mercoledì 19 agosto 2009

LA TRAGEDIA DELLE VIOLENZE SESSUALI CONTRO I DETENUTI POLITICI IN IRAN


Nel video si vede le testimonianze raccolte da una ex detenuta, violentata ripetutamente nelle carceri iraniane


Nella foto: Atefe Rajabi di anni 16 violentata ripetutamente dal giudice religioso della città di Nekah e poi impiccata in pubblico dalle mani dello stesso giudice


Dopo le scandalose rivelazioni del candidato Karubi sulle sistematiche violenze sessuali applicate contro le donne e gli uomini arrestati durante le recenti manifestazioni di protesta in Iran, il Tgcom-Mondo ha riportato le testimonianze di una donna arrestata a 17 anni e violentata ripetutamente da un mullah.
Lo stesso Ayattolah Khomeini all'inizio delgli anni 80 aveva ordinato l'uso della violenza sessuale contro le ragazze vergini prima della fucilazione, altrimenti "sarebbero finite nel paradiso"! Allora per evitare che le ragazze vergini finiscano in paradiso, secondo la Fatwa di khoemini, bisognava sverginarle prima di passarle al boia.
La storia della violenza sessuale è una cosa già saputa e vecchia per gli addetti ai lavori come il sottoscritto, tanto che nei miei quasi trentanni di lavoro di informazione e di denuncia, presso i mass media e l'opinione pubblica, ne portavo le prove tanto dolorose anche per me che avrei dovuto raccontarle. Allora qui bisogna chiedere come mai in questi giorni ne parlano tanto, sia i giornali che gli stessi dirigenti del regime dei mullah tra cui il signor Karoubi? La spiegazione è questo che dopo l'ondata di arresti seguiti dalle recenti manifestazioni di protesta in Iran, i passdaran con l'autorizzazione del leader supremo Ali Khamenei hanno fatto, oltre ai soliti maltrattamenti e vari tipi di torture, anche un uso massiccio della violenza sessuale contro chiunque sia finita in carcere a prescindere dal sesso. Si parla addirittura che i dirigenti delle carceri ordinavano ai loro dipendenti, nel loro linguagio, di "mettere incinta" il prigioniero! Tutto ciò spiega il motivo dela denuncia fatta dal signor Karoubi. I responsabili penitenziari hano superato ogni limite e regola e hanno frantuato una tradizione che rigurdava esclusivamente i simpatizzanti delle organizzazioni politiche di opposizione quali Mojahedin del popolo e altre formazioni plitiche. Lo scandolo delle violenze sessuali è stato talmente grande e fuori misura che nemmeno gli ex dirigenti iraniani sono riusciti a tacere e a chiudere un occhio! Nonostante tutto cio apprezzo e ammiro il lavoro del signor Karoubi che con grande coraggio e maturità umana ha superato la linea rossa del regime e ha scoperchiato un tumore che affligge la società iraniana ormai da trentanni.
Al riguardo, in un precedente articolo avevo focalizzato l'attenzione del pubblico su due casi emblematici. Il primo riguarda la signorina Taraneh Mousavi, violentata ferocemente da un gruppo dei torturatori, di cui il corpo è stato dato alle fiamme per coprire e le violenze subite. Il secondo caso riguarda Mohsen Roholamini, figlio 20enne del consigliere del candidato Mohsen Rezaii, anche egli arrestato durante le manifestazioni e nonostante fosse il figlio di un alto componente del regime è stato brutalmente violentato e ucciso. Ci sono numerosi altri casi usciti recentemente sui mass media che hanno raccolto le testimonianze delle donne, ex prigioniere politiche, violentate costantemente per strapparle le confessioni. Un semplice sguardo alla Youtub conferma ciò che vi sto scrivendo.
A nome dell'Associazione rifugiati politici iraniani mi unisco alle rivelazioni del signor Karoubi chiedendo alle istituzioni e organismi internazionali, quali ONU e la Commissione per i diritti umani,alla Croce Rossa Internazionale, di inviare una commissione di indagine per raccogliere le testimonianze dirette delle persone in questione e di trascinare i responsabili delle violenze sessuali in un tribunale internazionale. Secondo noi tali comportamenti disumani rientrano nei parametri delle azioni commessi contro l'umanità e vanno perseguitate secondo le norme vigenti delle Nazioni Unite.

Karimi Davood,presidente dell'Associazione rifugiati politici iraniani in Italia
Qui sotto vi riporto le testimonianze di una signora violentata di cui il racconto è visibile sul Youtub:

fonte Tgcom-Mondo

Iran, "così il regime mi torturò"
Donna in video:"Arrestata e violentata"
Un regime spietato, crudele, che arresta persone senza un motivo e poi le tortura. Sarebbe questa la situazione in Iran, denunciata da diversi testimoni, soprattutto negli ultimi tempi dopo le proteste degli oppositori ad Ahmadinejad. In questo contesto di inserisce la vicenda di Katayoun Azarly, una giovane donna iraniana che in un video racconta quando, a 17 anni, fu arrestata senza motivo, torturata e poi violentata dai carcerieri.


Ecco il racconto della donna

Un giorno, mentre ero al lavoro, ho cercato di chiamare casa. Chiamavo spesso a casa perchè mia mamma aveva subito da poco un infarto e chiamavo per sapere se aveva bisogno di qualcosa. Quel giorno in particolare provai a chiamare parecchie volte ma nessuno dei miei parenti rispose, quello fu il giorno del mio arresto, in quel periodo avevo 17 anni, fui arrestata e portata in prigione, al Samenol Aeme Komite. Dopo un primo breve interrogatorio, fui bendata e trasferita in un luogo segreto. Il mio interrogatore fu Hadj Agha Safaei. Quello fu il mio primo incontro con lui. Tutto era così poco familiare per me. Non mi ero mai trovata in una situazione simile prima di allora. Colui che mi interrogava divenne anche il mio violentatore.

Voleva che io confessassi qualcosa che io non avevo fatto. Non avevo idea di cosa lui volesse sapere. Hadj Agha Safaei non mi credette. Fu così violento e umiliante. Una volta lui ordinò ad Hadj Khanoom, la donna presente a tutti gli interrogatori, di prendermi dal basso. Hadj Khanoom mi saltò saltò addosso immobilizzandomi a terra. Lui intanto si accese una sigaretta poi mi sollevò la camicia, e come se fossi un posacenere spense la sigaretta sul mio corpo, lo fece per tre volte. Può ancora vedere le cicatrici sul mio corpo. Lui venne di nuovo verso di me, tirò indietro i capelli e mi disse: "Ti ho fatto questi tre segni sul tuo bel seno cosicchè to non dimentichi mai". Dopo quell'incidente ho perso la mia stabilità emotiva e psicologica in prigione. A causa del mio stato psicologico rifiutai di mettermi la divisa da prigione e il cappello a causa dei miei continui crolli al sistema nervoso, quando avevo un attacco non volevo quei vestiti addosso.

Il giorno dopo mi portarono nuovamente al piano di sopra dove ebbi un altro incontro con il signore di prima. Cominciò nuovamente ad offendermi e umiliarmi, la Hadj Khannoon chiese se poteva frustare la mia schiena nuda ma non davanti a lui e che doveva lasciare la stanza e lui disse: " Vai avanti", allora lei disse che non sarebbe potuto andare in paradiso se avesse visto il corpo di una donna che non fosse legittimamente legata a lui. Così poi mi fece leggere il giuramento per sposarmi temporaneamente. Poi lui le ordinò di liberarmi le mani. Chiese alle guardie di lasciare la stanza. Una volta che furono andate via, mi ordinò di alzarmi in piedi. Era difficile per me alzarmi in quelle circostanze. Ero così debole, terrorizzata e umiliata. Mi alzai e lui disse: "Non sai perché devi alzarti?" Stavo in piedi dritta come un soldato Lui disse: "No non così. Voglio che tu stia in piedi in maniera sensuale". Mi creda non sapevo neanche cosa volesse dire stare in piedi in modo seducente.

Come fa una donna a stare in piedi in modo seducente? Non lo sapevo, non ero stata cresciuta in quel modo e mio padre era molto severo e conservatore. Non potevamo vedere quel tipo di film neppure durante il regime di Shah. Mi lasciò in quella posizione per un pò e continuò a guardarmi. È stato molto umiliante e tutto quello che desideravo era che mi uccidesse piuttosto che stare davanti a lui così. Mentre ripeteva i suoi insulti camminava di fronte a me. Mi colpì di nuovo e caddi, sentii il suo corpo pesante su di me, ero così stordita che la mia visione si offuscò, non ero neppure capace di distinguere ciò che mi stava intorno.

Fu allora che mi abbassò le vesti e mi violentò. Avevo una mano ferita e non potevo neppure difendermi, ma mi creda anche con una mano ferita lo graffiai così tante volte in faccia come un gatto o una tigre ferita. Poi provai a separarmi dal suo corpo con le mie gambe facendo così e poi colpì qualcosa di affilato col mio piede. Questa ferita è la testimonianza della colluttazione. Dopo quello mi spinse via prendendomi per i capelli e facendomi girare in tondo. Mi spinse sul letto, e con un oggetto artificiale infilato dentro me, non sapevo cosa fosse ma lo sentivo e fu così che mi violentò nuovamente.

 
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