lunedì 8 settembre 2008

Usa e Israele pronti a bombardare l'Iran

IL TEMPO.IT
08.09.2008
SOLO UNA RIVOLTA INTERNA PUO' SALVARE TEHERAN

Di Aldo Forbice

Ormai tutti ne sono convinti: l'Iran sarà presto bombardato. Non è chiaro se con missili o bombe convenzionali (o nucleari) sganciate da aerei. La differenza fra gli "analisti" di politica iraniana e i nostri commentatori è sulla data, e se saranno gli americani o gli israeliani a prendere l'iniziativa.


O entrambi. Ma qui giocano molti fattori. Intanto ci limitiamo a far notare che, finalmente, europei, americani e israeliani hanno preso coscienza che il regime iraniano è deciso ad andare avanti sul programma nucleare di Khamenei e Ahmadinejad, che ha poco da spartire con l'uso civile di questa energia. Il presidente-dittatore non perde occasione per ribadire che le tre serie di sanzioni economiche e finanziarie decise dall'Onu non hanno danneggiato molto Teheran. Anzi il regime islamico ha trovato il modo di aggirare l'embargo facendo provviste di grano dal nemico storico...gli Usa. Verranno acquistato 1,8 milioni di tonnellate di cereali dal Grande Satana, un paese con cui non ci sono rapporti diplomatici da 30 anni.
I media iraniani non hanno parlato di questo accordo perché Ahmadinejad, che aveva promesso sussidi agli agricoltori (600 miliardi di rial) e la nascita di qualche migliaio di cooperative (ne erano previste 1113, ma ne sono nate 95) ha imposto una rigida censura. Ora però l'attenzione è concentrata sul prossimo attacco aereo, previsto tra il 5 novembre e il 19 gennaio 2009. Date calcolate in base alle elezioni Usa, che avranno luogo a novembre e al cambio della guardia ufficiale alla Casa Bianca. Quasi sicuramente ad essere colpite saranno la centrale di Isfahan, l'impianto di Natanz (dove sono concentrate migliaia di centrifughe per l'arricchimento dell'uranio), il centro di produzione di plutonio di Arak, ma anche altri impianti sotterranei (uno vicino a Teheran).
Chi agirà per primo? Le diplomazie sono al lavoro. È certo che gli israeliani si stanno preparando (hanno già attuato una esercitazione attorno a Creta nel giugno scorso: l'isola non è stata scelta a caso: si trova a 1500 chilometri da Israele, la stessa distanza che separa lo stato ebraico dal territorio iraniano) e, per il momento, vengono "frenati" da Bush, alle prese con la campagna elettorale. Ma i tempi sono vicini per l'ora X. Se l'attacco non dovesse riuscire sarebbe inevitabile una reazione missilistica contro Israele e le basi americane nel Golfo Persico. Ma, d'altra parte, Gerusalemme, polemizzando anche col nostro ministro degli Esteri, ha definito "una catastrofe" se Ahmadinejad riuscirà a vincere la scommessa dell'arma atomica.
Per il momento ci sembra tiepida l'iniziativa dell'Ue, mentre l'Onu prepara nuove sanzioni economiche contro Teheran. Ma lo Stato fondamentalista non sembra preoccuparsene. C'è solo da augurarsi che la popolazione e la resistenza iraniana facciano sentire la loro protesta contro un regime sanguinario (220 impiccagioni dall'inizio del 2008). È l'unica speranza per prevenire una nuova catastrofe.

 
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