domenica 16 agosto 2009

Appello per salvare le vite delle donne incarcerate nel famigerato carcere di Evin a Teheran


CATASTROFICHE CONDIZIONI IGIENO-SANITARIE IN CUI VIVONO LE DONNE DETENUTE IN IRAN

APPELLO ALLE ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI PER UN IMMEDIATO INTERVENTO UMANITARIO

Le donne prigioniere politiche nella cella 209 di Teheran, nel famigerato carcere di Evin sono tenute in condizioni disumane e sono sottoposte a varie forme di tortura fisica e psicologica. Le celle in questo reparto sono in sovraccarico di detenute dopo il trasferimento delle donne e delle ragazze arrestate nel corso della rivolta nazionale.
I torturatori dicono ai prigionieri che le trattano in modo tale da spaventare le altre donne che sono al di fuori del carcere, cosi da impedirle a scendere in piazza per protestare
Le celle non dispongono di un sistema di ventilazione e il cado estivo impedisce alle detenute di respirare e ciò provoca in loro mal di testa, nausea e problemi respiratori.
Dal momento che le donne detenute sono autorizzate ad utilizzare i servizi in modalità limitata, questa situazione le provoca dolori ai reni, alla vescica ed all’apparato digestivo.
Mahsa Naderi, 19 anni, una studentessa, sotto l’ordine di Said Sheikhani continua ancora a rimanere nella famigerata cella d’isolamento, nel braccio 209, pur avendo fatto fronte ad un processo.
A causa delle disumane condizioni igieniche carcerarie, la sig.na Naderi soffre di una molteplicità di problemi di saluti e viene privata di cure mediche.
Fatemeh Ziai, 52 anni, alla quale è stata diagnosticata la sclerosi multipla, è in condizioni critiche e nonostante siano passati 5 mesi non si hanno sue notizie.
Henchman Alavi,un torturatore del carcere, ha affermato che lei non riuscirà ad uscire viva dal carcere. I funzionari addetti agli interrogatori, membri del Ministero di Intelligence e di Sicurezza hanno impedito ai familiari di poterla venire a visitarla in carcere. Le altre prigioniere, tra cui Atefeh Nabavi, Azmoudeh, Babakhani e Shiva Nazar Ahari, si trovano nello stesso reparto. La situazione concernente la sig.ra Nazar Ahari è ancora ignota, nonostante siano passati 57 giorni dal suo arresto. La sua famiglia non è riuscita ad ottenere il permesso di visita e l’unica cosa che le è stata concessa è stata un'unica e breve telefonata.
Le donne, membro della commissione del Consiglio nazionale della Resistenza iraniana chiedono a tutti coloro che sono difensori dei diritti umani e delle organizzazioni sui diritti delle donne e le autorità di condannare l'ondata di arresti, nonché le deplorevoli condizioni delle prigioni iraniane ed invitano le Nazioni Unite ed il Commissariato speciale contro la violenza sulle donne ad inviare una delegazione per indagare ciò che avviene all’interno delle carceri iraniane.

Commissione delle donne del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana
15 agosto 2009

 
AID : AGENZIA IRAN DEMOCRATICO