giovedì 29 gennaio 2009

DECISIONE DELL'UE: LA CRONOLOGIA DI DUE FATWA, UNA RELIGIOSA L'ALTRA POLITICA


Il ritratto reale del più grande boia della storia dell'umanita e l'autore della fatwa contro i Mojahedin con cui nell'estate del 1987 sono stati massacrati più del 30.000 prigionieri politici di età compresa tra i 15 e 70 anni.Khomeini


Nella foto: Cimitero Khavaran nel sud di Teheran, un momento della commemorazione dei parenti del massacro dei prigionieri politici avvenuto nell'estate del 87


Nell'estate del 1987, Khomeini, il leader supremo del regime fanatico dei mullah, in una fatwa di pochissime righe ha ordinato il massacro e lo sterminio di 30.000 donne e uomini che passavane in varie carceri del paese il loro periodo di detenzione: chi un anno, chi trentanni e chi non ancora processato. In poche righe di questo disumano Fatwa khomeini ordinava ai suoi dirigenti di sottoporre ad una sola domanda tutti i detenuti politici presenti in tutte le carceri del paese: "ancora credi nella fede dei Mojahedin del popolo?". Chi rispondeva si veniva consegnato immediatamente al boia. In quel perriodo sono stati interrogati sommariamente tutti i prigionieri: età media dai 15 fino ai 70 anni. Con quelle poche righe sono stati massacrati e seppelliti nei fossi comuni più di trenta mila donne e uomini che avevano semplicemente confessato la loro fede politica. Pur passando la loro pena sono stati bersagli di una folle vendetta fanatica di cui ancora non sappiamo esattamente le sue dimensioni. Il regime dei mullah ha dichiarato questo episodio una " linea rossa". Chiunque si avvicini a indagare su questo genocidio viene bruttalmente eliminato oppure bruciato vivo come è successo in prenedenza con molti ricercatori e giornalisti. Il caso della giornalista irano-canadese Zahra Kazemi è emblematico. Il simbolo di questo genocidio è il cimitero Khavaran nel sud di Teheran dove i familiari delle vittime si recano a commemorare i loro cari anche se non sanno in quale parte del cimitero vi si trovino. Questo posto è il più grande fossa comune dove si calcola che ci siano almeno 10.000 corpi dei prigionieri politici uccisi in quel periodo.
Torniamo al secondo Fatwa che al contrario del primo non è stato rilasciato da Khomeini ma dall'Unione Europa con il quale si inserisce l'organizzazione di appartenenza di queste vittime nella lista delle organizzazioni terroritische autorizzando e convalidando il massacro e il genocidio del popolo iraniano da parte del regime teocratico dei mullah.
Nel 2002, in un vergognoso compromesso siglato sulla base dei trattati economici e barilli di petrolio tra i mullah iraniani e i responsabili dell'UE viene inserito il nome dell'Organizzazione dei Mojahedin nella lista nera delle organizzazioni terroristiche. Dopo questo vergognoso episodio , di cui i responsabili di allora e di oggi devono chiedere scusa al popolo iraniano dato che pochi giorni fa hanno scagionato i Mojahedin del popolo da qualsiasi accusa terroristica rimuovendola dalla lista nera, il regime dei mullah ha trovato la giustificazione internazionale( la Fatwa), per commettere qualsiasi azione criminoso contro i membri della resistenza iraniana. A qualsiasi protesta formale o informale dell'Europa e degli organismi internazionali dei diritti umani rispondevano che "già, questi criminali sono nella vostra lista nera" e "allora, noi adopriamo la legge contro i terroristi che sono sulla vostra lista nera", tappando la bocca di chiunque protesti contro questi crimini. Due Fatwa, uno religioso l'altro politico. Due pezzi complementari. Ma bisosgna sottolineare che questi due categorie di politici, uno dittatoriale e l'altro democratico occidentale, non avevano pensato ad una sola cosa: la volontà del popolo iraniano e la volontà delle coscienze libere dei paesi democratici di cui i loro governi erano diventati complici del regime fondamentalista dei mullah. Una coscienza libera, democratica, respondabile, reale disposta a rischiare pur confermare la ragione del diritto sulla ragione del real-politik. Questa parte dell'occidente che comprende una vasta gamma dei ceti sociali a partire dai senatori, parlamentari, giuristi, personalità politiche, giornalisti tutti insieme hanno soccorso la resistenza iraniana rischiando la loro reputazione politica e fisica. Loro hanno onestamente investito la loro fede nella legittimità della resistenza iraniana pagando anche prezzi carissimi nei termini di credibilità e di vita professionale. Non dobbiamo dimenticare chi con la penna, chi con la fimra e chi con le interrogazioni parlamentari e chi con un semplice augurio ci ha accompagnato lungo questo difficile cammino tortuoso durato 7 anni. Il popolo iraniano non dimenticherà mai coloro che nei momenti più tenebri della sua storia lo hanno sostenuto e aiutato ad alzarsi e riprendere il filo della vita e del diritto: diritto alla resistenza contro uno dei più terribili e feroci regimi della storia dell'umanità. Appunto il regime dei mullah di cui le sue fondamentali caratteristiche terroristiche sono ben noti a tutti.
In questa battaglia dobbiamo ringraziare particolarmente il conduttore radiofonico del programma Zapping, dott. Aldo Forbice, i senatori e deputati italiani che di recente sono stati fautori di due petizioni parlamentari e di una risoluzione della Commissione esteri della Camera dove hanno chiesto e ottenuto tra l'altro il riconoscimento del diritto del popolo iraniano ad un cambiamento democratico nonchè la rimozione del nome della resistenza iraniana dalla lista nera europea. Un particolare saluto a On. Guzzanti, Sen. Lucio Malan, On. Carlo Ciccioli, On. Eilzabetta Zamparutti, On. Jole Santelli, On. Beatrice Lorenzin, On. Sbai, On. Barbara Saltamartini, ecc... e naturalmente al sottosegretario agli esteri signora Stefania Craxi.
In questi 7 anni la resistenza iraniana con aiuto di numerosi avvocati, giuristi e personalità politiche di tutti gli schieramenti è riuscita a far valere il diritto della legittima resistenza contro uno dei più barbari regime della storia contemporanea sul ragion di mercato e di realpolitik. L'Europa ha dimostrato che esiste ancora la coscienza viva e attiva e che non condivide certe scelte della politica e in particolar modo non è al servizio della politica. In partioclar modo mi riferisco ai vari tribunali europei tra cui la Corte di giustizia che in diverse sentenze hanno riconosciuto il diritto di resistenza al popolo iraniano e hanno distrutto il muro accusatorio dell'Ue usato contro i Mojahedin ordinando la rimozione immediata e il risarcimento in parte delle spese sostenute dalla parte offesa.
Questa è una sentenza storica e senza precedenti che rimarrà per sempre nella storia giuridica di Europa come un documento di onore e di orgoglio e diventerà un argomento di spicco nell'insegnamento giuridico. La Corte di Giustizia ha evitato la realizzazione di una catastrofe umanitaria contro il popolo iraniano. La Corte ha ripristinato lo stato del diritto in Europa e ha ridato ai cittadini europei l'onore e l'orgoglio di vivere in un continente del diritto e di non solo realpolitik.

Oggi dei due Fatwa uno è morto. Mi auguro che anche l'altro si frantumi al più presto possibile sotto i duri colpi della rabbia del popolo oppresso e represso iraniano. Oggi i mullah non possono più giustificare i loro crimini sotto la Fatwa politica dell'UE. Grazie alla coscienza viva e umana dei giudici europei, a prescindere dalle loro considerazioni politiche, il Consiglio dei ministri dell'UE il giorno lunedi scorso è stato costretto a rimuovere, suo malgrado, il nome dei Mojahedin dalla lista nera firmando la fine di una ingiustizia e dichiarando la morte di una Fatwa e ripristinando la dignità e la gistizia in Europa.
Il merito di questa vittoria va particolarmente al nostro presidente Maryam Rajavi che in questi lunghi 7 anni ha sempre sostenuto la tesi secondo cui " laddove esiste una minima traccia della giustizia vinceremo noi" e ha sempre invitato noi iraniani a lavorare nei limiti di legge dei paesi ospitanti ma vivi, vivaci e convinti.
grazie presidente Rajavi
karimi davood, presidente dell'associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia

 
AID : AGENZIA IRAN DEMOCRATICO