venerdì 27 febbraio 2009

E LA STORIA CONTINUA: L'ITALIA ANCORA UNA VOLTA IN BALIA DEL REGIME DEI MULLAH



E'da un pò di tempo che per gli addetti ai lavori si notavano dei forti cambiamenti nelle parole del ministro degli esteri italiano: l'On. Frattini.
Oggi su tutti i mass media italiani si parlava della proposta italiana da porre all'attenzione degli americani. Nella proposta si prevede un forte riconoscimento del ruolo iraniano come grande potenza( leggilo terroristico)ed aprirgli la porta dell'Europa e del mondo civile onde lasciarlo pascolare indisturbato e piantare le moschee e le basi per l'espansione del fondamentalismo!
Signor Frattini se l'obiettivo è questo lei è spacciato come il più inesperto ministro degli esteri della storia repubblicana. Un tale tentativo fu fatto al tempo di D'Alema quando fu primo ministro e invitò in Italia il grande carnefice del popolo iraniano Khatami. Anche in quell'occasione D'Alema pensava di aver scoperto l'acqua calda. Invece al posto dell'acqua c'era l'acido solforico che bruciò le vite di migliaia di persone in Iraq e in Afghanistan. Basti vedere il numero dei soldati italiani uccisi dalle bombe dei mullah. Anche in quell'occasione gli americani, per non sporcarsi le mani e la reputazione hanno affidato al governo D'Alema il compito di domare il mostro dei mullah. E con quali risultati ottenuti? nessuno.
La bomba atomica è andata avanti indisturbata e le vite umane iraniane e straniere spezzate in Iran, in Iraq e in Afghanista e in altre parti.
Signor ministro prima di trattare con i mullah bisogna conoscere la loro natura morale e materiale.
Mi pare che anche questa volta gli americani desiderano raccogliere gli scherementi umani con le mani d'altrui.
Non si presti a questo gioco. Il finale è spaventoso. I mullah non si prestano a questi giochi,loro andranno avanti per la loro strada e costruiranno il prima possibile la bomba atomica islamica. Per loro il negoziato e le trattative sono dei monologhi per acquistare più tempo e allontanare lo spettro della guerra fino al giorno in cui costruiranno questa maledetta bomba islamica come vettore necessario per l'espansione del fondamentalismo islamico nel mondo.
Karimi Davood, analista politico iraniano

In basso trovate l'articolo pubblicato al riguardo da La Stampa.it
Iran, Hillary dà il via libera
alla missione di Frattini

L'incontro di ieri a Washington tra Frattini e Hillary Clinton
+ Obama ai marines: "La guerra in Iraq finirà il 31 agosto 2010"



Roma si candida come apripista alle nuove relazioni tra Washington e il Paese degli ayatollah
EMANUELE NOVAZIO
INVIATO A WASHINGTON
Via libera dell’amministrazione americana alla missione di Franco Frattini a Teheran. «Non ci sono obiezioni di principio, andrò entro marzo», annuncia il ministro degli Esteri dopo l’incontro con il segretario di Stato Hillary Clinton e l’inviato di Obama in Afghanistan, Richard Holbrooke. La visita sarà soprattutto una consultazione in vista della conferenza G8 sull’Afghanistan in programma a Trieste in giugno - nessun legame col dossier nucleare - alla quale il capo della nostra diplomazia ha invitato l’Iran. «Un Paese importante per la stabilizzazione della regione» - sottolinea - e per il quale l’appuntamento italiano è l’occasione per uscire dall’isolamento. L’invito non è ancora ufficiale, in attesa di consultare i Paesi arabi moderati alla conferenza su Gaza di Sharm, lunedì. Ma il via libera di Washington alla partecipazione iraniana (si tratta ora di «stabilirne il come»), e alla missione a Teheran di Frattini, è un viatico decisivo a un’iniziativa che - se avrà successo - potrebbe consentire all’Italia di svolgere un ruolo di apripista nelle relazioni fra la Repubblica islamica e la nuova amministrazione americana. Se - come il nostro governo auspica - a Trieste siederanno allo stesso tavolo Hillary Clinton e il ministro Manucher Mottaki, comincerà una nuova fase nei rapporti fra due Paesi che da oltre 30 anni sono sull’orlo dello scontro aperto.

Fermo restando che sul nucleare resta in piedi l’impianto attuale delle sanzioni, in mancanza di solide garanzie sugli obiettivi non militari del programma iraniano. Su questo punto la signora Clinton ha confermato a Frattini la linea del doppio binario: minaccia di sanzioni accompagnata da offerte di dialogo. L’iniziativa del ministro è importante - aldilà del suo obiettivo primario - anche per la posizione italiana nell’arena mondiale, e per il rilancio delle relazioni con l’amministrazione Usa dopo il ritiro di Bush: un presidente con il quale il nostro premier si intendeva spesso a colpi di pacche sulle spalle. Con l’arrivo di Obama le regole sono cambiate e - la nostra diplomazia ne è consapevole - bisogna riconquistarsi un ruolo sulla base dei fatti. Aldilà di riconoscimenti importanti ma rituali come quelli di ieri: «L’Italia è un partner affidabile, leader in tante importanti questioni», ha detto Hillary Clinton nella breve dichiarazione che ha preceduto l’incontro. «Confermiamo il nostro pieno impegno a una stretta collaborazione con gli Usa», ha risposto il nostro ministro. Se avrà successo, quello che Frattini definisce «un cambio di passo importante» di Washington con l’Iran sarà un «fatto» di peso, con importanti ricadute anche per chi ha iniziato «una nuova strategia». Nei suoi colloqui americani, Frattini ha parlato anche di Guantanamo: l’Italia è disponibile a valutare «seriamente» le richieste americane, che per il momento però non ci sono state: «Nessuna lista di nomi», da Washington.

 
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