domenica 9 agosto 2009

MANIFESTAZIONI DI SOLIDARIETA' CON ASHRAF IN 100 CITTA'



Nella foto un momento della cerimonia religiosa in suffraggio dei caduti dell'attacco delle forze speciali irachene contro il campo di Ashraf


Ieri sera in 100 citta' europea, americana, canadese e australiana in concomitanza con decimo giorno dello sciopero della fame intrapreso dai residenti del campo di Ashraf contro la disumana aggressione delle forze di sicurezza irachene, sono state celebrate serate di solidarieta' con le donne e gli uomini residenti in questo campo. Anche a Roma, i cittadini iraniani e italiani si sono raccolti di fronte alla Basilica di Santa Croce in Gerusalemme e hanno acceso delle candele in memoria dei caduti dell'attacco iracheno contro il campo disarmato e inerme di Ashraf dove sono stati massacrati 12 uomini e feriti in modo molto grave 350 donne e uomini alcuni dei quali con oltre 30 anni di passato di lotta contro il regime dei mullah. Durante la celebrazione ci ha raggiunto anche il parrocco della Basilica e ha celebrato una messa in soffraggio dei martiri. La messa e' durata piu' di un'ora alla quale hanno partecipato anche alcuni cittadini romani.
Come sappiamo l'attacco fu ordinato dal capo supremo del regime iraniano Ali Khamenei prima dell'insediamento di Ahmadinejad e poi eseguito dal suo suddito premier iracheno Nurial Maleki. Le intenzioni di Khamenei furono quelle di portare Ahmadinejad sulla poltrona del secondo mandato con una carta vincente e preziosa appunto la chiusura totale del campo e lo sterminio completo di tutti i Mojahedin del Popolo. Anche sul piano interno il regime di Teheran aveva organizzato una serie di manifestazioni denigratorie contro gli oppositori interni quali i collaboratori dell'ala Moussavi e Rafsanjani trasmettendo le confessioni estorte loro con l'uso di una feroce e disumana applicazione della tortura. La resistenza iraniana precedentemente aveva gia' messo in allarme tutto il mondo per questo rischio e aveva denunciato in diverse occasioni le intenzioni terroristiche iraniane. Ma purtroppo il mondo occidentale e' rimasto immobile e ha assistito impassibile a tutto questo disumano e medievale spettacolo. Comunque Ahmadinejad non e' arrivato, grazie alla resistenza dei ragazzi e delle ragazze di Ashraf e di tutto l'Iran ad un insediamento trionfale. Da una parte il campo di Ashraf e' rimasto tale e quale ma con alcune parti ferite ma guaribili e dall'altra parte all'interno dell'Iran la gente ha rifiutato e disapprovato interamente la trasmissione delle confessioni dei collaboratori di Moussavi. Lo stesso ex premier Moussavi in un comunicato urgente deplorando e disapprovando il comportamento disumano del regime, appellandosi ad un versetto del Corano, ha previsto per Ahmadinjead e Khamenei una immediata fine atroce e senza scampo.
Comunque chi ha visto le cerimonie di insediamento di Ahmadinejad ha potuto testimoniare la tristezza e l'isolazione e la desolazione con cui si sono celebrate i riti di protocollo. Completamente essente l'altra meta della testa del regime. Assenti Hashemi, Khatami, Moussavi e altri grandi ayattollah che compongono il grande puzzle della repubblica islamica. Secondo il protocollo ufficiale l'ex presidente della repubblica Khatami avrebbe dovuto consegnare nelle mani di Ahmadinejad il secondo mandato. Khatami e' stato sostituito dallo stesso leader Khamanei. Il che significa e spiega quanto sia stata povera la celebrazione delle elezioni e dell'insediamento stesso.
Durante le celebrazioni e' uscito fuori un particolare trucco tipico dei mullah iraniani che ancora una volta hanno preso nin giro l'intero mondo politico e diplomatico. Secondo la prassi clericale, i sudditi del leader, durante le cerimonie ufficiali e non, devono baciare le mani del leader in particolare durante celebrazioni di alto rango quali le presidenziali o le riccorrenze. Questa volta, invece, Ahmadinejad una volta preso in mano il suo mandato dalle mani di Khamenei non ha baciato la mano di lui ma invece ha baciato la sua spalla. Questo insolito comportamento studiato a tavolino, secondo le mie speciali e attendibili informazioni, raccolte dalle fonti interne, e' stato proposto dallo stesso leader. Le sue ragioni erano questi: dal momento che dopo le elezioni si era parlato molto degli imbrogli elettorali e della nomina di Ahmadinejad da parte del leader, esiste allora la necessita di scardinare queste voci e dimostrare al mondo che Ahmadinejad non e' uomo-bastone del leader bensi e' presidente eletto dal popolo, alimentando anche un grande dibattito sui mass media internazionali circa i dissensi tra i due dirottando momentaneamente le attenzioni internazionali verso questioni meno vitali. Ci fu cosi e il regime ci riusci molto bene. Ancora una volta il mondo accondiscendente ci e' cascato con la testa. Ci sono stati ore e ore di dibattiti radio televisivi su questo comportamento di Ahmadienjad. E' intanto grazie alla oblia del mondo occidentale, che sempre spera in un miracolo, che il regime dei mullah e' ripartito all'attacco portando una serie di persone innocenti di fronte ai tribunali rivoluzionari che sono i veri e propri centri di macellazione fisica e morale e il cuore giuridico della repressione iraniana.
A nome dell'associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia mi sento il dovere di esprimere il mio sdegno e il mio rammarico verso questo criminale comportamento nei confronti delle persone innocenti e inermi che sono essi stesse vittime della politica di accondiscendenza dei loro paesi di origine. Sono vittime della complicita dei loro paesi nell'applicazione disumana della repressione in Iran. Condanniano fermamente e chiediamo al mondo civile e in particolare alle istituzioni internazionali quali l'Onu di intervenire per liberare questi innocenti ostaggi stranieri arrestati con false accuse di spionaggio.
Concludo e ribadisco che il regime dei mullah va ancora una volta verso una netta chiusura e contrazione interna incrementando fortemente le sue pressioni sia sulla sua opposizione inetrna che esterna. Alcuni giorni fa Ahmadienjad in una riunione con i capi della Basiji ha detto testualmente che "dopo il mio insediamento appiccichero' le teste di tutti i capi dell'opposizione al soffitto"!!!
Quando un regime arriva a tal punto bisogna credere veramente a quanto dice costantemente la resistenza iraniana:" la metastasi e' arrivata a tutto il corpo in particolare al cervello". E' gia' iniziata la inesorabile fine del regime dei mullah.
Dobbiamo aspettare ancora altri sviluppi dolorosi e sanguinosi. Questa e' la dialettica di un regime sulla via di estinzione. Chi investe su questo regime assomiglia ad un uomo che intende portare a casa l'acqua del mare con un setaccio!!!
karimi davood, analista politico iraniano

 
AID : AGENZIA IRAN DEMOCRATICO