mercoledì 21 ottobre 2009

Iran, eseguite cinque condanne a morte



Soheila Ghadiri impiccata stamattina nel carcere di Evin
Corriere della Sera

Rimandata l'esecuzione del ventenne
Quattro uomini e una donna impiccati a Teheran. Safar Angooti resterà invece in prigione per altri 30 giorni

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MILANO – Cinque persone sono state impiccate di mattina presto nel carcere di Evin a Teheran: quattro uomini e una donna di 30 anni. È stata invece rimandata di un mese l'esecuzione di Safar Angooti, 20 anni, condannato a morte per un crimine commesso quando era minorenne. Lo hanno riferito fonti attendibili di Teheran agli attivisti di "Iran Human Rights". L'esecuzione di Angooti è stata rinviata, ma non annullata. Non è la prima, ma la terza volta. Pare che resterà in prigione per una trentina di giorni, in attesa di essere impiccato.

MINORI - La Convenzione Onu dei diritti dell’infanzia, di cui l'Iran è firmatario, proibisce di infliggere la pena di morte per crimini commessi prima dei 18 anni. L'Iran punisce però come adulti i bambini a partire dai 15 anni e le bambine dai 9 anni. Angooti è stato condannato a morte per l’omicidio di un rivale in amore, un ragazzo di nome Mehdi Rezaee, durante una rissa in strada all'età di 17 anni. Secondo il quotidiano iraniano Etemad, Safar vide Mehdi che parlava con una ragazza che piaceva anche a lui. Mehdi era in moto e si sarebbe diretto verso Safar, il quale avrebbe tirato fuori un coltello puntandolo contro il rivale. Safar ha ammesso di aver ucciso Mehdi nella rissa, ma non intenzionalmente. Anche l’impiccagione di un altro ragazzo di nome Behnoud Shoojaee era stata rimandata (cinque volte), ma poi è stata eseguita domenica 11 ottobre, il giorno dopo la Giornata internazionale contro la pena di morte: il ragazzo 21enne, accusato anche lui di aver commesso un omicidio a 17 anni (del quale si dichiarava innocente), è stato impiccato nella prigione di Evin. A condurre l’esecuzione è stata la famiglia della vittima, tirando via la botola su cui Behnoud stava in piedi dopo che la corda gli è stata messa al collo dal boia.

PRESSIONE - «L'attenzione internazionale ha senza dubbio contribuito al rinvio – dice Mahmood Amiry-Moghaddam portavoce di "Iran Human Rights" -. Dobbiamo ricordarci che Safar e molti altri minorenni in prigione restano a rischio di esecuzione. La comunità internazionale deve continuare a mantenere alta la pressione sulle autorità iraniane per eliminare in modo permanente la pena di morte contro tutti i minorenni». Delle cinque persone impiccate mercoledì 21 ottobre, è noto il nome della donna, Soheila Ghadiri, 30 anni, condannata tre anni fa per l'omicidio del figlio dopo 5 giorni dalla nascita. In tribunale, disse in propria difesa: «Sono fuggita di casa e a 16 anni mi sono sposata con il ragazzo che amavo. È morto in un incidente e ho cominciato a prostituirmi e ad assumere stupefacenti, diventandone dipendente. Ho contratto il virus dell’Hiv e l'epatite. Quando il mio bambino è nato, l’ho ucciso perché non volevo che subisse il mio stesso destino».

Viviana Mazza
21 ottobre 2009

 
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