violenza e l'arbitrio. E' quanto si legge in un comunicato congiunto. Cgil, Cisl e Uil chiedono che il Governo italiano, l'Unione Europea ed il Consiglio di Sicurezza adottino ulteriori iniziative politiche nei confronti del regime iraniano, nonche' sanzioni economiche e commerciali mirate. La rinuncia agli armamenti nucleari, il rispetto dei diritti umani, politici e sindacali, nonche' la scarcerazione di tutti gli oppositori, sono le condizioni perche' in Iran torni una vera democrazia e il rispetto dello stato di diritto. Le tre confederazioni, conclude il comunicato, hanno invitato le lavoratrici ed i lavoratori, gli attivisti per la pace ed i diritti umani ad esprimere la loro solidarieta' con il popolo iraniano nella giornata di oggi 11 Febbraio.

venerdì 12 febbraio 2010

- ROMA, 11 FEB - 'L'Occidente si deve svegliare, deve difendere i fratelli iraniani. Oggi siamo iraniani anche noi'.

(ANSA)
Il leader dell'UDC, Pier Ferdinando Casini, interviene a sostegno di una manifestazione organizzata da esuli iraniani davanti a Montecitorio per esprimere sostegno alle contestazioni duramente represse 'dal regime di Ahmadinejad'.
'Queste bandiere sono idealmente anche nostre - aggiunge Casini rivolgendosi ai manifestanti - Siamo vicini al popolo e ai colleghi parlamentari iraniani, privati della liberta' e vittime di un regime che nega la liberta' e che oggi, sembrerebbe, ha ammazzato una studentessa che manifestava'.
'Non ci intimoriscono le intimidazioni all'ambasciata italiana a Teheran - conclude - Diciamo grazie a internet perche' e' un grande strumento di democrazia. Non dimentichiamocelo neanche noi in Italia'.
Iran: opposizione in piazza a Roma
Manifestanti gridano: 'morte al regime, morte ad Ahmadinejad'
11 febbraio, 20:41


(ANSA) - ROMA, 11 FEB - Alcuni oppositori iraniani in esilio in Italia si sono radunati in Piazza Montecitorio per protestare ancora contro il regime di Teheran. Un'altra manifestazione indetta da studenti iraniani, in concomitanza con l'anniversario della rivoluzione islamica,si e' svolta in piazza della Repubblica. Slogan come 'morte al regime, morte ad Ahmadinejad', hanno guidato la manifestazione, accompagnata dalle foto dei dimostranti rimasti uccisi nei mesi scorsi in Iran.

Iran, Frattini: nuove sanzioni finanziarie, niente guerra

Si alla guerra delle sanzioni e non alla guerra delle armi

Condivido in pieno le dichiarazioni del ministro Frattini per quanto riguarda le sanzioni contro il regime dei mullah. Secondo me le sanzioni sono tra le migliori armi che la comunità internazionali disponga. La "guerra delle sanzioni" deve sostituire la guerra delle armi. Questa è la mia opinione. Il regime iraniano ha più paura delle sanzioni che di un eventuale attacco militare da parte della comunità internazionale. Le sanzioni colpiscono esclusivamente il regime e coloro che sostengono diversamente sono o al servizio del regime iraniano oppure sono delle persone incompetenti che dovrebbero stare zitti. Il regime dei mullah, attraverso il suo ministero d'informazione ha comunicato in via ufficiosa di"iniziare una campagna contro le sanzioni motivando tutto ciò all'inutilità di esse e alla loro dannosità contro la popolazione civile". Nelle direttive del regime si fa anche riferimento a quello che è stato fatto contro il regime di Saddam Hossein dove effettivamente la gente ha sofferto le sanzioni. Ma il caso iraniano è assai lontano dal caso iracheno. Nel caso nostro la parte che soffrirà esclusivamente queste sanzioni sara il regime dei mullah. Non bisogna dimenticare che il popolo iraniano è da 31 anni che è sottoposto alla più feroce e più disumana sanzione della storia dell'umanità:appunto "il regime dei mullah"! Ribadisco che per le mie informazioni attendibili, il regime dei mullah ha speso decine di milioni di dollari per sollecitare tali campagne "anti-sanzioni" che prevalentemente sono state iniziate e pubblicizzate da alcuni ambienti pseudo-sinistra!!!
Ribadisco ancora una volta che il regime iraniano teme estremamente qualsiasi forma di sanzioni e allo stesso tempo accoglierebbe volentieri qualsiasi tipo di guerra. Con la scusa delle sanzioni il regime dei mullah non può scatenare il suo terrorismo ma con la scusa della guerra o aggressione alla terra dell'Islam scatenerebbe una feroce campagna di terrore in tutto il mondo.
Allora si alla guerra delle sanzioni e non alla guerra delle armi
Davood Karimi
venerdì 12 febbraio
ROMA (Reuters) - Il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini ha chiesto oggi l'adozione di nuove sanzioni finanziarie e contro esponenti del "regime" iraniano, anche per evitare che a "qualcuno" venga la "tentazione di un attacco militare".

" E' il tempo di sanzioni effettive serie, condivise da tutta la comunità internazionali", ha detto il capo della Farnesina nel corso di un'intervista telefonica per la trasmissione "Mattino 5" di Canale 5.

"Sanzioni che non devono strangolare il popolo iraniano", ha aggiunto Frattini.

"Io vedo ad esempio delle sanzioni che toccano i movimenti finanziari. Vi sono delle società legate proprio ai Guardiani della Rivoluzione che fanno proprio triangolazioni finanziarie in molti paese del mondo. Colpiamo le transazioni bancarie".

Il ministro ha detto di ritenere anche che "sia il momento di pensare a delle sanzioni personali per quegli esponenti proprio delle Guardie della Rivoluzione o dello stesso regime che si sono macchiati di crimini gravissimi. Vi sono delle sanzioni che impedirebbero a queste persone di muoversi completamente fuori dal territorio iraniano".

"Queste misure colpirebbero il regime ma non colpirebbero il popolo. Credo però che tutti le dovrebbero condividere, è chiaro che altrimenti viene meno la nostra credibilità", ha detto Frattini.

"Non crediamo che abbiano già la bomba atomica ma certamente è una preoccupazione troppo grande per il mondo", ha detto ancora il capo della diplomazia italiana, citando il presidente Usa Barack Obama.

Per Frattini occorre "tranquillizzare Israele", che è spesso destinatario delle minacce del presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad. "Per farlo dobbiamo accelerare sulla strategia delle sanzioni con una delibera dell'Onu per evitare che a qualcuno venga la tentazione, penso a Israele, di un attacco militare, che sarebbe devastante..".

"Niente guerra all'Iran ma certamente sanzioni serie", ha concluso il ministro

giovedì 11 febbraio 2010

Casa Bianca condanna violenze in Iran



Gibbs, Teheran ha staccato spina a Google e altri media
11 febbraio, 21:48



Guarda la foto1 di 1 (ANSA) - WASHINGTON, 11 FEB - La Casa Bianca condanna ogni violenza in Iran ai danni di persone che rivendicano il loro diritto alla liberta' di espressione. Il portavoce Gibbs ha detto che l'Iran ha 'staccato la spina' a Google e ad altri media attuando 'un blocco totale dell'informazione' riguardo le manifestazioni di protesta avvenute in occasione dell'anniversario della repubblica islamica. Gibbs ha aggiunto che le azioni di Teheran hanno portato il mondo ad essere ancora piu' unito su come reagire.

MESSAGGIO DI SOLIDARIETA' DEL MINISTRO RONCHI PER MANIFESTAZIONE 11 FEBBRAIO



Ringrazio davvero di cuore il presidente dell'Associazione Donne democratiche iraniane per l’invito che mi ha rivolto a partecipare a questa manifestazione che punta a ricordare all’Occidente la drammatica repressione che da mesi si sta abbattendo sull’Iran. Una repressione che, purtroppo, sta salendo di tono e di intensità.

Voi sapete bene quanto vi sia vicino e quanto condivida la sofferenza e il coraggio di quei ragazzi che scendono in strada rivendicando il loro diritto al dissenso e alla libertà di espressione, in una parola il loro diritto alla democrazia. Sono mesi che ripetiamo, quasi ossessivamente, che l’Europa e l’Occidente non possono e non devono chiudere gli occhi davanti all’impegno estremo di chi resiste e mette in gioco la propria vita per chiedere libertà. Le vie della diplomazia sono lunghe e faticose ma io credo che qualcosa in queste ultime settimane si sia davvero iniziato a muovere, che la comunità internazionale abbia iniziato a esercitare la propria influenza sul regime iraniano e a pretendere il rispetto dei diritti umani. Ora bisogna continuare e insistere, trasformando in azione costante e concreta questa solidarietà e questa volontà di impegno comune. Ribadisco quanto detto in passato. Non esistono altre vie: soltanto attraverso una fortissima unità di intenti e attraverso un’azione diplomatica compatta si può riuscire a tenere alta la pressione sul regime iraniano. In questo senso il ruolo delle comunità iraniane nel mondo può essere decisivo nel sensibilizzare l’opinione pubblica internazionale e far comprendere all’esterno il dramma che anche in queste ore si sta consumando a Teheran.



Grazie a tutti voi. Vi sono vicino.

ROMA, PIAZZA MONTECITORIO, MANIFESTAZIONE DI SOLIDARIETA' CON IL POPOLO IRANIANO


Il famoso scultore iraniano, Reza Olia, membro del Consiglio Nazionale della Resistenza iraniana a fianco della sua ultima opera: Neda Agha Soltan

Azar karimi durante la lettura del suo messaggio in persiano rivolto ai giovani della rivolta iraniana

Un momento della manifestazione


In occasione dell'11 febbraio, anniversario della rivoluzione del 1979 e per la solidarietà con la grande rivolta del popolo iraniano, l'Unione delle associazioni iraniane residenti in Italia ha organizzato una grande manifestazione in piazza Montecitorio di fronte alla Camera, a cui hanno partecipato oltre ai numerosi cittadini iraniani e italiani anche molti deputati e personalità della politica italiana. Hanno partecipato Marco Casella,vicepresidente dell'International Young Democrat Union e Antonio De Napoli, presidente del Forum Nazionale dei Giovani italiani che in messaggi separati hanno espresso la loro solidarietà al popolo iraniano. A nome dell'associazione dei rifugiati politici iraniani residenti in Italia ringrazio tutti coloro che hanno aderito alla manifestazione di solidarietà di oggi e ribadisco ancora una volta che il popolo iraniano ha bisogno del sostegno politico internazionale per poter portare avanti trionfalmente la sua battaglia per la libertà e la democrazia in Iran.
Davood Karimi

IRAN: FARNESINA, TRE 'NO' A TEHERAN; NIENTE REPRESSIONE
(AGI) - Roma, 11 feb. - "No al diniego all'opposizione di dimostrare pacificamente; no alla repressione violenza sui civili; no alle interferenze negli affari interni iraniani". La Farnesina ha ribadito cosi' la "politica dei tre no" dell'Italia all'Iran. L'Italia, ha detto il portavoce Maurizio Massari nel corso di un briefing, "ritiene che sia nell'interesse delle autorita' iraniane mantenere un dialogo aperto con l'opposizione e di essere rispettati e non temuti dai propri cittadini".

mercoledì 10 febbraio 2010

IRAN, SINDACATI: PRESIDIO DAVANTI CONSOLATO CONTRO REPRESSIONE

by Omnimilano

"Nove condanne a morte allargano la già grande macchia di sangue gettata dal governo di Ahmadinejad sugli oppositori al suo regime. Già il 28 gennaio due giovani dissidenti erano stati impiccati. Alla violenza della repressione si accompagna l'evidente intento di diffondere terrore e sedare ogni protesta contro il regime. Si tratta di macabri avvertimenti per tutti coloro che sono pronti a scendere in piazza per la libertà e la democrazia in occasione dell'11 Febbraio, anniversario della rivoluzione iraniana. I Sindacati confederali lombardi rafforzano in questa occasione la denuncia delle violazioni dei diritti civili, sindacali e politici, delle donne, delle minoranze religiose". Così Cgil Cisl e Uil annunciano un presidio domani alle 14 di fronte al Consolato della Repubblica Islamica di Iran in piazza Duomo angolo Via Marconi. "Chiediamo che vengano cancellate le condanne a morte - sostengono i sindacati - e che vengano liberati gli oppositori del regime arrestati. Siamo a fianco dell'Iran che chiede diritti, rifiuta la dittatura, l'oscurantismo e il fondamentalismo. Anche il Governo italiano, l'Unione Europea e le Nazioni Unite devono intervenire con adeguate sanzioni perché il regime cessi la costante violazione della moratoria internazionale contro la pena di morte approvata dall'Onu".

L'ITALIA, AMICA DEL POPOLO IRANIANO

Dopo le coraggiose e ammirevoli dichiarazione del presidente Berlusconi in appoggio al popolo e all'opposizione iraniana, il regime medievale e terrorista dei mullah ha sguinzagliato interi branchi dei soui più selvaggi uomini contro la sede diplomatica di una nazione di cui il suo leggittimo presidente aveva avuto il coraggio di oltre passare sui propri interessi nazionali e soffermarsi sui diritti di un popolo che da trentanni vive sotto il più feroce regime clericale del mondo. Subito dopo le famose dichiarazioni del presidente Berlusconi le associazioni iraniane residenti in Italia hanno espresso la loro gratitudine e ammirazione verso l'Italia ringraziando il governo per il coraggio e la determinazione. Secondo me, in questo delicato momento che tutte le istituzioni e in particolar modo le forze armate sono a rischio del terrorismo iraniano, l'intera nazione si deve schierarsi a fianco del governo per lanciare un duro e forte messaggio all'indirizzo del regime iraniano. In questo momento non servono a nulla i meschini messaggi e dichiarazioni che scaricano la colpa sulle spalle del premier Berlusconi. L'unica colpa che si può attribuire al presidente Berlusconi è quella di aver avuto il coraggio di schierarsi a fianco del popolo iraniano e secondo me quale onore meglio di essere colpevoli di ciò? Il popolo iraniano non dimenticherà mai questo gesta della nazione Italia e lo ricorderà per sempre come una delle migliori pagine nella solidarietà internazionale quando le strade del paese avevano preso il colore del sangue dei giovani iraniani che gridavano "morte al dittatore","viva la libertà e la democrazia".
Naturalmente dalla reazione del regime fondamentalista e terrorista dei mullah a questa presa di posizione si può capire benissimo quale è stato effetto di queste dichiarazioni. Ecco perchè ha messo in moto la sua macchina terrorisstica e ha sguinzagliato i suoi Basiji contro la sede diplomatica italiana.
A nome del popolo iraniano, a nome di Neda, simbolo della resistenza e della rivolta iraniana, a nome delle mamme dei caduti e dei prigionieri politici che ininterrotamente si trovano di fronte al carcere di Evin chiedendo la liberazione dei propri cari, a nome 120.000 uomini e donne che hanno sacrificato la vita per la libertà e la democrazia desidero esprimere la nostra soldiarietà e vicinanza all'Italia e al suo presidente del Consiglio Silvio Berlusconi invitando tutti i partiti e le organizzazioni politiche e umanitarie a fare il cerchio attorno al governo e aal suo premier. Il terrorismo iraniano non conosce ne colore e ne sapore. Quando agisce brucia tutto.
Sottolineo ancora un'altra necessità che è quello di chiedere all'Unione Europea di allinearsi a fianco dell'Italia per dimostrare l'unità e coerenza ad uno dei suoi importanti membri che in questo momento è sottoposto al ricatto terroristico del regime illeggittimo dei mullah iraniani.
Naturalmente domani il popolo iraniano darà una giusta lezione al regime di Ahmadienjad e dimostrerà al mondo intero che questo regime è condannato a finire nel pattumiera della storia per cui prima se ne va meglio è per l'intera umanità.
Davood Karimi, presidente dell'Associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia

MOLES: L'attacco alla nostra ambasciata ricorda lo squadrismo hitleriano


10 febbraio 2010 ore 10:13
"L’attacco all’ambasciata italiana da parte delle milizie paramilitari del regime tirannico iraniano, che ricordano tanto lo squadrismo delle camicie brune di hitleriana memoria, e’ l’ennesima dimostrazione di quanto sia pericoloso e sprezzante questo Iran dittatoriale".

Lo ha affermato Giuseppe Moles, deputato del Pdl e componente della Commissione Affari Esteri della Camera dei Deputati, che ha osservato: "Nei giorni in cui Ahmadinejad se ne frega di tutto e di tutti e sprezzantemente da il via all’arricchimento dell’uranio a fini militari, i suoi sodali violenti ed armati attaccano l’ambasciata italiana; mi chiedo cosa possa ora commentare il Comandante Maximo D’Alema, che dopo aver sostenuto, addirittura come ministro degli esteri del Governo Prodi, che vi era ’diritto inalienabile al nucleare’ per l’Iran ora magari sosterra’ che la violenza contro la nostra ambasciata e’ colpa di Berlusconi.

Ancora una volta invece si assiste all’affermarsi della violenza di regime indirizzata questa volta contro un Paese che con il suo leader Berlusconi ha avuto al forza, l’orgoglio ed il coraggio di sostenere con risolutezza cio’ che e’ giusto e necessario dire e fare per scongiurare i rischi dettati dal fanatismo pazzoide del regime antidemocratico di Teheran".
Davood Karimi: condivido e sottoscrivo quanto ha affermato on. Giuseppe Moles

Iran: Ue, forte condanna attacco Italia

Europarlamento, Teheran garantisca sicurezza ambasciate
10 febbraio, 13:11


Guarda la foto1 di 1 (ANSA) - BRUXELLES, 10 FEB - L'Unione europea ''condanna fortemente l'attacco'' di ieri a Teheran contro l'ambasciata italiana.Lo ha detto il portavoce dell'Alto rappresentante della Politica estera europea, Catherine Ashton. E intanto il Parlamento europeo, che oggi ha approvato a larga maggioranza una risoluzione comune sulla situazione di diritti umani e sulla questione nucleare iraniana, ha chiesto alle autorita' di Teheran di garantire la sicurezza delle missioni diplomatiche

DOMANI A ROMA, DI FRONTE AL PALAZZO MONTECITORIO, MANIFESTAZIONE IN OCCASIONE DELL'ANNIVERSARIO DELLA RIVOLUZIONE


In occasione del 31° anniversario della rivoluzione del 1979 e in concomitanza delle manifetsazioni popolari di protesta contro il regime dei mullah, l'Unione delle associazioni iraniane in Italia organizza per domani una manifestazione di solidarietà con il popolo iraniano.
Orario: 14-16
luogo: Roma, la piazza di fronte alla Camera dei deputati

martedì 9 febbraio 2010

IRAN, ASSALTO ALL'AMBASCIATA ITALIANA, LA CONDANNA DELLA COMUNITA' IRANIANA IN ITALIA

Comunicato Stampa
In merito all'attacco contro l'ambasciata italiana a Teheran organizzato dal regime dei mullah, Associazione Rifugiati Politici Iraniani in Italia, Associazione Donne Democratiche Iraniane in Italia, Associazione Giovani Iraniani in Italia, desiderano esprimere solidarietà al governo Italiano, al presidente Berlusconi e al ministero Frattini, condannando fermamente le iniziative terroristiche contro l'Italia e le sue leggittime istituzioni.. Siamo solidali con il popolo italiano e con le sue istituzioni . Ribadiamo inoltre che il regime dei mullah attraversso la politica del ricatto cerca di chiudere qualsiasi voce di protesta interna ed internazionale. L'iniziativa di oggi è anche un'operazione di depistaggio dell'attenzione dell'opinione pubblico internazionale dalle manifestazioni di protesta contro il regime dei mullah e che sono in corso in tutto l'Iran. L'attacco di stamattina organizzato dal regime di Teheran necessità una forte collaborazione del mondo occidentale in particolare della Comunità Europea nell'intraprendere dure sanzioni generali contro tutto il regime dei mullah accompagnato da un forte sostegno al popolo iraniano.
Associazione donne democratiche iraniane
Associazione rifugiati politici iraniani
Associazione giovani iraniani in Italia

Davood Karimi, presidente Associazione Rifugiati Politici Iraniani residenti in Italia

RONCHI CONDANNA ASSALTO ALL'AMBASCIATA ITALIANA A TEHERAN

Iran/ Ronchi: Assalto ad ambasciata italiana è inaccettabile
Ma non ci faremo intimidire, è linea fermezza

Roma, 9 feb. (Apcom) - Per il ministro per le Politiche Europee, Andrea Ronchi, "l'assalto all'ambasciata italiana a Teheran è una azione gravissima e inaccettabile".

"Il governo italiano non si farà intimidire, non derogherà dalla linea della fermezza e continuerà a stare accanto a quei cittadini iraniani che, anche a costo della loro vita, scendono in strada per rivendicare il loro diritto alla libertà, alla democrazia e al rispetto dei diritti umani", conclude.

domenica 7 febbraio 2010

Iran, arrestate 7 persone per spionaggio


Lavoravano per «Radio Farda», emittente in lingua farsi finanziata dagli Stati Uniti
secondo l'accusa, avrebbero preso parte alle manifestazioni antigovernative di dicembre


MILANO - Le autorità iraniane hanno arrestato sette persone legate a «Radio Farda», emittente finanziata dagli Stati Uniti, con l’accusa di lavorare per i servizi di intelligence americani. Lo hanno riferito la radio di Stato iraniana e l’agenzia di stampa ufficiale Irna. Secondo Teheran, i sette arrestati sarebbero anche coinvolti nell’organizzazione delle violente manifestazioni antigovernative che hanno avuto luogo a Teheran lo scorso dicembre. Radio Farda è una emittente che trasmette in lingua farsi in Iran. Ha sedi anche a Praga, nella Repubblica Ceca, e a Washington. Teheran ha ripetutamente accusato gli Stati Uniti e i Paesi occidentali di aver fomentato le proteste antigovernative negli ultimi mesi.
Associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia condanna fermamente l'arresto di 7 corrispondenti della Radio Farda. Gli arresti di oggi fanno parte di una nuova campagna di terrore iniziata in vista delle prossime manifestazioni popolari che si terranno in occasione dell'anniversario della rivoluzione iraniana. L'obiettivo del regime dei mullah è quella di terrorizzare gli addetti alla stampa interni ed internazionali in modo che sia ridotta al minimom la copertura delle prossime manifetsazioni popolari contro il regime di Khamenei.
Davood Karimi

sabato 6 febbraio 2010

DUE GIORNI DI MANIFESTAZIONI DI FRONTE ALL'AMNESTY INTERNATIONAL E IL VATICANO

Intervento del signor Nouri, portavoce dell'Amnesty International alla manifestazione di ieri svolta davanti alla sede dell'Amnesty di Roma:
Amnesty International è impegnata in questi mesi nel chiedere la fine delle violazioni dei diritti umani in Iran. In questo periodo la repressione è forte e grave.
Ci sono ogni giorno iniziative e manifestazioni che vengono represse con la forza.
Ci sono impiccagioni nei confronti di persone che non hanno commesso alcun reato se non quello di esprimere il proprio dissenso,oppositori politici attivisti per i diritti umani, giornalisti,cittadini comuni,che hanno osato chiedere che fine aveva fatto il loro voto.
Amnesty International in questi giorni è impegnata a chiedere che le condanne a morte che rischiano di essere imminenti non vengano effettuate .
Come le due recenti impiccagioni definendole una cosa inaccettabile.
Quello della pena di morte insieme ad altri problemi come la tortura ,l’uso della forza durante le manifestazioni,l’uso dei Basiji come forze di polizia durante le manifestazioni, sono problemi molto, molto gravi su cui è bene che la comunità internazionale intervenga con maggiore decisione.
Per molto tempo il governo di Ahmadinejad è stato visto come una minaccia verso l’esterno, per la sua inaccettabile retorica contro lo stato di Israele, per la sua presunta minaccia nucleare.
Occorre rendersi conto che il governo di Ahmadinejad è una minaccia nei confronti del suo stesso popolo.
E questo è un problema estremamente grave.
Non si possono lasciare soli i ragazzi, le ragazze che con molto coraggio manifestano in Iran ogni giorno, e occorre da parte di Amnesty International e gli altri organismi per i diritti umani vigilare affinché le manifestazioni che sono previste per 11 febbraio siano manifestazioni che si svolgono in tranquillità senza l’intervento delle forze militari e che sia possibile per milioni di persone che vogliono esercitare un diritto fondamentale, che è il diritto di esprimere la propria opinione





CISL A FIANCO DEL POPOLO IRANIANO

IRAN: BONANNI, ITALIA CONDANNI REGIME E SI IMPEGNI PER SANZIONI

(ASCA) - Roma, 5 feb - ''L'Italia deve condannare senza mezzi termini il regime dittatoriale iraniano e deve impegnarsi perche' ci siano forti sanzioni a livello internazionale''.

E' quanto ha chiesto il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, intervenendo a una manifestazione di protesta indetta oggi da Cgil, Cisl e Uil davanti all'ambasciata iraniana.

''In Iran - ha sottolineato Bonanni - la situazione e' drammatica, non ci sono liberta' civili e sindacali, gli oppositori vengono arrestati e le proteste represse con numerose sentenze capitali. Noi - ha aggiunto - condanniamo con tutto il vigore questa situazione e speriamo che in Italia e in tutto il mondo si levi la protesta contro questo regime liberticida''.

Secondo Bonanni ''e' ora che la comunita' internazionale si renda conto che questo regime va fermato anche per quanto riguarda la minaccia dell'escalation nucleare. Chiediamo al governo italiano di stigmatizzare questi comportamenti e di impegnarsi perche' ci siano sanzioni a livello internazionale''.

Il leader della Cisl ha poi ricordato ''come ci siano aziende occidentali che forniscono tecnologie sofisticate anche in campo militare a Teheran e questo e' inquietante.

Serve percio' che tutti i paesi europei taglino i legami economici e commerciali con quel regime perche' alla lunga ci si ritorceranno contro''.

Per Bonanni ''l'Onu e tutti gli altri paesi devono muoversi come un sol uomo. A distanza di otto mesi dall'ultima protesta, noi siamo qui con Cgil e Uil che ringrazio, per reclamare liberta' per quel popolo e una ferma condanna per quel regime''.

venerdì 5 febbraio 2010

KHAMENEI HA ORDINATO LA COSTITUZIONE DELLA "COMMISSIONE DELLA MORTE"

NOTIZIA URGENTE
Secondo le attendibili informazioni giunte da Teheran, il capo supremo del regime dei mullah, Ayattolterrore Ali Khamanei, ha ordinato la costituzione della commissione della morte che organizzerà le interrogazioni, latortura, i processi e le condanne a morte dei detenuti arrestati durante le manifetsazioni di protesta. La "commissione della morte" è costituita da Sadegh larijani, fratello dello speaker del parlamento e attuale capo della forza giudiziaria, il mullah Reisi, vecchio membro della famosa commissione della morte costituita nel 1998 che ha emanato l'ordine della morte per 30 mila giovani donne e uomini, il giudice Salavati, Pir Abbasi, Ahmad Zargar e Jafari Dowlatabadi, attuale procuratore genereale di Teheran. Tale Commissione attualmente e insediato nel famigerato Braccio 209 del carcere di Evin dove sono detenuti tutte le persone arrestate durante le manifetsazioni di protesta.
Informiamo tutta la comunità internazionale sull'imminente realizzazione di un grande sterminio delle persone innocenti arrestate durante le manifestazioni di protesta e chiediamo alla comunità internazionale in particolare all'ONU e all'Unione Europea di alzare la guardia e di non scegliere la via del silenzio che equivale alla pura complicità nei crimini commessi dal regime dei mullah. Se, oggi, il regime dei mullah riuscisse a portare avanti, trionfalmente, i suoi piani criminali contro il popolo iraniano domani si accanisce con tanta violenza contro coloro che hanno avuto la voce di reagire ma hanno scelto la via del silenzio.
Il popolo iraniano, mai come oggi, ha bisogno della solidarietà internazionale.
Raccogliamoci attorno al popolo iraniano per garantire un futuro sicuro ad un mondo più sicuro.
Davood Karimi, presidente dell'asscociazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia

IMMINENTE ESECUZIONE DI 9 PRIGIONIERI POLITICI A TEHERAN

Notizia urgente:
Secondo le informazioni appena giunte da Teheran il regime dei mullah sta allestendo, nella piazza della rivoluzione di Teheran, un patibolo per impiccare 9 persone condannate a morte in seguito alle manifestazioni popolari post 12 giugno.
L'Associazione dei rifugiati politici iraniani condanna fermamente la nuova ondata di esecuzioni e chiede alle autorità italiane di rifiutare la politica della repressione e di attivarsi presso le Nazioni Unite per chiedere l'adozione di nuove misure sazionatorie contro il regime dei mullah. Il prezzo del silenzio di oggi si paga con la vita di altri innocenti iraniani che hanno avuto il coraggio di scendere in piazza e di chiedere la libertà e la democrazia.
Davood Karimi, presidente dell'associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia

IRAN: CASELLA (IYDU), PAESI DEMOCRATICI AIUTINO OPPOSIZIONE

(ANSA) - ROMA, 4 FEB - I governi dei paesi democratici
sostengano l'opposizione iraniana, come ha invitato a fare il
premier Silvio Berlusconi. E' questo l'appello di Marco Casella,
vicepresidente dell'International Young Democrat Union (Iydu),
cioe' l'Internazionale che raduna i movimenti giovanili di
centrodestra.
''In Iran in questi giorni - ricorda Casella - vengono
eseguite le condanne a morte contro gli oppositori al regime,
arrestati in seguito alle proteste di piazza per il contestato
esito elettorale dello scorso anno. La repressione del regime
poliziesco iraniano ha gia' fatto molte vittime innocenti
soprattutto tra i giovani e gli studenti. Ad oggi - sottolinea
il vicepresidente dell'Iydu - almeno altre nove persone si
trovano in attesa di esecuzione capitale, poiche' rei di aver
osato manifestare, liberamente, il proprio dissenso''.
''Percio' il network giovanile mondiale del centrodestra
l'International Young Democrat Union - afferma Casella - invita
tutti i governi democratici ad accogliere l'invito del capo del
Governo italiano, Silvio Berlusconi, quando egli stesso ha
ricordato: ''E' nostro dovere sostenere e aiutare
l'opposizione'' in Iran, osservando inoltre che Mahumud
Ahmadinejad non gode di un grande seguito popolare ma ''ha anzi
contro di se una forte opposizione''. (ANSA).
COM-IA
04-FEB-10 14:09 NNNN

IRAN: FARNESINA, DIFESA DIRITTI UMANI SENZA INGERENZE IN AFFARI INTERNI

05-02-10


(ASCA) - Roma, 5 feb - Condannare la violenza e gli atti di repressione, tutelare i diritti umani, sostenere le manifestazioni pacifiche dell'opposizione iraniana ma senza interferire negli affari interni della Repubblica Islamica di Teheran. Cosi' il portavoce della Farnesina Maurizio Massari ha chiarito la posizione dell'Italia nei confronti dell'Iran dopo l'intervento di Silvio Berlusconi alla Knesset.

Il presidente del Consiglio, criticato da Teheran per le sue dichiarazioni, ha infatti affermato che l'Italia intende sostenere l'opposizione iraniana. ''Bisogna circoscrivere e non avere fraintendimenti - ha precisato Massari nel corso del consueto briefing con la stampa -. L'assetto istituzionale e' un affare interno. Noi sosteniamo i diritti dell'opposizione, come facciamo con altri Paesi, a manifestare pacificamente le loro opinioni e le loro idee''.

Per Massari ''dobbiamo far sentire la nostra voce'' e condannare ''fortemente gli atti di violenza e di repressione in Iran, come altrove'', ha precisato ribadendo che ''la nostra condanna ogni volta che ci sono episodi di violenza contro civili sono accompagnate dalla sottolineatura che non intendiamo interferire negli affari interni iraniani ne' di altri Paesi. Ma i ''diritti umani sono un valore universale su cui dobbiamo esprimere la nostra opinione'', ha continuato.

Per quanto riguarda il programma nucleare la Farnesina ha precisato che il governo iraniano ''resta il nostro interlocutore''. Secondo Massari, le pressioni ''non hanno finalita' punitive'' ma seguono un doppio binario che punta ad indurre le autorita' iraniane a cooperare sul programma atomico.

Iran/ Ronchi: Non ci può essere dialogo, Ue non traccheggi


Ringrazio di cuore il signor ministro Ronchi per la sua limpida linea di solidarietà e di vicinanza col popolo iraniano che attraverso l'esplosione della sua rabbia trentennale ha riversato nelle strade iraniane una tzunami di rabbia e di sdegno verso un regime fondamentalista, terrorista e repressivo.
Grazie ancora e buon lavoro signor ministro Ronchi.
Davood Karimi

05 feb 2010
Guardie rivoluzione Teheran nella lista nera dell'Ue

postato 31 min fa da APCOM…
Roma, 5 feb. (Apcom) - Con l'Iran "non ci può essere dialogo" e le guardie rivoluzionarie vanno inserite nella lista nera dell'Ue perché "sono come le camicie brune di Hitler". Lo dice il ministro delle Politiche europee, Andrea Ronchi, presente con il premier Silvio Berlusconi all'incontro bilaterale con il governo israeliano.
"Finora - dice Ronchi - l'Europa ha traccheggiato. Tutti dicono di volere una politica estera europea ma poi si continua a tacere in spregio a migliaia di cittadini che lottano per la libertà, al fatto che il regime continua la sua corsa al nucleare e prosegue una orribile politica antisionista come quella che nel Novecento ha causato orrori in Europa".
"Mi sembra che l'Europa - conclude Ronchi - faccia finta di niente. Si gira dall'altra parte e non si rende conto che il suo silenzio rischia di essere una copertura e finisce per avallare certi atteggiamenti. Mi colpisce anche il silenzio di alcune organizzazioni musulmane. E poi mi piacerebbe cosa ne pensa il Pd, vorrei sapere se è in grado di prendere una posizione sulla black list. Non mi accontenterò di un comunicato"

LA REPLICA DEL MINISTRO FRATTINI ALLE AFFERMAZIONI DEL RAPPRESENTANTE DEI MULLAH.

Ringrazio la ferma replica del ministro degli esteri Franco Frattini che ribadisce e sottolinea l'integrità del paese al "solo servizio degli ideali" che naturalmente non sono compatibili con quegli dei mullah ecco perchè hanno tanto irritato il regime terroristico di Teheran che ha anche replicato ancora una volta attraverso la sua politica del terrorismo: appunto il nuovo attentato contro i soldati italiani in Afghanistan ha la pura DNA del regime di Teheran.
Davood Karimi

«Silvio 'servo di Israele'? Debolezza dell'Iran»
Frattini risponde dal nostro microfono agli insulti del regime di Ahmadinejad
Maria Gianniti ROMA 05/02/10 - 08:39
Teheran all'attacco del Governo italiano, per le dichiarazioni del premier durante il suo viaggio in Israele sulla Repubblica islamica e Gerusalemme. La radiotelevisione di Stato ha usato toni durissimi contro il presidente del Consiglio: "Berlusconi ha completato tutta la serie di servigi al padrone israeliano", si legge nel sito della sezione radiofonica in italiano. La replica del ministro degli Esteri Franco Frattini al Giornale Radio: "Noi siamo al servizio solo dei nostri ideali, questo è un segno di debolezza del regime iraniano".

mercoledì 3 febbraio 2010

BERLUSCONI: "E' ORA DI APPOGGIARE L'OPPOSIZIONE AL REGIME"

Associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia accoglie con grande entusiasmo le parole del presidente Berlusconi sulla necessità di appoggiare l'opposizione iraniana. E' un passo molto positivo nella politica italiana che allo stesso tempo riconosce i diritti del popolo iraniano per portare a termine un grande cambiamento del quadro politico attuale per ripristinare la libertà e la democrazia nel paese assicurando la sicurezza in tutto il mondo. Dopo le ultime dichiarazioni del Presidente Berlusconi è necessario che il governo italiano condanni fermamente la nuova ondata delle esecuzioni richiamando il suo ambasciatore dall'Iran come segno tangibile di protesta contro il regime illeggittimo di Ahmadinejad.
Associazione rifugiati politici iraniani ringrazia nuovamente il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e sottolinea la necessità di adottare, da parte dell'Unione Europea, una linea unica e ferma contro la politica di repressione, di terrorismo e della bomba atomica che sono tre fondamentali colonne su cui regge attuale sistema politico dittatoriale.
Signor Presidente!
Il popolo iraniano non dimenticherà mai coloro che nei momenti più bui della sua storia sono rimasti a suo fianco.
Roma, 3 febbraio 2010
Davood Karimi, presidente dell'associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia

martedì 2 febbraio 2010

"Ahmadinejad ricorda uomini nefasti"


Condivido pienamente le preoccupazioni del presidente Berlusconi e sottolineo la pericolosità del regime dei mullah nel caso che si dotasse della bomba atomica. Ahmadinejad è erede legittimo di Hitler e va affrontato esattamente come tale altrimenti saranno vani il sacrificio di milioni di persone che hanno dato la vita per la libertà e la democrazia nel mondo. Il mondo di oggi e in particolare l'occidente deve fare un tesoro suo per quanto riguarda le conseguenze della politica di accondiscendenza che ha portato il mondo ad affrontare una catastrofica guerra contro Hitler. L'occidente in primo passo deve adottare una serie di sanzioni generali contro il regime dei mullah e poi, parallelamente deve appoggiare il popolo iraniano a rimuovere definitivamente il nefasto regime della repubblica islamica iraniana con tutti i suoi componenti interni ed esterni. Altrimenti funzionerebbe come un tumore, se le radici non vanno tolte di nuovo il cancro cresce e la storia si ripete ancora! Coloro che si oppongono alle sanzioni contro il regime dei mullah fanno il gioco del regime. Qui devo sottolineare per ennesima volta che la peggior sanzione che il popolo iraniano abbia mai subito è quello del "nefasto" regime degli ayattollah. Il popolo iraniano sarà il grande vincitore delle prossime battaglie contro il regime di Ahmadinejad e sarà disposto orgogliosamente ad affrontare qualsiasi sanzione che venga adottata da parte dell'ONU e dell'Occidente.
A nome dell'associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia ringrazio il presidente Berlusconi per la sua determinazione e per aver chiamato Ahmadienjad come un uomo "nefasto"!
Davood Karimi, presidente dell'associazione rifugiati politici iraniani residenti in Ialia.



"Roma convinca Bruxelles a bandire i Pasdaran"
Berlusconi: "Sogno Israele in Europa"
"Lo Stato ebraico è ancora lontano dall’Europa"


Berlusconi contro il presidente
iraniano. Il ministro Frattini:
stop a investimenti a Teheran

GERUSALEMME
Silvio Berlusconi torna a garantire «tutto l’appoggio dell’Italia per l’iniziativa di pace in Medio Oriente». Al termine della firma degli accordi bilaterali Italia-Israele nel palazzo del Governo, il premier italiano ribadisce «la necessità di un accordo con la Palestina» di fronte al premier israeliano Benjamin Netanyahu. «Ho preparato già molti anni fa un Piano Marshall. Erice - rilancia - può essere usato come sede per i negoziati di pace».

«Il problema della sicurezza è fondamentale per Israele. Ora ancora di più perchè c’è uno Stato che prepara l’atomica per usarla contro qualcuno. È uno Stato che ha una guida che ricorda personaggi nefasti del passato». Lo ha detto il premier Silvio Berlusconi durante la firma degli accordi bilaterali tra Italia e Israele nel palazzo del Governo a Gerusalemme. Poi il premier parla di nucleare: «Farò di tutto affinchè non ci sia indifferenza: tutti gli stati del mondo devono considerare con attenzione» il rischio che l’Iran diventi una potenza nucleare.

L'Italia è «ferma» nel bloccare nuovi investimenti su gas e petrolio con l’Iran. Lo ha detto il ministro degli Esteri, Franco Frattini, in un’intervista a La7. «Non abbiamo segreti - ha spiegato - con i nostri amici israeliani, daremo loro tutti i dati del nostro interscambio con l’Iran. Ma siamo assolutamente fermi nel bloccare nuovi investimenti nei settori del gas e del petrolio e abbiamo già bloccato l’assicurazione Sace per chi investe in Iran».

«Già dal 2001 al 2008 - ha aggiunto il ministro - c’è stata una riduzione di oltre la metà degli interscambi, e nei primi sei mesi del 2009 un ulteriore abbattimento del 30%. Nel 2008 l’interscambio complessivo Italia-Iran è stato di oltre sei miliardi di euro. Siamo ampiamente sotto, meno della metà dell’interscambio tedesco». Frattini ha poi sottolineato che verso Teheran sono già state adottate misure «di assoluta correttezza e che gli amici israeliani apprezzeranno».E ancora: «Sanzioni all’Iran? Ne ho a lungo parlato nel mio ultimo viaggio in Usa. Il Consiglio di Sicurezza Onu sta preparando una bozza, che potrebbe essere in discussione a febbraio. L’Italia non è nel Consiglio, ma farà la sua parte».

Israele chiede all’Italia di fare leva sul rapporto privilegiato che ha con la Russia, per convincerla ad aderire al fronte internazionale che chiede un rafforzamento delle sanzioni contro l’Iran. A farsi portavoce della richiesta al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, al suo secondo giorno di visita a Gerusalemme, è stato il ministro degli Esteri israeliano Avigdor Lieberman, secondo quanto riferiscono i media dello Stato ebraico. Lieberman ha inoltre chiesto al premier italiano di fare pressioni su Mosca perchè non venda a Teheran missili antiaereo S-300. «L’Italia deve assumere un ruolo di guida nel promuovere una legislazione internazionale che fornisca ai Paesi democratici gli strumenti per combattere il terrorismo», ha affermato il capo della diplomazia dello Stato ebraico, annunciando che Israele invierà all’Italia una proposta sull’argomento. «Il diritto internazionale - ha spiegato Lieberman - è modellato sulle guerre che si combattono tra eserciti regolari, ma la situazione attuale è diversa e non mette in grado le democrazie di difendersi dal terrorismo in modo efficace».

IRAN, CITTA' DI LAR TRA FERRO E FUOCO, DURI SCONTRI TRA LA POLIZIA E LA GENTE


Secondo le ultime notizie appena giunte dall'Iran, i cittadini della città di Lar, della provincia di Fars, vicino a Shiraz, da stamattina sono in guerra con le forze di sicurezza e fino a quest'ora hanno dato il fuoco a molte banche e uffici statali attaccando con le mani vuote le guardie della rivoluzione. Il regime di Ahmadienjad per sedare la rivolta dei cittadini di Lar ha immediatamente mandato sul luogo il ministro degli interni, passdar Mostafa Najjar e il responsabile della commissione di sicurezza del parlamento dei mullah, il passdar Brujerdi. Secondo le mie informazioni, la gente ha portato in strade centrali numerose gomme delle macchine e le ha date fuoco. La città è immerso in una palla di fuoco e fumo.
Fino a quest'ora si contano numerosi feriti di cui alcuni si riversano in gravi condizioni. Il governo di Ahmadinejad ha mandato anche dei rinforzi per contrastare i rivoltosi e la città è piena di forze di sicurezza e di passdaran arrivati da altre città.
E' da due giorni che tutti i negozi sono chiusi per uno sciopero generale.
davood karimi

BERLUSCONI, SANZIONI FORTI CONTRO L'IRAN



(AGI) - Gerusalemme, 2 feb. - Silvio Berlusconi torna a ribadire la necessita' di "opporsi all'indifferenza" nei confronti del pericolo che sta portando l'Iran con la possibilita' di dotarsi di una arma atomica. "Spero - aggiunge il premier - che la comunita' internazionale sappia mettere in campo delle sanzioni forti". "Il problema della sicurezza in Israele e' fondamentale. Ora ancor di piu' perche' c'e' uno Stato che prepara l'atomica, uno Stato che ha una guida che ricorda personaggi nefasti del passato". E' quanto afferma Silvio Berlusconi prima della firma degli accordi del vertice tra Italia e Israele. "Il ruolo che l'Italia ha fin qui svolto e puo' svolgere e' molto chiaro - ha poi detto il premier al termine del vertice - Siamo sempre stati vicini al popolo di Israele. Siamo convinti della sua assoluta buona causa".
Berlusconi ricorda il piano Marshall per dare alla Cisgiordania un forte "stimolo economico" perche' "solo con il benessere c'e' la possibilita' di una pace duratura". Domani Berlusconi incontrera' i palestinesi e - dice - "saro' portatore della volonta' di Israele di riprendere i negoziati". Berlusconi propone nuovamente Erice come sede delle trattative. "Potete contare su di noi per dare una grande spinta alla pace", afferma il presidente del Consiglio. "Io da privato gia' molti anni fa ebbi a sostenere i negoziati. Bettino Craxi credeva nela possibilita' degli accordi", conclude il Cavaliere.

Iran: annunciate 9 impiccagioni per proteste contro il governo Iran: annunciate 9 impiccagioni per proteste contro il governo



Teheran, 2 feb. - (Adnkronos/Aki) - Saranno impiccati nei prossimi giorni nove dimostranti arrestati durante le proteste antigovernative scoppiate in Iran. Lo ha annunciato il vice capo della magistratura iraniana, l'hojjatoleslam Seyyed Ebrahim Raeisi, citato dall'agenzia d'informazione Fars. "Altre nove persone saranno presto giustiziate per aver partecipato ai recenti scontri avvenuti nel Paese", ha affermato Raeisi in visita a Qom. "(I condannati a morte, ndr) sono tutti legati a movimenti antirivoluzionari che avevano l'obiettivo di mettere a repentaglio la sicurezza dell'Iran", ha precisato il vice capo della magistratura.
Il leader dell'opposizione Mussavi: "Per il Paese c'è il rischio
di essere riportato a un dispotismo peggiore di quello prima della rivoluzione"
Iran, altri nove manifestanti
verranno impiccati

LA REPUBBLICA.IT

TEHERAN - Altre nove persone processate per le manifestazioni di protesta in Iran saranno impiccate, dopo le due giustiziate il 28 gennaio. Lo ha detto il vice capo della magistratura, Ebrahim Raissi, citato oggi dall'agenzia Fars. "Tutti i condannati - ha affermato Raissi - hanno legami con correnti anti-rivoluzionarie e hanno preso parte alla rivolta per rovesciare il sistema". Il leader dell'opposizione Mir Hossein Mussavi ha affermato che il Paese corre il pericolo di essere riportato "ad un dispotismo peggiore di quello di prima della rivoluzione", perché "il dispotismo esercitato in nome della religione è il peggiore possibile". Mussavi parla in un'intervista pubblicata dal suo sito, Kaleme, in occasione del 31/o anniversario della rivoluzione.

"Tutti i condannati - ha affermato Raissi - hanno legami con correnti anti-rivoluzionarie e hanno preso parte alla rivolta per rovesciare il sistema". Il 28 gennaio sono stati impiccati Mohammad Reza Ali-Zamani e Arash Rahmanpur, entrambi ventenni, riconosciuti colpevoli di essere 'Mohareb' ('nemici di Dio'), di aver fatto parte di un gruppo di opposizione monarchico e di avere pianificato attentati contro autorità dello Stato.

Raissi ha ribadito oggi che i due giustiziati erano stati arrestati nelle proteste di piazza degli ultimi mesi, cominciate dopo la rielezione alla presidenza di Mahmud Ahmadinejad del 12 giugno 2009. Secondo fonti dell'opposizione, invece, Ali-Zamani e Rahmanpur erano in carcere già da prime delle presidenziali e sarebbero stati impiccati per intimidire gli oppositori e convincerli a non scendere in piazza in manifestazioni previste nell'anniversario della rivoluzione, l'11 febbraio.

lunedì 1 febbraio 2010

IL SOSTEGNO DELL'UDC ALLA CAUSA IRANIANA PER LA LIBERTA' E LA DEMOCRAZIA


COMUNICATO STAMPA

IRAN: CASINI RICEVE GIOVANI E RIFUGIATI POLITICI IRANIANI
Ribadito sostegno Udc a iniziative per libertà e condanna a repressione

ROMA, 1 FEB – “Il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini ha ricevuto questa mattina il Presidente dell’associazione Giovani Iraniani in Italia, Azar Karimi, e il Presidente dell’Associazione Rifugiati Politici Iraniani in Italia, Davood Karimi, che hanno illustrato la situazione esistente nel paese e le iniziative che gli esuli intendono intraprendere, anche in Italia, in vista dell’11 febbraio, giorno in cui ricorrerà il 30° anniversario della rivoluzione iraniana. Nel corso dell’incontro è stato garantito il sostegno da parte dell’Udc alle iniziative volte ad affermare la democrazia e la libertà nel paese medio-orientale e ribadita la comune condanna verso le misure repressive adottate dal governo iraniano”. Lo afferma una nota del partito di Via Due Macelli.

 
AID : AGENZIA IRAN DEMOCRATICO