sabato 7 giugno 2008

NUOVE FOTO DELLA CONFERENZA STAMPA DELLA RESISTENZA IRANIANA E UN INTERESSANTE ARTICOLO DI ALDO FORBICE SUL LIBERAL


Nella Foto: On.Forlani, Scultore iraniano Reza Olia, Presidente dell'Helsinki Watch dott. Antonio Stango, Avv. Mario Lana e Il rappresentante in Italia del Consiglio Nazionale della resistenza iraniana Abolghassem Rezaii

Il pubblico presente in sala della conferenza stampa insieme al presidente Selva e Aldo Forbice

Dott. Aldo Forbice insieme a me e dott. Ardalan

Le foto in alto dimostrano alcuni momenti della conferenza stampa organizzata a Roma in Hotel Adriano dalla resistenza iraniana contro la presenza di Ahmadinejad in Italia
Qui sotto vi riporto un interessante articolo scritto dal Dott. Aldo Forbice in occasione dell'arrivo del passdar Ahmadinejad in Italia per partecipare ai lavori della FAO


Dal Liberal del 3 giugno 2008
L'AFFAIRE DI AHMADINEJAD
Il "diavolo " non entrerà in Vaticano. Infatti, la richiesta di Mahmoud Ahmadinejad di incontrare il Papa Benedetto XVI è stata diplomaticamente respinta. Per quel "no" deciso sono state sacrificate le richieste degli altri capi di Stato che volevano essere ricevuti dal Pontefice in occasione del vertice sull'alimentazione che si apre oggi alla Fao. E dire che l'ambasciata iraniana a Roma si era mobilitata con ogni mezzo perché il presidente della Repubblica islamica entrasse in Vaticano e all'università La Sapienza. Sì, il capo del regime iraniano aveva chiesto di poter parlare non solo alla Fao, ma anche all'università, così come era avvenuto quando, in occasione del suo intervento all'Onu, Ahmadinejad aveva, tra contestazioni fragorose, potuto parlare alla Columbia University di New York illustrando le linee guida della "rivoluzione islamica iraniana " senza ignorare la questione rovente del nucleare.

Per il rettore de La Sapienza, Renato Guarini, non è stato difficile motivare l'impossibilità di ospitare il discusso presidente iraniano per evidenti ragioni di ordine pubblico. Non sarebbe stato, infatti, opportuno ricevere il dittatore di Teheran a pochi giorni dagli scontri tra estremisti di destra e di sinistra, senza dimenticare la contestazione di qualche mese fa di un gruppo di docenti (e di studenti) alla programmata visita del Papa che sarebbe dovuta avvenire proprio a La Sapienza: una visita che, come si ricorderà, fu stata annullata per volontà del Pontefice preoccupato di evitare incidenti. Più difficile per la diplomazia vaticana è motivare il "no" alla richiesta iraniana. Innanzitutto i tempi stretti non potevano certo favorire la soluzione del problema. Era stata persino escogitata l'idea di organizzare un'udienza collettiva con 8 o10 capi di Stato presenti a Roma per la conferenza Fao propirio per stemperare gli effetti di un colloquio a due tra il Papa e il dittatore iraniano. Ma è stato proprio quest'ultimo a non gradire una soluzione di ripiego e allora Benedetto XVI ha fatto cadere la richiesta iraniana.

Non può non sorprendere l'insistenza di Teheran, soprattutto se si tiene presente la campagna di repressione in corso del regime contro i cristiani convertiti. Una persecuzione, del resto, non nuova contro tutte le confessioni religiose diverse dall'Islam . Sin dal 1979, cioè all'epoca della rivoluzione khomeinista, l'ayatollah Khomeini decise la chiusura delle scuole cattoliche stabilendo che, nell'arco di un mese, tutti i sacerdoti e le suore cattoliche dovevano abbandonare l'Iran. Ora il Parlamento iraniano dovrà decidere l'applicazione della pena capitale per chi si converte ad altre religioni. Attualmente la pena di morte non è prevista, anche se le sentenze di morte vengono decise dai tribunali islamici mascherate da altri reati (il più frequente è quello di spionaggio a favore di Israele e/o degli Usa e di sovversione). Le ondate di arresti stanno colpendo pesantemente la comunità Bahai 'i (i cui dirigenti vengono accusati di sovversione contro lo Stato) che rappresenta la più importante minoranza religiosa dell'Iran con oltre 300mila fedeli. Almeno 200 militanti Bahai 'i sono stati impiccati, mentre diverse centinaia si trovano rinchiusi in carcere dove subiscono orribili torture per costringerli a riconvertirsi nella fede musulmana. Diverse migliaia di cittadini di questa confessione sono totalmente privi di ogni diritto civile.

Gli studenti non possono iscriversi all'università se non si dichiarano "islamici". Nel 1994 un dirigente di questo movimento religioso, Mehdi Dibaj, è stato assassinato dopo avere scontato una condanna di nove anni di carcere duro. La sua "colpa" ? Si era rifiutato di riconvertirsi alla religione islamica. Molti anni di carcere sono stati comminati a fedeli Bahai'i solo perché insegnavano il catechismo ai loro figli. Dall'inizio di maggio la persecuzione si è estesa a tutti coloro che abbandonano l'Islam per il cristianesimo. Solo due settimane fa nel Sud dell'Iran due coppie sono state fermate dalla polizia religiosa islamica all'aeroporto di Shiraz . I quattro (Homayon Shokohie Gholamzadek e sua moglie Farina Nazemiyan Pur; Amir Hussein Bab Anari e sua moglie Fatemeh Shenasa) sono stati sottoposti a molte ore di interrogatorio sulla loro fede cristiana e gli uominisono stati rinchiusi in carcere. Arresti e perquisizioni sono avvenuti in diverse abitazioni, come quelle di Hamid Allaedin Hussein e dei suoi tre figli e quelle di Mahmoud Matin.

La repressione cerca di frenare il fenomeno delle conversioni, frequente soprattutto tra i giovani . E comunque per combattere tutti quei gruppi religiosi derivati dall'islamismo sciita (come il culto Bahai'i che avrebbe, secondo il regime di Teheran, "stretti collegamenti" con Israele e dei cristiani delle cosiddette "chiese domestiche". Tutto questo mentre quel libertario di Mahmoud Ahmadinejad teorizza «l'estrema libertà dei culti religiosi» che esisterebbe in Iran.
Peccato che la realtà di quel Paese di antiche tradizioni culturali sia totalmente diversa da come viene descritta. Anche per queste ragioni e, più in generale,per il rispetto dei diritti umani in Iran (cento giovani si trovano in attesa dell'impiccagione per reati commessi quando erano minorenni), per la condanna della repressione degli omosessuali (quattromila giustiziati negli ultimi 30 anni), per protestare contro l'ostinata negazione della Shoa e il ripetuto invito a «cancellare lo Stato di Israele dalla carta geografica», ripetuto anche ieri, e per i rischi del programma nucleare che sta inseguendo il regime fondamentalista di Teheran, è necessario reagire con forza. Per questi motivi diverse forze politiche, la comunità ebraica, la resistenza iraniana e numerose organizzazioni sociali hanno promosso una manifestazione davanti alla sede della Fao. Crediamo che sia giusto sostenere tutte le iniziative che si propongono di lottare per la libertà e per la democrazia in Iran, sostenendo la resistenza iraniana .
Aldo Forbice

 
AID : AGENZIA IRAN DEMOCRATICO