sabato 1 novembre 2008

IRAN, I SEGRETI DELLA NUOVA BOMBA

L' agenzia internazionale per l' energia atomica: hanno le ricette, ma non possiedono ancora gli ingredienti
I dissidenti smascherano la riorganizzazione della struttura che deve sviluppare il programma militare

Gli esperti missilistici coreani studiano un' arma con oltre 2.000 chilometri di raggio d' azione

Corriere della sera.it
di Guido olimpio

Sono alcune dozzine. Si trattengono solo pochi giorni o restano per settimane. Una presenza che deve rimanere discreta. Per questo Teheran li ha affidati alla sorveglianza dei pasdaran, i guardiani onorati come il «sangue della rivoluzione». Stiamo parlando degli scienziati della Corea del Nord ingaggiati dall' Iran per sviluppare il programma missilistico, strettamente connesso a quello nucleare. È possibile che i tecnici lavorino alla realizzazione di un' ogiva atomica adattabile ai missili allo studio in Iran con l' aiuto di Pyongyang. Il regime comunista non riesce a sfamare la popolazione ma continua imperterrito nei suoi test missilistici nel Mar Giallo. Per rendere più efficace la ricerca e metterla al riparo da eventuali «sorprese», Teheran ha proceduto a una riorganizzazione delle sue strutture. Mosse che abbiamo ricostruito con l' aiuto dei Mujaheddin del popolo, movimento di opposizione ai mullah. Come primo atto, gli iraniani hanno spostato il ministero della Difesa in una nuova area (Via Langari, a nord della piazza No-Bonyad): una serie di palazzine sparpagliate su una vasta area invece che un unico grande edificio. Quindi il comandante dei pasdaran, Mohammed Alì Jafaari, ha assunto il pieno controllo del programma missilistico. Non solo le unità operative ma l' intero dispositivo di studio e ricerche deve fare capo ai guardiani. L' organizzazione per l' industria aerospaziale è stata affidata a Mohammed Farraj, alto ufficiale dei pasdaran, che ha subito spinto i suoi uomini ad accelerare i tempi. A Teheran sono inquieti. Le difficoltà tecniche - sia nel settore atomico che missilistico - stanno rallentando la tabella di marcia. A luglio sono state diffuse foto di una esercitazione con «nuovi» missili. Ma gli analisti occidentali hanno scoperto che le immagini erano state «taroccate» e che gli ordigni erano delle vecchie versioni dello Shehab. Il 17 agosto, sotto gli occhi del presidente Ahmadinejad, è stato lanciato un vettore che, secondo le autorità, trasportava un satellite civile. Il test, tuttavia, non è stato perfetto e per gli esperti occidentali il missile non sarebbe in grado di mettere in orbita il satellite. Anzi, secondo i Mujaheddin, si è trattato di una manovra con uno «Shehab». L' obiettivo è quello di produrre un' arma con un raggio d' azione che vada oltre i 2 mila chilometri. Le prove sono state condotte in una base nell' area di Semnan, un impianto che fa parte di un network piuttosto esteso. Il cuore è rappresentato dall' Organizzazione per l' industria aerospaziale che sovraintende al lavoro di almeno sette «gruppi». In base alle informazioni raccolte dagli oppositori la missione più importante è affidata alla società Hemmat. Usando lo schema del puzzle, gli iraniani hanno suddiviso la ricerca in diversi centri. «Khalor» si occupa dei lanciatori. «Ceraghi» del combustibile. «Rastegar» dei motori. «Karimi» della catena di lancio. «Varamini» del sistema di comando. «Movahed» dell' assemblaggio finale. Gli studi più «sensibili» - ci racconta Alireza Jafarzadeh mostrandoci delle foto satellitari - sono invece condotti all' impianto Nouri: qui, gli scienziati lavorano sulle testate in collaborazione con i loro colleghi di Mojdeh, sito legato al nucleare. In particolare è stato segnalato più volte Mehdi Fesharaky, responsabile della ricerca nel campo delle ogive atomiche. Per il timore di attacchi aerei una buona parte dei laboratori sono stati creati nel sottosuolo. Bunker e tunnel simili a quelli presenti in altre installazioni, a cominciare da quella di Mohaved. Quanti mostrano comprensione per la politica degli ayatollah osservano: l' Iran non vuole essere trattato come uno Stato «pariah», punta a un ruolo regionale importante, teme che le pressioni internazionali siano il preludio a una manovra per cambiare il regime. Gli accusatori - americani e israeliani in particolare - ritengono, invece, che Teheran rappresenti una seria minaccia e che la Bomba non sia più un miraggio. Timori condivisi, pur con mille distinguo, dall' Agenzia internazionale per l' energia atomica (Aiea). «Gli iraniani hanno il libro delle ricette ma non possiedono ancora gli ingredienti», ha affermato il 26 settembre il cauto direttore Mohammed El Baradei. E nel libro delle ricette sarebbero finiti i suggerimenti di un misterioso scienziato russo. Sembra che lo specialista abbia assistito gli iraniani in un complesso esperimento su come far esplodere un ordigno nucleare. Ma alla Bomba Teheran deve ancora arrivarci. Entro quando raggiungerà il punto di non ritorno? Le previsioni abbondano: 2009, secondo una relazione presentata al Parlamento israeliano; 2010-2015 per gli ispettori Aiea; 2011 per il Mossad israeliano e i servizi russi; 2013 per l' esperto americano David Kay; 2013-2015 secondo la stima dell' intelligence Usa. Alle valutazioni discordanti sul «cosa» vanno sommate quelle sul «fare». Si chiedono sanzioni aspre, si agita il bastone del raid e si cerca di trovare una formula negoziale. A chi denuncia l' inutilità della trattativa, si replica sostenendo come sia difficile ricorrere all' opzione militare. La Casa Bianca l' ha inserita nei suoi scenari, ma nelle ultime settimane sono apparse ricostruzioni di segno contrario. Bush, si racconta, avrebbe posto il veto a un possibile attacco israeliano. L' esperto statunitense David Albright - tra i migliori - ha sottolineato che un blitz non darebbe garanzie di successo pieno. Gli impianti nucleari sono dispersi, ben protetti e servirebbero incursioni su vasta scala. Fonti di intelligence a Washington, però, suggeriscono una variante: non serve distruggere, basta provocare una «contaminazione» dei siti. Scenari inquietanti che ne aprono altri, tutti segnati dall' incertezza. In attesa di decidere, gli attori giocano sporco. Teheran continua le sue attività clandestine, sostiene la sua longa manus libanese, l' Hezbollah, e gonfia i muscoli dei pasdaran. Gerusalemme mobilita il braccio strategico del Mossad, responsabile - si dice - di numerosi sabotaggi all' interno dell' Iran. Esplosioni inspiegabili, morti misteriose, apparati fuori uso che potrebbero essere la conseguenza di colpi di mano segreti. E Washington? Si affida alle parole, aspettando che arrivi un nuovo inquilino alla Casa Bianca. Guido Olimpio

Olimpio Guido

 
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