martedì 18 marzo 2008

INFORMAZIONE CULTURALE: LA “FUGA” DI BACH NELLE MANI DEL GRANDE PIANISTA RAMIN BAHRAMI


Nella foto: Ramin Bahrami di cui il padre è stato torturato e ucciso nel famigerato carcere di Evin.
Martedì 18 marzo 2008
Monfalcone (GO), c/o Teatro Comunale

Il grande pianista iraniano Ramin Bahrami al Comunale di Monfalcone interpreta “L’arte della fuga” di Johann Sebastian Bach. Nato a Teheran nel 1976, nel tragico clima del conflitto tra Iran e Iraq, Ramin Bahrami è oggi una giovane ma riconosciuta stella del pianoforte il cui nome è indelebilmente legato alle interpretazioni di Johann Sebastian Bach. Appena adolescente Ramin è costretto a fuggire dal suo paese e trova in ITALIA la sua seconda patria: a Milano Bahrami si diploma con Piero Rattalino, che ne riconosce lo splendido talento, e successivamente si perfeziona all’Accademia Pianistica “Incontri col Maestro” di Imola. Studia poi, tra gli altri, anche con e András Schiff, Robert Levin e in particolare con Rosalyn Tureck, pianista che lo stesso Bahrami definisce “la voce di Bach” e che lega il suo nome agli studi, alle interpretazioni e alla diffusione delle opere del grande genio bachiano.
L’artista inizia la sua intensa attività concertistica poco più che ventenne, e il successo ottenuto al suo debutto al Teatro Bellini di Catania è tale che gli viene conferita la cittadinanza onoraria. Negli anni seguenti numerose sono le sue esibizioni presso le maggiori istituzioni e i più importanti festival musicali italiani e tedeschi.Il nome di Bahrami e le sue sublimi interpretazioni si identificano con l’opera di Johann Sebastian Bach (tanto da far guadagnare al pianista l’importante appellativo di “nuovo Glenn Gould”): un pianismo “preciso, logico ma anche febbrile” (A. Foletto) definisce lo stile delle magistrali interpretazioni di Bahrami, immortalate dalla Decca nelle incisioni delleVariazioni Goldberg (2004), delle 7 Partite (2005), e nella sua nuova registrazione de L’arte della fuga di Bach.
Ed è proprio quest’ultimo capolavoro l’oggetto del programma del concerto monfalconese: L’Arte della fuga è un’opera immensa dalla storia controversa. La data di essa non è nota, così come non sono specificati l’organico né l’uso cui l’opera è destinata. Tuttavia, al di là delle possibili ipotesi, ciò che più rende universale questo capolavoro è la sublime tecnica della composizione, la vitalità delle forme e dei colori musicali, l’intensità della sua espressione: L’arte della fuga è un’opera “infinita”, che non si lascia afferrare e scava verso l’intimo, l’essenziale.
Una riflessione: sono molto onorato e contento che un rifugiato politico iraniano abbia avuto un grande successo e visibilità. E' un onore per la nostra comunità e per la dissidenza iraniana. Vorrei che un giorno, il nostro Ramin, dedichi un suo concerto, in memoria del padre, caduto sotto la tortura del regime di Ahmadinejad, al popolo iraniano e alla comunità dissidente che risiede in Italia. Ramin appartiene alla nostra comunità e al nostro popolo che lo ha prestato provvisoriamente nelle mani dei grandi maestri contemporanei. Sicuramente, l'Iran democratico di domani pretenderà la resituzione sua e delle sue opere alla terra dove il padre di Ramin ha sacrificato la sua vità per il bene della nazione e dei suoi cari. Se oggi noi qui in Italia e nel mondo civile possiamo godere dei privilegi in campo del diritto di asilo politico è anche merito del padre di Ramin.

Colgo occasione per augurare un felice capodanno persiano al nostro pianista Ramin Bahrami sperando che le prossime festività di capodanno portino lui e la sua orchestra nella grande piazza della libertà di Teheran, dove Ramin sicuramente dedicherà la sua prima opera al padre e ai padri di tutti i ragazzi e ragazze che nelle sue condizione e età infantile sono state private dagli affetti e amori paterni e materni.
In questo momento ci troviamo all'alba del cambiamento desiderato e a poco avremmo anche i raggi della libertà e della democrazia che illuminerà tutto il popolo iraiano a prescindere dalla razza, dalla religione, dal colore della pelle e dalla etnia.
Viva il ricordo di tutti coloro che come padre di Ramin hanno sacrificato la loro vita per la libertà e la democrazia in Iran
karimi davood

 
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